Il gruppo si consolida e cresce di due preziosi elementi, con l'arrivo di Maghella e GianniSV66.
Eccoci qui davanti al cinema Reposi, all'uscita dai film The Canal e A second chance.
Affiatati, simpatici, un po' matti, e in fondo anche piuttosto carini. Le risate irrefrenabili, gli sguardi di complicità divertita ed ironica che ci siamo scambiati questa sera Rober Tornhill, Maghella, Gianni66Sv ed io in sala durante la visione dell'imprescindibile, folle, indolentemente geniale SE SEI VIVO SPARA di Giulio Questi, rimane uno dei momenti più divertenti ed esilaranti di tutto il festival.
Ma dell'estroso e sin troppo dimenticato regista, presente in questi giorni al festival, mi dilungherò probabilmente domani dopo la visione di Arcana, una vera e propria chicca.
VOTO ****
Oggi è il giorno di Bruno Dumont e di P'TIT QUINQUIN che, come già fatto la scorsa primavera alla Quinzaine di Cannes, sbaraglia ogni rassegna ed ogni concorrente con la sua straordinaria assurda indagine su inquitanti omicidi che insanguinano le coste francesi attorno al Passo di Calais.
Una narrazione televisiva che dilata i tempi non nuoce ad un prodotto insolito innanzi tutto per il regista, ma anche per la Tv stessa, per il suo pubblico. Un' esperimento innovativo e straordinario che dimostra come la televisone, almeno per una volta, possa contrastare il cinema e persino superarlo in termini di qualità. Ho visto il film a Cannes, e vi ripropongo ciò che ne pensai qui.
VOTO *****
MERCURIALES è il secondo lungometraggio di fiction del regista ed attore Virgil Vernier, e prende il titolo dal nome di due grattacieli che sorgono alle porte di Parigi, oltre la Defense, dove il cuore della città lascia il posto alla banlieue. Due immense torri sedi di uffici, banche ed un grande centro commerciale, nel quale viene assunto nel servizio sicurezza un giovane di colore, e dove due ragazze ventenni ed avvenenti, una francese ed un moldava, si conoscono mentre svolgono i loro lavoretti temporanei nei locali commerciali del centro, diventando presto amiche intime.
La macchina segue i sogni, le vicissitudini, i problemi, la voglia di socializzazione delle due e di alcuni altri personaggi di contorno.
La banlieue e le sue problematiche, il degrado, la lotta per riuscire a vivere senza problemi, lo sfruttamento del corpo, della propria avvenenza per raggiungere il successo e vivere sulla cresta.
Tutti argomento ampiamente trattati in altre numerose occasioni. Tuttavia Mercuriales, che si perde qua e là sbilanciando le storie e trascurando alcuni dei personaggi che tira in mezzo, è un film schietto e interessante che merita una visione.
VOTO ***
WHAT WE DO IN THE SHADOWS è uno spasso neozelandese che non passerà inosservato. Strutturato come un (falso) mockumentary, soluzione narrativa rinnegata o quanto meno trascurata nel prosegui della vicenda, il film immagina una lunga intervista nella casa di quattro vampiri, alleatisi dalla notte dei tempi per sopravvivere con la loro diversità eterna ma problematica, ad una umanità debole ma che li batte come numerosità ed invadenza. Presenta gli abitanti della casa il più loquace, vanitoso e presenzialista, che ha circa 165 anni, mentre seguono un vampiro sadico e trasformista di oltre 200, uno buffo amante dei vestiti in pelle, mentre il più vecchio, di oltre 8 mila anni, che ha le sembianze impresentabili e mostruose del vampiro di Murnau (o di Marylin Manson con i denti più aguzzi), giace quasi sempre dentro una bara di marmo per il carattere inconciliabile dovuto anche all'età avanzata.
I quattro succhiasangue ci raccontano la vita di tutti i giorni (anzi notti), la collaborazione di una umana amica alla quale han promesso l'eternità, ma ci documentano pure la vampirizzazione di un quinto elemento, che li aiuterà a modernizzarsi, a conoscere internet ed i social network, i mezzi di comunicazione più avanzati utili per gli incontri mangerecci a loro indispensabili.
Un vero spasso questo filmino, soprattutto per gli amanti del genere.
VOTO ***
Per quanto riguarda la proiezione stampa, con questa mattina si sono concluse le proiezioni di tutti i 15 film del Concorso. Una rassegna che, soprattutto quest'anno, ho trovato globalmente un po' sottotono rispetto alle edizioni precedenti. Ma alcuni buoni film non sono mancati e qui di seguito provo ad elencarvi i miei pronostici, frutto come sempre di valutazioni del tutto personali e discutibili. Previsioni che qui a Torino più che altrove, è sempre molto complesso azzeccare, anche se un paio di anni orsono ci riuscii, fortuna del principiante, con il bel film Shell.
-MIGLIOR FILM: VIOLET, di Bas Devos;
-PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA: FELIX & MEIRA di Maxime Giroux;
-PREMIO ALLA MIGLIOR ATTRICE: HADAS YARON per Felix & Meira
-PREMIO AL MIGLIOR ATTORE: HARRY LLOYD per Bad Significant Things;
-PREMIO MIGLIOR SCENEGGIATURA: THE KINGS SURRENDER di Philipp Leinemann;
-PREMIO DEL PUBBLICO: WHAT WE DO IN THE SHADOWS di Jemaine Clement e Taika Waititi.
Attendiamo il verdetto ufficiale, sicuri di venir disattesi.
La giornata prosegue veloce con un horror britannico che ci lascia mediamente soddisfatti: THE CANAL, storia per nulla nuova di una casa infestata dai fantasmi risalenti ad un omicidio efferato compiuto ad inizi '900. Un archivista appassionato di cinema si trova per caso di fronte ai filmati d'epoca inerenti l'omicidio avvenuto nella sua casa. Un delitto di gelosia che fece scalpore e che le prime rudimentali cineprese ripresero e documentarono per la polizia dell'epoca.
Turbato l'uomo scopre che la bella moglie lo tradisce e inizia pure per lui un percorso di autodistruzione che avrà come prima tragica tappa il ritrovamento in un canale poco distante del corpo annegato della bella consorte.
Tutto visto e rivisto, vero, ma il film ha dalla sua una ottima capacità di attrarre lo spettatore distinguendosi con riprese affascinanti che alternano finti filmati d'epoca in stile espressionista, agli efferati omicidi che vivono dapprima solo nella mente, poi anche nella realtà insanguinata del nostro allucinato protagonista.
VOTO ***
THE BETTER ANGELS racconta, con uno stile che apertamente cita il gran regista Malick, essendo stato l'autore di questo, A. J. Eswards un suo stretto collaboratore, l'infanzia tragica, povera, ma orgogliosa e formativa di Abramo Lincoln. Una vita nei boschi a coltivare la terra e spingere l'aratro, tra sofferenze per la perdita dell'adorata madre, la fortuna di trovarne una seconda in un angelo dolce e bello del focolare domestico che vorrà bene a lui ed ai suoi fratelli allo stesso modo della vera genitrice.
Povertà, miseria, ma anche rigore da un padre intransigente che tuttavia cresce la sua famiglia nei rispetto dei valori dell'onesta e della giustizia che saranno certo indispensabili per l'avventura di vita di uno dei più importanti presidenti degli Stati Uniti, colui che pose fine alla schiavitù battendosi per ogni integrazione e tolleranza.
Un film che brilla ed affascina per il suo bianco e nero che rende ancor più fredda ed inospitale, ma anche affascinante e poetica una foresta che dà asilo, ma confina e mette in pericolo una famiglia di onesti e sfortunati lavoratori, decimata dalle malattie e dalla fame.
Jason Clarke nel ruolo muscolare del padre severo ma onesto offre una interpretazione indimenticabile che ricorda, per fisicità e temperamento, certi personaggi resi da Marlon Brando.
Una eterea Diane Kruger è la matrigna-fata che accoglie i figli del suo secondo matrimonio con un amore esclusivo ed inedito che lascia commossi (“Se anche tu non potrai amarmi come la tua vera mamma, sappi che io ti amerò ugualmente con la stessa intensità” rivela la donna al giovane futuro presidente).
La voce rauca ed anziana del narratore, l'ultimo parente che vide in vita il presidente, accompagna e scandisce tutto il film con una pacatezza quasi rassegnata ma anche rasserenante, tipica del cinema stilisticamente inconfondibile del maestro Terrence Malick.
VOTO ****
PALE MOON, ovvero “una bancaria ladra per amore, per trovare la felicità”. Una concitata caduta nel baratro di una impiegata di banca quarantenne che, in crisi col marito, uomo in carriera troppo impegnato per starle vicino, cede alle lusinghe di un ventenne capriccioso nipote di uno dei suoi più facoltosi clienti, portandola alla rovina economica e sentimentale.
Un film all'insegna del motto “dare è meglio che ricevere”, che viene utilizzato dalla protagonista per commettere truffe sempre più ardite ai danni della sua clientela affezionata per finanziare i capricci del suo amante sempre più esigente.
Un film che se da un lato procede con un certo ritmo, alternando delicatezza alla freddezza e all'aridità di una cospirazione dove soldi e benessere materiale cozzano con l'educazione insolitamente cattolica che la nostra protagonista, giapponese, ha ricevuto sin dall'infanzia, imparando a donare al prossimo prodigandosi per il bene altrui, dall'altro poi si perde in un finale sin troppo prolungato di quasi una mezz'ora, che finisce per compromettere quel clima magari non di suspence, ma almeno di attesa incalzante nella soluzione di una vicenda contorta che rischia di far annegare la nostra impiegata scaltra ed ingenua allo stesso tempo.
VOTO ***1/2
Tra i film della giornata non si può non citare il buon western teso e crepuscolare che segna il ritorno alla regia del grande Tommy Lee Jones, anche interprete e protagonista assieme alla tenace, malinconica Hilary Swank. Visto pure a lui in periodo “cannese”, e recensito per l'occasione. Per chi volesse documentarsi o saperne di più, consiglio di visionare anche
VOTO ****
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