Sono contenta di ritornare alla rubrica “attori di carattere” con Stefano Fregni, perché lui è decisamente un attore con molto carattere.
Questo è un post speciale. Non solo un post, ma anche una intervista esclusiva, alla quale è seguita una piacevole chiacchierata sfociata poi in una bella conoscenza.
Un conto è fare delle domande e ricevere delle risposte, altro è poter parlare guardandosi negli occhi e poter approfondire curiosità, trovare conferme a intuizioni.
Ho sempre notato Stefano Fregni nei suoi ruoli in televisione, in alcune serie televisive ben riuscite. Mi ha colpito per la sua autenticità, per il suo modo diretto di arrivare allo spettatore anche con semplici battute. La mia stima nei suoi confronti è aumentata a dismisura scoprendolo come protagonista in un “piccolo” film horror di Giorgio Amato, “Extreme-Circuito chiuso” del 2012, dove interpreta un serial killer che rapisce e violenta giovani donne.
Nel lungometraggio di Amato, Fregni riesce ad essere “normalmente crudele”, con una interpretazione agghiacciante e senza filtri, in cui l'attore si mette a nudo e trova dentro di sé tutto il necessario per poter costruire il personaggio.
Per essere così onesti nell'interpretazione c'è la necessità di un costatante lavoro su sé stessi, oltre che sul personaggio e la sua storia. Questa è stata una “piccola” rivelazione fattami da Fregni, che mi ha aperto gli occhi sul metodo di lavoro che lui adotta. Non solo lo studio sul personaggio e sul copione, quindi, ma anche e soprattutto una ricerca interiore... sempre, “anche ora mentre sto parlando con te”-mi dice Stefano- “c'è sempre la necessità di comprendere parti profonde di noi, che poi vengono fuori nel momento della recitazione”.
Recitare non è fingere di essere, ma piuttosto giocare ad essere qualcuno. “Per me continua ad essere il lavoro più bello del mondo”, aggiunge Stefano con un sorriso, e vi posso garantire che la luce che aveva negli occhi in quel momento non lasciava dubbi sulla veridicità dell'affermazione.
Questa generosità permette a Stefano Fregni di poter passare da parti impegnative a piccoli ruoli senza perdere di intensità; caratteristica che ho sempre apprezzato e notato, anche e soprattutto quando si trova accanto ad attori di spicco. Stessa intensità quindi unita ad una facilità nel cambiare aspetto e fisionomia. Stefano ha una corporatura importante, un viso che può essere da buono o da cattivo, basta una pettinatura diversa o una camminata particolare e subito diventa tutti i personaggi che vuole: ruoli drammatici, ma anche più leggeri e comici, e la speranza di fare in futuro un bel film western all'italiana.
Aperto a qualsiasi tipo di esperienza nel suo campo (chissà, forse un giorno dietro la macchina da presa?, mi chiedo), l'attore bolognese gira molto l'Italia e l'Europa, lavorando con registi di indubbia fama (Paolo Sorrentino ne “La grande bellezza") o con giovanissimi registi esordienti.
La carriera di Stefano Fregni inizia ad essere di lunga data e molto ricca (anche di riconoscimenti e premi). Ci racconta qualcosa in questa piccola intervista che sono riuscita a fargli... ma soltanto con le mie chiacchiere ho scoperto il vero segreto dell'attore bolognese, che spiffero senza ritegno: una passione sconsiderata per la cucina, come arte e come vano di casa.
Stefano è un ottimo cuoco che ama cucinare per gli amici, oppure improvvisa cene con quel che trova nel frigo- “... anche quella del cucinare è una forma di arte, di mettersi alla prova, di creare, interpretare... e non c'è cosa più divertente che condividere con gli amici il momento della preparazione delle pietanze”.
Ovviamente su questo ci siamo trovati immediatamente d'accordo e mi sono offerta volontaria per qualsiasi tipo di “rappresentazione” che vorrà fare nelle mie vicinanze..
Ringrazio Stefano per essersi dimostrato tanto gentile nel volermi incontrare (e dare spago) per la nostra chiacchierata. Lo ringrazio per la disponibilità e la generosità con la quale si è concesso alla mia piccola intervista.
Iniziamo proprio con l'abc: come hai cominciato la tua carriera di attore? È stata una cosa casuale o voluta?
Cominciare una carriera come attore in una città come Bologna è difficile?
I primi passi li ho mossi nella scuola media di Canale d'Agordo (il paese natale di Albino Luciani, Giovanni Paolo I) in provincia di Belluno, sulle Dolomiti dove ho trascorso l'infanzia (Falcade).
Solo all'università ho poi ripreso un po' per gioco e per capire se quello che intuivo era solo frutto di una fantasia o di un profondo sentire; in quegli anni ho avuto modo di fare teatro, cortometraggi ed esperienze come comparsa in film cinematografici dove cercavo di assorbire il più possibile per tutto ciò che riguardava la "macchina cinema" e il set.
Bologna è una bellissima città e molto cinematografica e interpretare il mio primo ruolo da protagonista (Amore Liquido) nella mia città è stato un bel regalo del destino.
La decisione più importante, nonostante avessi lavorato anche in pubblicità e nella lirica come mimo, è stata quella di non tergiversare ulteriormente e trasferirmi a Roma con il mio "vespone".
Il mio primo lavoro importante è stato con Gilberto Squizzato che l'anno dopo mi ha richiamato per un ruolo scritto proprio pensando a me.
Il tuo volto è diventato molto popolare grazie alla televisione: “Distretto di polizia”, “Un posto al sole”, “L'ispettore Coliandro”...le serie televisive più note, ma anche con film per la tv ben riusciti come "Faccia d'angelo" o "Karol, un Papa rimasto uomo". Pensi che la televisione possa essere sempre un buon trampolino di lancio per arrivare ad avere ruoli più importanti nel cinema?
Credo che la popolarità sia molto utile per lavorare ovunque, ma non credo che sia sinonimo di qualità. Quando un progetto è pensato, realizzato e distribuito bene che sia teatrale, televisivo o cinematografico non fa molta differenza se dai sempre il 150%!!!
C'è il "pericolo" (o la paura) di fare sempre le solite cose in tv? Di non riuscire a crescere?
Non ho mai avuto questo problema, mai perdere entusiasmo, curiosità e stimolo è un rischio sia quando non si lavora sia quando non si varia, sia quando si esagera, un po' come nell'alimentazione.
La propria crescita professionale e artistica è avvantaggiata dalle sfide che hai l'opportunità di affrontare, però non è detto che questo faccia migliorare la tua carriera o ti dia popolarità: sono cose diverse.
Hai però lavorato anche su grandi set per film importanti, "La grande bellezza" di Sorrentino. Hai un ricordo particolare da raccontare su quel film? Mi hanno detto che era un set blindatissimo e molto "difficile".
Essere scelti da Paolo Sorrentino che al provino ti fa i complimenti e dice: "se tutti gli attori fossero bravi come te, il mio ruolo di dirigerli forse non avrebbe più lo stesso senso" e conoscere Mario Martone che il giorno delle riprese ti viene presentato da Paolo Sorrentino per complimentarsi con te per la scena, ti sembra un sogno che si realizza e speri che sia un buon viatico per lavorare assieme in futuro su ruoli più importanti, vedremo.
Io ho una vera passione per il genere horror, hai avuto una piccola parte anche ne"La terza madre" di Dario Argento. Che emozione ti ha dato lavorare a contatto con un mito come Argento?
E' stato bello avere come partner della scena Asia Argento, mi piacerebbe molto collaborare ad un suo progetto da regista.
Nel 2009 è uscito "Amore liquido" di Marco Luca Cattaneo. Film che ti ha dato molte soddisfazioni, per il quale hai ricevuto anche dei premi: al Milano International Film Festival come miglior recitazione maschile e al Salento International Film Festival sempre come miglior attore maschile. Questo è stato il tuo primo ruolo come protagonista? E' stata una svolta per la tua carriera?
E' stato il mio primo ruolo da protagonista e sono stato scelto dal regista con provino su parte un anno prima dell'inizio delle riprese e durante l'anno abbiamo avuto modo di confrontarci sul personaggio e di costruirlo un po' insieme, un bel lavoro che sarebbe bello poter fare sempre.E' stato molto importante per la mia crescita artistica e professionale e mi ha reso ancor più consapevole sia come attore che come co-produttore.
Confesso che la mia stima nei tuoi confronti è centuplicata dopo averti visto in "Circuito chiuso"-2012 di Giorgio Amato. Protagonista e in un ruolo da cattivissimo. Hai avuto momenti di disagio a interpretare un serial killer tanto spietato?
Circuito Chiuso è il mio secondo film da protagonista ed è stata una sfida davvero impegnativa. Trovare il modo di rappresentare la banalità del male senza sensazionalizzarla credo fosse la sfida del film che Giorgio ha vinto a pieni voti a mio parere. Bravi anche i Manetti Bros. insieme a Luciano Martino a dare la possibilità a Giorgio di realizzare la sua opera prima, coraggiosa perché non ammiccante e di ovvia fruizione.
Trovarmi nei panni del carnefice mi ha dato l'occasione di entrare in contatto con parti di me con le quali ho dovuto confrontarmi per avere la libertà e la forza di raccontare certe azioni di un personaggio non cattivo ma che fa cose cattive. Un altro importante tassello della mia crescita artistica e professionale.
Ho un debole per il cinema italiano, per il cinema italiano indipendente o comunque più "lontano" dai soliti canali privilegiati di produzioni e distribuzioni. Secondo te in Italia è possibile che un certo cinema possa emergere?
Io credo che dovrebbe emergere ma non ha le stesse possibilità delle produzioni più spinte economicamente e politicamente (parlo di politica culturale). E' comunque importante e vitale che esista e venga sostenuto, anche con il cosiddetto crowdfunding, per raccontare una pluralità di linguaggi e di storie che forse meglio rappresentano il tessuto sociale ma anche la fantasia e l'immaginazione di questo paese.
Molto spesso per noi attori è in progetti indipendenti o in cortometraggi che abbiamo la possibilità di sperimentarci in personaggi originali, ricchi e variegati.
La domanda di rito: progetti futuri? Cosa bolle in pentola?
Al momento sono stato contattato per progetti televisivi e cinematografici internazionali, può succedere tutto e il contrario di tutto. Per quel che riguarda progetti in uscita ho "Il candidato" di Ludovico Bessegato con Filippo Timi su RaiTre e la nuova commedia di Alessandro Siani, più avanti l'ultimo film di Claudio Cupellini, "Alaska", dove ho ritrovato Elio Germano.
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