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Il vocabolario dei sentimenti (10) - Illusione
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La camera verde (1978)

di François Truffaut con François Truffaut, Nathalie Baye, Jean Dasté, Jean-Pierre Moulin, Antoine Vitez

 

Quando Cècilie entra nella cappella per la prima volta si ritrova di fronte all’apoteosi di un’Illusione. Illusione che ha il volto metafisico di Julien e il volto concreto dei troppi abitanti di quella stanza nera e luminosa, inquietante e spirituale. Affollata di fantasmi sottoforma di fotografie, assistite da una candela che ha l’intenzione di illuminare per sempre il sonno eterno. Le fiamme (i morti, che diventano superstiti, i sommersi che vengono salvati) che abitano la camera verde, il luogo dove Julien cerca una sintesi fra l’ingombro labile della vita e l’evanescenza imperturbabile della morte, sono più vive dello stesso Julien. Nonostante sia lui a mantenere in vita i morti, facendo loro visita, comunicando con loro in una dimensione al di là del bene e del male, in bilico tra repressione del sé ed abbandono, è lui stesso a prendere le sembianze dei morti. Julien diviene la vittima dell’idea stessa della morte, intesa come illusione e non come oblio, perché dalla morte non se ne esce. E come? Attraverso il ricordo e la memoria. Ma come si possono ricordare cose mai vissute, o peggio ancora cose che si sarebbero potute vivere? Sostituendo la morte alla vita. E allora entra in scena Cécilie, che ha proprio l’obiettivo di riportarlo tra i mortali e non tra gli immortali (cioè i morti della cappella di Julien, che lui preserva proprio al fine di renderli tali), in nome di un sentimento (l’amore) che ha proprio una funzione di rigenerazione. Ben presto la donna si renderà conto di una verità neanche tanto dura da accettare se si prova un qualche sentimento nei confronti di Julien: per essere amata da lui, lei deve essere morta, perché Julien si è convinto (e le convinzioni hanno la base delle ossessioni, e molte ossessioni vanno avanti grazie all’illusione che qualcosa di impossibile possa concretizzarsi) nel tempo che i morti siano migliori dei vivi.

 

La fine è un nuovo inizio, ma nemmeno tanto. È solo il passaggio di un testimone. Julien risolve (forse) i propri conti con i morti (che poi è un conto con un morto, come in ogni occasione: quando abbiamo rancori nei riguardi di qualche gruppo o categoria, è perché li abbiamo verso una determinata persona appartenente a quella categoria) e può morire, cercando in una dimensione altra di ritrovare coloro che se ne sono andati lasciandolo solo. Il ricordo di sé ci penserà a tutelarlo Cécilie, diventando anche lei un’altra illusa di quell’idea per cui Julien ha deciso di scollarsi dalla vita.

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