Tony Sperandeo non è nato “cattivo”, l'hanno disegnato così.
Prendo in prestito una famosa frase di Jessica Rabbit per descrivere in poche parole un caratterista come Tony Sperandeo... ma voglio partire da lontano, dagli esordi.
Inizia nel 1984, con una piccola parte in “Kaos”1984 - film a episodi dei fratelli Taviani- la carriera di Tony Sperandeo. Classe 1953, nato a Palermo, con uno spiccato accento siculo, Gaetano Sperandeo incarna perfettamente la figura del mafioso grazie anche al suo volto molto duro, agli occhi pungenti, ad un fisico asciutto, che ben si presta alla figura del losco e del malavitoso.
Da quella piccola parte nel film dei Taviani comincia la carriera del giovane Sperandeo, che lascia così i piccoli palcoscenici di cabaret sui quali aveva iniziato il suo cammino nel mondo dello spettacolo, e si fa spazio con ruoli da caratterista in film di buon successo di pubblico, che gli permettono di conquistarsi subito una certa fama.
“Pizza connection”-1985 di D.Damiani, “Mery per sempre” -1989di M.Risi, “Una storia semplice”-1991 di E.Grieco, “Johnny stecchino”-1991 di R.Benigni, “La scorta”-1993 di R.Tognazzi tanto per ricordare alcuni tra i suoi film più famosi tra gli anni '80 e '90, periodo d'oro per la carriera di Sperandeo. Ma più che con il cinema è con la serie televisiva de “La Piovra” (2, 6 e 9) che l'attore siciliano raggiunge il suo maggior picco di popolarità.

Popolarità che cresce negli anni '90 soprattutto grazie alle serie televisive, che gli garantiscono un lavoro costante da alternare al cinema.
La grande occasione arriva però all'inizio del 2000, con il bellissimo film “I cento passi”-2000 di Marco Tullio Girodana, in cui Sperandeo interpreta Tano Badalamenti, ruolo per il quale vincerà l'anno seguente il David di Donatello come miglior attore non protagonista.
Quando sembra finalmente che le cose per Sperandeo inizino a prendere una piega giusta, con i meritati riconoscimenti lavorativi, arriva per l'attore siciliano la notizia del suicidio dalla moglie Rita Barbanera. Un fulmine a ciel sereno, nonostante la donna fosse malata di depressione da diverso tempo e le liti con il marito molto frequenti, nulla faceva presagire una tragedia simile.
Inizia così per Sperandeo un lungo periodo di difficoltà personali. Essendo sempre lontano dalla Sicilia per lavoro, i due figli -Tony e Priscilla- vengono affidati agli zii materni. I rapporti con la famiglia non sono buoni, sempre molto tesi, alcuni parenti incolpano Sperandeo della tragica fine della moglie. Anche i ruoli nelle fiction cominciano a essere sempre di meno, così come i ruoli nei film sul grande schermo. La carriera di Sperandeo ha come una regressione e l'attore siciliano rimane schiacciato dal suo temperamento troppo diretto e a volte “antipatico”.

Un chiaro esempio di questo brutto momento di difficoltà è quello che successe nel 2009 con la sua partecipazione al programma televisivo “La fattoria”, un reality in onda su Canale 5 condotto da Paola Perego. Sperandeo litiga in diretta dallo studio in collegamento con il Brasile con Fabrizio Corona. Una brutta pagina di televisione, un momento imbarazzante in cui due uomini adulti fanno i “galletti” a distanza, mostrando i lati peggiori dei propri caratteri. A seguito di questo litigio, Sperandeo rinunciò a partire per il Brasile e quindi a partecipare alla trasmissione, ammettendo di aver sbagliato nei modi. Da questo momento in poi appaiono molte interviste all'attore siciliano, nelle quali chiede “aiuto”, rivelando tutte le sue fragilità di uomo, di padre e marito.
“Sto male. Molto male, da tantissimo tempo ormai. Forse da tutta la vita. Ma solo da poco, da un mese, ho capito che dovrei chiedere aiuto. Che tipo di aiuto non lo so. A me, quelli dati allo psicologo, mi sono sempre sembrati soldi buttati. E poi, per come la vedo io, ammettere di aver bisogno di una mano ha il sapore della sconfitta.” Queste le dichiarazioni che rilasciava già nel 2008.
Attualmente Sperandeo continua a lavorare sia al cinema che in televisione sempre con piccoli ruoli. Tiene corsi di teatro e stage nella città di Roma.
Quando penso oggi a Tony Sperandeo mi viene in mente un ex pugile “suonato”, con il volto segnato da tanti cazzotti, che ancora spera di arrivare al titolo ma che continua a fare i soliti numeri che tutti conoscono. Finisce i suoi incontri per KO, ma alla fine si alza sempre in piedi e si prepara per un nuovo match.

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Ciao Alessandra,
sempre molto bella e interessante questi post sui caratteristi, che mettono in risalto la bravura di tanti "piccoli" grandi attori, di cui forse spesso non sappiamo o ricordiamo il nome, ma di cui rammentiamo solo il volto, visto in mille film.
Sperandeo mi è sempre piaciuto, ma mai avrei immaginato ne avesse patite di così brutte in questi ultimi anni. Non lo conosco, se non appunto per le interpretazioni che ci ha regalato in tanti bei film, come il da te citato e splendido "I Cento Passi".
Mi spiace molto per lui, ma l'ho sempre visto come un uomo di carattere, come il titolo di questa rubrica.
A volte purtroppo però anche quelli più forti possono giustamente avere dei momenti in cui han bisogno d'aiuto e non c'è proprio nulla di cui vergognarsi, anzi.
Ho conosciuto persone che han risalito chine che parevano impossibili, grazie all'aiuto di altri che han saputo credere in loro ed ovviamente anche al loro carattere di cui dicevamo, che hanno saputo ritirare fuori, pur sapendo che non è certo cosa facile in certi frangenti.
In quella sua dichiarazione purtroppo mi ci son ritrovato molto. Anche io non ho mai nutrito una grandissima fiducia negli psicologi, e forse gli credo anche quando dice che quando chiedi aiuto un po' sconfitto lo sei.
Però ripeto, ho avuto la gran fortuna di incrociare persone che parevano arrivate al capolinea, sconfitte si, ma solo momentaneamente.
Non è purtroppo cosa da tutti sapersi rialzare, tanti soccombono, alcuni però ce la fanno.
Non so se lui sarà tra questi e se tornerà a regalarci altri ruoli memorabili, però spero di si. Di certo glielo auguro di cuore.
Un caro saluto.
io invece ho sempre pensato che chiedere aiuto fosse un atto di grande forza. Lamentarsi e gettare la spugna è segno di debolezza, soprattutto se ci si nasconde dietro a una maschera di facciata. Chiedere aiuto nel momento in cui si ha davvero bisogno di risalire è il primo passo che si fa verso la soluzione. Io penso che anche l'aiuto medico vada cercato quando necessario... ma è solo la nostra scelta iniziale di risalire la china la vera medicina di guarigione. Un caro saluto a te :)
Le apparenze ingannano e la fragilità degli attori è assai diffusa nell'ambiente. Nonostante ciò Sperandeo resterà una icona del nostro cinema. Il suo esordio più autentico credo sia stato in Pizza Connection (anche se uscì un anno dopo il film dei Taviani). Nel film di Damiani era magrissimo e luciferino. Indimenticabile nei film di Marco risi, soprattutto il prete di "Nel continente nero" (un ruolo da buono non banale). Tra le ultime (non brillantissime in quanto a scelte) prove merita "L'uomo di vetro" di Incerti. Saluti e complimenti Maghella
grazie Halloran... in questi ultimi mesi abbiamo avuto tante dimostrazioni della fragilità di divi anche più grandi... per questo ho apprezzato la richiesta di aiuto pubblico di Sperandeo...
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