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Venezia 71 - I film in concorso di oggi
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Anche oggi sono due i titoli presentati al pubblico in concorso. E anche se non vogliamo apparire in nessun modo nazionalisti è inevitabile che la nostra prima attenzione vada a Il giovane favoloso, il film di Mario Martone dedicato a Giacomo Leopardi.

La verità è che i motivi di interesse vanno ben oltre al fatto che quello di Martone è il terzo (e ultimo) titolo italiano presentato nella selezione ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia. 

In primis c'è la regia di Martone, autore molto amato e stimato, che ha già dimostrato di sapersi destreggiare assai bene anche con il materiale storico (il suo Noi credevamo rappresenta una vetta d'eccellenza nella narrazione del Risorgimento italiano). Poi c'è Elio Germano, attore che si è dimostrato assai credibile in vari registri: la Palma d'Oro riconosciutagli a Cannes per la sua interpretazione in La nostra vita la abbiamo sempre considerata più che meritata.

E in ultimo, va detto, portare sullo schermo la figura di Leopardi è una "trovata" intelligente e sensata, quasi doverosa: com'è che nessuno mai ci ha pensato prima? 

 

Elio Germano

Il giovane favoloso (2014): Elio Germano

In realtà il film di Martone non sceglie la via della biografia didascalica (altro pregio) e se il percorso vitale del poeta viene ripercorso non è per far agiografia ma, come ha detto Martone, perché è anch'esso storia:  "Dopo Noi credevamo, ho voluto insistere con questo film nel tentativo di riportare alla luce pezzi del nostro passato a mio avviso preziosi per il presente, ma questa volta non si tratta di un film storico. Il giovane favoloso vuole essere la storia di un'anima, che ho provato a raccontare, con tutta libertà, con gli strumenti del cinema". La storia di un'anima che mira a sottrarre la narrazione dalla retorica scolastica, dall'immagine dell'uomo malato e quindi triste. Lo scopo di Martone è "svelare un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato, un ribelle, per questa ragione spesso emarginato dalla società ottocentesca nelle sue varie forme". 

Presentato al pubblico oggi alle 19.30 in Sala Grande e alle 19.45 al PalaBiennale, il film è stato mostrato oggi alla stampa e al pubblico professionale. Tra di loro vi era il nostro "ragazzo favoloso" EightandHalf che lo ha recensito in anteprima, confermandoci che gli intenti progettuali dell'autore emergono in pieno e sono confermati dalla visione. "Il giovane favoloso è una lucida e attenta ricapitolazione del mondo poetico di Giacomo Leopardi, che è anche un mondo socialmente e politicamente contestualizzato e non astratto e disperato come molti interpreti della sua poesia hanno assurdamente concepito in anni di letture e di aspetti sempre dati per giusti e corretti." Il risultato è un film "classico e umile", realizzato "con un occhio registico che rivela anche di volere e di sapere rischiare, creando immagini splendide e mai banali." L'intera recensione - che offre al terzo film italiano in gara una promozione convinta - la trovate cliccando qui: leggetela che ne vale la pena.

 

Reda Kateb, Viggo Mortensen

Loin des hommes (2014): Reda Kateb, Viggo Mortensen

L'altra pellicola in corsa per il Leone d'Oro in programma oggi è il film francese Loin des Hommes, di David Oelhoffen. E anche in questo caso siamo di fronte a una pellicola che guarda al passato, anche se è un passato ben più recente. Oelhoffen ci porta infatti negli anni '50 del Novecento, in Algeria. A fargli da guida e stimolo è stato un testo di Albert Camus, L'ospite, un racconto pubblicato nella raccolta L'esilio e il regno. Il testo breve di Camus (si sviluppa su una decina di pagine) viene però inevitabilmente "tradito" da Oelhoffen che però ne conserva a pieno lo spirito.

Il racconto narra di un uomo francese, Daru (interpretato dal colossale Viggo Mortensen)  che opera come insegnante tra i monti dell'Atlante, nell'Algeria al tempo ancora sotto il dominio francese. Poiché i gendarmi francesi sono impegnati a sedare l'inizio di una rivolta, Daru viene incaricato di scortare Mohamed, un giovane algerino che ha ucciso il cugino, fino alla città più vicina, dove verrà processato per il suo crimine. Il viaggio e la relazione che intercorre tra i due uomini occupa l'intero della pellicola. Daru, animato da pensieri di pace, proporrà a Mohammed di scappare. Mohammed, animato da pensieri di responsabilità, si rifiuterà.

Nel testo del grande autore francese si legge della distanza tra due mondi e due culture, quello dei colonizzatori e quelli dei colonizzatima emergono anche i suoi temi ricorrenti: le preoccupazioni sulle sorti dell'umanità, la denuncia dell'ingiustizia, le difficoltà che provengono dalla relazione tra l'Etica e gli atti, là dove la morale si trasforma in scelte concrete.

Tutto questo resta in sottotesto nel film che però compie una svolta narrativa importante trasformando il tutto e facendone un western. Gli elementi strutturali del resto sono presenti: come nei western anche qui c'è una frontiera, ci sono i coloni e nativi, un prigioniero da scortare, il deserto. Il viaggio, in più, come nel far west, è pieno di pericoli: gli agguati della natura e quegli degli uomini, in un momento che segna la nascita della guerra che porterà poi all'indipendenza dell'Algeria.

Visto da Spaggy nella proiezione dedicata alla stampa, il report che ce ne viene è questo di Oelhoffen è "il miglior film francese a Venezia". Una pellicola asciutta dove "non cedendo mai ai ricatti psicologici che la vicenda avrebbe potuto innescare o a divagazioni politiche sul colonialismo, il regista sceglie la via della compostezza e della messa in scena essenziale: niente orpelli scenografici ma unicamente la natura sconfinata e rocciosa della catena dell'Atlante, elevata a protagonista accanto a Reda Kateb e Viggo Mortensen, volti e corpi di Mohammed e Atlas".

L'intero della recensione lo trovate qui.

 

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