Il semaforo nasce come momento di pura evasione. Non c’è critica né approfondimento ma solo la sana e consapevole libidine di ciarlare del nulla, di sfogarsi di seguito ad un’intensa settimana cinematografica fatta di uscite in sala, film in televisione, dichiarazioni sui giornali ed inevitabili polemiche. Ogni fine settimana film o personaggi saranno presi di mira o premiati per qualcosa che li riguarda. Il meccanismo è semplice: tre semafori rossi per qualcosa da bocciare, tre gialli per qualcosa che ci ha lasciati perplessi e tre verdi per qualcosa da premiare. In più, ai semafori potrebbero aggiungersi anche due pass speciali, uno positivo chiamato All Access e uno negativo denominato No Entry, concessi in via del tutto eccezionale a chi si è distinto notevolmente per un verso o per l’altro. Nello spazio commenti, chiunque può contribuire a dire la sua durante l’arco della settimana e vedere il weekend successivo la propria osservazione passare sotto i riflettori per un confronto più ampio.
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Tsili: Il nuovo lavoro di Amos Gitai, adattamento del romanzo Paesaggio con bambina, sarà presentato fuori concorso al prossimo Festival di Venezia e presto distribuito nelle sale da Microcinema. Fa piacere scoprire che a produrre la pellicola sia stata in parte anche una casa di produzione italiana: la Citrullo International, che conta tra i suoi membri Carlo Hinterman, già direttore della fotografia per le riprese in Italia di The Tree of Life di Terrence Malick e regista del bellissimo The Dark Side of the Sun.
Revenge of the Green Dragons: Dopo aver trasformato Infernail Affairs in The Departed, Martin Scorsese incoraggia ancora una volta la produzione cinematografica di Andrew Lau e produce la nuova fatica del regista di Hong Kong. Presentato al prossimo festival di Toronto, l'opera racconterà l'ascesa al potere di due immigrati cinesi nella New York degli anni Ottanta. Speriamo di vederlo presto.
Gomorra - La serie: Il lavoro di Stefano Sollima ha preso le ali. Passato con successo su Sky Atlantic e in autunno sugli schermi di La 7, la serie tratta dal lavoro di Roberto Saviano conquista ora l'America: a una lusinghiera recensione di Variety, ha fatto seguito in settimana l'annuncio della partecipazione al Toronto International Film Festival. Segno che siamo bravi anche a produrre per la televisione.
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La ciociara: Eleonora Brown aveva solo 11 anni quando Vittorio De Sica la scelse per il drammatico ruolo di Rosetta. A distanza di 54 anni e in occasione della retrospettiva dedicata alla Titanus dal Festival di Locarno, la Brown torna a mostrarsi al pubblico: ha lasciato senza rimpianti il cinema a 19 anni per divenire interprete parlamentare (e doppiatrice). A noi il rimpianto di non sapere cosa avrebbe ancora potuto regalarci il suo volto.
Mortdecai: È arrivato online il primo trailer della commedia spionistica di David Koepp. Adattamento di una trilogia di Kyril Bonfiglioli e Craig Brown, Mortdecai ha nel cast Johnny Depp, Gwyneth Paltrow e Ewan McGregor, e uscirà nelle sale nel febbraio 2015. Pur contando sulla buona fede del prodotto, ci chiediamo come mai sia rimasto fuori dai circuiti festivalieri, non ottenendo neanche un posticino a Toronto.
Menahem Golan: Si è spento a Tel Aviv a 85 anni il produttore Menahem Golan. Sebbene il suo nome possa risultare ostico ai più, a lui si deve un'incredibile mole di opere produtte grazie alla Cannon Films, fondata insieme a Yoran Globus. Nel silenzio dei media, se ne va il padre putativo di molti film di cassetta con cui siamo cresciuti. Per chi volesse saperne di più sul suo lavoro e sulla sua vita, consigliamo la visione del documentario Electric Boogaloo: The Wild, Untold Story of Cannon Films.
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Don't Go Breaking My Heart 2: Spesso si ha una visione distorta dei cineasti orientali, considerando questi come una sorta di divinità in terra votati al cinema d'autore. La realtà, però, ci insegna che anche loro, come uno Zalone o un Adam Sandler qualunque, inseguono la via del botteghino e del successo a tutti i costi. Prova ne è ad esempio Johnnie To, che non disdegna gli yen ripresentandosi con il seguito della commedia del 2011, l'unico suo titolo a lasciare un segno al box office (non solo cinese).
The Angriest Man in Brooklyn: Più che l'uomo più arrabbiato di Brooklyn, Robin Williams si è dimostrato con il suo estremo gesto l'uomo più sofferente di San Francisco. La sua morte, dolorosa e inaspettata, ci invita a lanciare un appello ai distributori italiani affinché si ripeschino gli ultimi film da lui interpretati e meritevoli di visione. Se Una notte al museo 3 sarà pronto per le sale italiane a inizio 2015, ci auguriamo che qualcuno distribuisca almeno The Angriest Man in Brooklyn (in cui William recita con Mila Kunis e Melissa Leo) e Boulevard di Dito Montiel.
The Angriest Man in Brooklyn (2014): Robin Williams, Mila Kunis
Roman Polanski: Nello scorso numero del Semaforo accennavamo alla polemica sorta al Festival di Locarno sulla presenza del regista ottantenne. La diatriba ha trovato questa settimana un epilogo increscioso: Polanski ha cancellato infatti la sua master class e non si presenterà alla rassegna. «Cari amici, mi dispiace dovervi comunicare che dopo aver constatato che la mia apparizione al Festival di Locarno avrebbe potuto provocare tensioni e controversie da parte di persone contrarie alla mia presenza, ma di cui rispetto le opinioni, ho deciso a malincuore di rinunciare a parteciparvi. Mi rattrista sinceramente deludere le vostre aspettative», queste le parole del maestro.
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Martin Scorsese: Essere citati due volte in un unico pezzo è quasi un record. Il regista di Taxi Driver e The Wolf of Wall Street riesce nell'impresa e si fa doppiamente notare: questa volta il merito è del suo sopralluogo in settimana a Lampedusa. Il motivo della visita? Ha valutato le location per il suo prossimo film, Silence, e ha visitato il centro di accoglienza per immigrati dell'isola. Ci auguriamo che Scorsese, scegliendo quella terra martoriata dalle cronache, ridia al territorio siciliano il giusto lustro che merita, portando un po' di ossigeno.
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Un ragazzo d'oro: Eh, no. Caro Pupi Avati, non ci siamo: decidi una volta per tutte cosa ne pensi del Festival di Venezia. Intervistato da Cinecittà News, il regista assicura di non aver voluto partecipare al festival per lasciare spazio ai giovani (ma intanto se ne va al Festival di Montreal, non preoccupandosi che anche lì qualche giovane avrebbe potuto prendere il suo posto). Al Corriere della Sera, invece, si mostra arrabbiatissimo con la Biennale e con l'esclusione del suo film, parlando di cattiveria del festival. Del resto, come dar torto a Barbera? Io, un film con Valeria Marini nel cast, dopo l'esperienza lagunare di Bambola e le sue mortadelle, non lo avrei mai voluto.
Valeria Marini sul set di 'Un ragazzo d'oro' (fonte: Valeria Marini Instagram)
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