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The man who loved Yngve (Stian Kristiansen, 2008)
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1989. Jarle è un adolescente medio norvegese: sogna di avere una band e una ragazza. Crolla il muro e realizza i suoi due desideri. Ma quando nella sua classe arriva il timido Yngve, apparentemente così lontano da lui, Jarle ne rimane folgorato, tanto da ripensare tutto ciò in cui crede…

 

L’esordio di Stian Kristiansen è arrivato al Festival di Roma del 2008, è passato inosservato e non è mai stato distribuito in Italia. Peccato. Si tratta di una storia di crescita dall’impostazione classica (un personaggio e gli ostacoli che è chiamato a superare), con protagoniste le inquietudini di un adolescente dalle medie – ma per lui grandissime – aspirazioni, riassunte efficacemente nel prologo quando è il protagonista stesso a dire: “Voglio una vita”. Una narrazione delicata, ma non frivola o inconsistente, con un occhio puntato al contesto politico-sociale (la caduta del muro di Berlino avveniva in quei mesi) che lascia riconoscere l’origine scandinava della pellicola (senza tali presupposti sarebbe potuto essere un qualunque film di Van Sant, magari aggiungendo qualche punta di morbosità qua e là). Soggetto e sceneggiatura di Tore Renberg, autore del romanzo omonimo. Il candore con cui Kristiansen mette in scena la rock band adolescenziale che canta inni alla figa e a Satana, e nel contempo l’inaccettato (perché inaccettabile socialmente) processo d’innamoramento che pervade glorioso e inarrestabile Jarle e Yngve è quel qualcosa in più che rende questo film interessante; anche perché di storie di ragazzini alle prese con le prime esercitazioni di vita adulta è ormai saturo il cinema mondiale. 6/10.

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