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PARDO NEWS 2014: il giorno delle scelte, della Sapienza, di Mia Farrow, e della nuova futura diva Ariane Label....e inoltre... mai arrendersi a quattro gocce di pioggia
di alan smithee ultimo aggiornamento
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Ludovico Succio, Fabrizio Rongione

La Sapienza (2014): Ludovico Succio, Fabrizio Rongione

 

Arrivando con un giorno di ritardo nella programmazione, Port Cros ed io siamo un po' combattuti nella scelte delle pellicole che segneranno la nostra prima giornata piena di festival: sarebbe bello ed ideale piazzarci dinanzi alla sala della press presso la comoda struttura del Kursaal del Teatro e Casino, nel cuore di Locarno, per lasciarci trascinare da una programmazione continua senza porsi problemi di scelta, né di guadagno di posti a sedere. Ma tralasciare un autore come Eugene Green non se ne parla! per cui scegliamo (il mio compare mi segue sulla fiducia, finché dura) la via dell'istinto, e decidiamo di muoverci, di spostarci tra una sala e l'altra, coadiuvati da un valido servizio navetta che Port Cros, non proprio la quintessenza dell'atleta, si prodiga di scoprire e ne caldeggia la fruizione.
Iniziamo dunque di prima mattina - scendendo un po' trafelati dai monti di Coglio, un paesino-gioiello in Valle Maggia, tetti in pietra grigia e chiesine che paiono dipinte: quattro case che ci accolgono per i primi due giorni grazie ad un bed & breakfast davvero accogliente - nientemeno che con un horror (ovviamete io gioco sporco e Port Cros non ne è completamente consapevole, altrimenti avrebbe almeno provato ad opporsi).
 

scena

Creep (2014): scena

 
CREEP, presente Fuori concorso, è un piccolo riuscito mockumentary sulle derive della follia: opera prima dello statunitense Patrick Brice, anche sceneggiatore e protagonista, questo piccolo film racconta di un annuncio che stuzzica il giovane Aaron ad accettare un lavoretto molto ben remunerato presso una baita di montagna: dovrà filmare un individuo durante tutta una giornata, per motivi personali che l'annuncio non si prodiga a specificare, richiedendo invece come gradita ed indispensabile una certa forma di discrezione nell'accettare quel singolare incarico.
Incontratisi, tra i due uomini, ambedue piuttosto giovani, nasce un dapprima diffidente cameratismo e Josef, questo il nome del soggetto cinematografico da filmare, ha pure modo di spiegare all'amatore cineasta le ragioni, in qualche modo drammatiche, che lo spingono ad essere ripreso nelle sue azioni quotidiane di quella giornata da trascorrere assieme.
Tutto sembra procedere per il meglio, certi timori e diffidenze sopiscono con una forma di goliardica ironia, ma quando tutto sembra andare per il meglio, ecco che Aaron si rende conto che molte cose non tornano e che l'uomo che ha di fronte nasconde gravi problematiche comportamentali.
Sarà un sadico gioco al gatto e al topo, o meglio al lupo e al lupacchiotto, come capirete se e quando potrete vedere il film. 
Congegnato abilmente secondo le regole, in verità sin troppo abusate e ormai quasi fuori tempo massimo, del mockumentary, con riprese da mal da mare e tutte scatti improvvisi (che tuttavia in questo caso non nascondono, ma anzi rivelano una certa abilità di ripresa da parte del giovane cineasta, Creep lavora sulla follia della mente ed avvolge lo spettatore in una tensione dapprima divertita e rozza, poi sempre piu' marcata che conduce ad un finale magari non originale, ma ugualmente agghiacciante. 
Creep è una bella sorpresa di prima mattina che apre degnamente una fitta giornata di cinema quale sarà la nostra oggi.  
VOTO ***1/2
 
Il secondo appuntamento della giornata lo riserviamo al nostro primo film in concorso: da un autore che amo da quando lo scoprii anni fa in occasione di una breve retrospettiva a lui dedicata al TFF:
 
LA SAPIENZA di Eugene Green è il film più bello ed importante di tutta questa ricca giornata. Un'opera complessa, organizzata dall'autore con la consueta recitazione formale ed impostata da parte dei suoi validi attori, tra cui spicca per bravura e notorietà Fabrizio Rongione, interprete di fiducia dei Dardenne, che trova modo di distinguersi per sofferta partecipazione e nello stesso tempo per l'atonia ed il distacco che egli riesce a disegnare sul volto del proprio personaggio tormentato: un architetto famosissimo cinquantenne che, nonostante i traguardi ed i riconoscimenti ricevuti, non si riconosce più nel moderno concetto di progettazione che sta alla base delle opere anche più complesse. "L'uomo - riflette ad un certo punto l'architetto protagonista - un tempo costruiva senza distruggere la natura circostante, ma vi progettava attorno: ora le nuove avanguardie richiedono economie e calcoli dove il profitto viene prima di ogni altra logica. Meglio allora abbandonare e dedicarsi alla stesura di un libro sulla nascita dell'architettura barocca. Nel frattempo, nel viaggio che l'uomo intraprende con la moglie per documentare le fasi salienti della propria opera letteraria, a Stresa la coppia ne conosce un'altra, più giovane, ma di fratello e sorella nemmeno ventenni, ai quali entrambi si affezionano. Alexandre porterà il ragazzo con se prima a Torino e poi a Roma, venuto a conoscenza che dopo l'estate si iscriverà proprio alla facoltà di architettura, mentre la moglie Alienor si prenderà a cura della delicata salute cagionevole della ragazza, che diviene quasi la immedesimazione della figlia cresciuta che la coppia perse anni prima ancora bambina.
Due viaggi distinti alla ricerca della Sapienza, che per Green ha molte accezioni: è innanzi tutto la consapevolezza del raggiungimento della perfezione, della bellezza assoluta che non deve venire piegata dalle ragioni del profitto, come avveniva nei capolavori che il passato ancora oggi ci testimonia; ma è pure il complesso universitario romano dalle architetture meravigliose ed armoniose che volgono al cielo, come Green ci dimostra mettendole a nudo con riprese meticolose e suggestive, accompagnate dalla musica consueta ed ammaliante di Monteverdi; e le Teatre de la Sapience è pure, ma si tratta i una curiosità che va oltre questo film, una scuola di teatro nata proprio con Eugene Green e volta a riscoprire le tecniche recitative del teatro barocco: le stesse, marcate e quasi eccessive, che l'autore impone ai suoi attori, irrigidendoli fino ad una forzata impostazione che prevede sguardi diretti sulla telecamera, come a parlare direttamente con lo spettatore. La Sapienza è questo e molto altro, tante sono le riflessioni che accende ed ispira, e conferma il talento di un autore originalissimo che ama la cultura, la bellezza, e dunque l'Italia con i suoi tesori, senza essere ricambiato adeguatamente con la circolazione delle sue opere nei nostri circuiti.
VOTO ****
 
 
VENTOS DE AGOSTO, opera prima del brasiliano Gabriel Mascaro, è il nostro secondo film del Concorso Internazionale, che affrontiamo subito dopo: la forza della natura, gli sconvolgimenti climatico-metereologici, la passione carnale della gioventù, la vecchiaia che porta rassegnazione, la morte che è distruzione e corrosione, sono elementi che il regista combina ed incastra, magari in modo bislacco e senza riuscire a governare con un senso compiuto o comprensibile la materia. Ma l'erotismo dirompente, la natura che devasta e distrugge, il mare che si riprende ciò che l'uomo ha tentato di privargli, dissotterrando come in questo caso cadaveri di un cimitero improvvisato costruito troppo a ridosso del bagnasciuga, la vecchiaia umiliante di una nonna che si arrende al cedimento delle proprie forze, sono, almeno singolarmente, elementi che non si scordano tanto facilmente; come non si scorda il corpo sinuoso della protagonista Dandara De Morais, presente in sala assieme al regista. Nel film la giovane, giunta ad accudire la nonna anziana e paralitica nel suo ultimo capitolo di vita, si prodiga guidando un trattore per trasportare carichi di cocco e persone, alleva maiali e sperimenta sui poveretti le sue doti di tatuatrice; va a pesca col suo ragazzo e lo aspetta in barca prendendo il sole sotto una musica ritmata e a palla, facendo scorrere sulla propria pelle ambrata quantità abbondanti di Coca Cola ghiacciata. 
La scoperta di cadaveri scheletriti in mare accende nel fidanzato il desiderio quasi morboso di restituire dignità a quelle anime, fermando e combattendo la furia delle acque e del vento nella stagione delle piogge. Ventos de agosto è interessante ma incompiuto, irrisolto, frammentario, più bello per singole inquadrature che nel suo risultato complessivo.
VOTO **1/2
 

i due irriducibili Alan Smithee e Port Cros, nel selfie "cinema in the rain"

 
Piove a Locarno, ma non ci arrendiamo per quattro gocce da un cielo plumbeo che promette ben di peggio. Acquistiamo due mantelle gialle col ghepardo e entriamo in Piazza Grande per assistere alla premiazione di Mia Farrow, insignita del Leopard Club Award alla lunga e variegata carriera costellata di film e registi indimenticabili.
 
Ma, come già accennavamo sopra, la diva nascente quest'anno è Ariane Labed, presente oggi col film croato Love Island della simpatica e folle regista Jasmilla Zbanic, e domani del francese in concorso Fidelio.

locandina

Love Island (2014): locandina

 
In Love Island due sirene coloratissime nuotano ironicamente nel mare che coirconda una delle mille isolette verdi e lussureggianti che costellano il lato orientale dell'Adriatico. Ivi, in un resort piuttosto ben organizzato, accorrono Liliane, giovane ed incinta e il suo gretto ma amorevole marito. Sull'isola li aspetta un'altra bella donna che torna da un passato burrascoso di Liliane e suscita sentimenti esplosivi anche nel suo focoso marito. Insomma lei ama lei che ama pure lui. Commedia esile, quasi inconsistente ma spiritosa, come dimostra la pazzerella regista che inscena sul palco assieme alla produttrice del film un balletto cantato della hit famosissima Fever, tra il delirio della folla.
VOTO ***
 
 
Sempre in Piazza Grande (ma in contemporanea pure in sala Fevi vista la pioggia...ma noi indomiti restiamo all'aperto tra qualche pioggerella passeggera), il film tedesco A Hitman's solitude before the shot, titolo splendido di una commedia gialla bislacca ma godibile, chiude bene ed in leggerezza una giornata piena di cinema. Benno Furman è un killer addestratissimo e promettente al soldo di una unità segreta dell'Unione Europea. In attesa di un incarico che non arriva da ben otto anni, l'uomo si tiene allenato, ma si annoia, frustrato e solo. Un banale tamponamento nel parcheggio di un supermercato fa incontrare l'uomo con la svampita e bionda Rosa, aprendo le porte della realtà all'uomo, e voragini ad un equilibrio precario di attesa snervante. Una sorta di rilettura smargiassa e semi-comica delle attese di una vita de Il deserto dei tartari per una commedia ben impostata e diretta, comica senza provocare risate grasse ma divertimento contenuto.
VOTO ***
Un pò infreddoliti lasciamo la Piazza per tornarcene sui monti nella nostra accogliente dimora vicino ai monti di Heidi.    

 

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