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VM 14 - VM 18... una moda che non passa mai. Titoli e curiosità sui classici vietati.
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Mi capita spesso di rimanere alzata fino a tardi per vedermi alla tv qualche buon classico, horror soprattutto, e spesso e volentieri mi chiedo: perché a quest'ora?

Perché devo aspettare la così detta seconda (se non addirittura terza) serata per godermi qualche buon film d'annata,?

 

Proprio qualche sera fa su Rai Movie hanno trasmesso “Cujo”-1983 di Lewis Teague, un vecchio film horror tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King. Il film è diventato un classico per gli amanti del genere, purtroppo lo trasmettono sempre ad orari impossibili... perché? Perché (e pare davvero incredibile) ancora oggi il film sul “tenero” san Bernardo è vietato ai minori di 14 anni?

Non so per quali motivi sia stato vietato all'epoca, ma sembra davvero improbabile che il cagnolone rabbioso possa impressionare gli adolescenti di oggi.

 

Ho chiesto aiuto al mio amico Alberto Farina, consulente per Rai Movie, perché la mia curiosità e testardaggine molto spesso mi ha spinto a chiedergli.... “MA PERCHE'?”.

Grazie ad Alberto ho scoperto che molti film sono destinati alle tenebre, ovvero ad essere programmati esclusivamente dopo le ore 23,00, oppure ad essere sezionati con pesanti tagli, privandoli di quelle scene che hanno sancito il divieto al loro tempo.

Le iene”-1992 di Tarantino, ad esempio, verrà trasmesso in orari decenti sempre senza la scena del taglio dell'orecchio; taglio (quello della censura) necessario perché richiesto dal ministero per poter derubricare da VM 18 a VM 14.

Questo vale ovviamente per i film vietati ai minori di 14 anni, con il divieto ai 18 non c'è speranza (a nulla varranno quindi le mie “suppliche” per una programmazione anche dopo la mezzanotte de “L'ultimo treno della notte”-1975 di Aldo Lado, vietato ai minori di 18 anni).

 

Ma se la logica e la ragione vorrebbero che il divieto, almeno oggi, fosse per i film truculenti o troppo spinti, la realtà è un'altra e ancora più assurda.

 

Il divieto ai minori di 14 anni rimane inesorabile per grandi classici horror, che sono stati omaggiati (senza divieti) anche con recenti remake o (improbabili) serie televisive, come per “Carrie, lo sguardo di satana”-1976 di Brian De Palma.

Rimane il divieto ai 14 anni per “Un lupo mannaro americano a Londra”-1981 di John Landis.

Rimane il divieto ai 14 anni per “L'uomo che cadde sulla terra”-1976 di Nicolas Roeg, con un indimenticabile David Bowie,(un cult movie per i suoi fans).

Rimane il divieto ai 14 anni per un'altro classico tratto da un romanzo di Stephen King, “La metà oscura”-1992 del maestro George Romero.

Il divieto ai 14 anni resta incollato inspiegabilmente anche ad un altro classico non horror, “Fuga di mezzanotte”-1978 di Alan Parker, per le scene omosessuali che si intuiscono nelle prigioni turche.

Sempre per ragioni legate alla tematica omosessuale, il bollino rosso del divieto rimane (vergognosamente) per “Maurice”-1987 di James Ivory.

Andando indietro nel tempo, sempre per le ragioni di sopra, il divieto condanna un film che amo fino alle lacrime, un film che andrebbe fatto vedere nelle scuole e distribuito con i quotidiani, “Quelle due”-1962 di William Wyler.

Questo per far capire quanto certe tematiche siano state ostiche e difficili da portare al cinema in tutte le epoche, anche e soprattutto dai grandi maestri, che sapevano trattare l'argomento con classe e stile. In un periodo in cui si parla di “coppie miste” e “matrimoni omosessuali” non si riesce nemmeno a levare il divieto per certi film che non hanno nulla di scandaloso e tanto meno di vergognoso.

Quello che infatti mi stupisce maggiormente è proprio la difficoltà per alcune opere meno recenti a scrollarsi di dosso il divieto ai minori nella loro versione integrale.

L'esempio più sconcertante è sicuramente quello che riguarda il capolavoro di Vittorio de Sica, “Umberto D.”-1952.

Un film che venne fin da subito ostacolato da tutti gli organi di potere dell'epoca, da quelli ufficiali e da quelli ufficiosi. Un film che a pochi anni dalla fine della guerra, negli anni che dovevano essere di rinascita per l'Italia, mostrava il paese al contrario, ancora in piena difficoltà.

Fu così vietato immediatamente ai minori di 16 anni e tagliato di alcune scene troppo irriverenti verso la Chiesa cattolica e i servizi dello Stato (ad esempio una scena in cui uno dei malati nell'ospedale in cui Umberto si fa ricoverare per mangiare gratis, fa lo sciopero della fame per il cibo troppo cattivo). Sempre nel 1952 al film viene imposto di “ridurre la scena della corsia nell'ospedale, nella quale durante la recitazione del Rosario e precisamente al momento del Gloria Patri uno dei malati, vicino di letto del protagonista, recita la preghiera senza la dovuta riverenza” (scena ora andata perduta). Firmato Giulio Andreotti, in qualità di sottosegretario di Stato.

L'attacco di Giulio Andreotti: “....se è pur vero che il male si può combattere anche mettendone a nudo gli aspetti più crudi, è pur vero che se nel mondo si sarà indotti-erroneamente- a ritenere che quella di Umberto D. è l'Italia della metà del ventesimo secolo, De Sica avrà reso un pessimo servizio alla sua patria, che è anche la patria di Don Bosco, del Forlanini e di una progredita legislazione sociale...”, questo il clima in cui esce “Umberto D.” nel 1952.

Nel 1967 nella speranza di avere il nulla osta per visione televisiva subisce ulteriori tagli e censure di numerose scene, questo l'elenco dettagliato:

 

1)scena strada (metri 3,30) DIALOGO Umberto: mi ha aumentato l'affitto quella...

Collega: dica pure, dica pure siamo tra uomini, puttana, puttana.

2) interno casa (metri 9) DIALOGO Maria: se parli con quello basso, è di Firenze. Umberto: Quale è il tuo?

Maria: tutti e due

Umberto: il padre... il papà

Maria: Io credo... quello di Napoli

Umberto: ma come... credo

Maria: dicono di no tutti e due

3)scena ospedale (metri 13,30) DIALOGO

Umberto: è quello lì il padre?

Maria: guardi signor Umberto. Se mi dice di giurare non lo potrei... ma sento che è lui.

Umberto: e lui... che dice

Maria: niente

Umberto: se torna ci penserò io a farlo parlare... parlo a tutti e due... anche a quello basso... quello di Firenze... a tutti e due.

4) scena ospedale (metri 4,60) DIALOGO Dunque... mi aveva chiesto 4.000 lire... io col cavolo che jè l'ho date. Conoscente: hai fatto bene.

scena

Umberto D (1951): scena

I motivi dei tagli di queste scene pare ovvio per i bigotti, assurdo per chi ama questo film. Una servetta che non conosce la paternità del bimbo che porta in grembo era impossibile da mettere in onda sulle televisioni nazionali. Idem per il piglio anti capitalista di chi non vuole pagare un affitto troppo caro. Questo alla fine degli anni '60. Per fortuna negli anni a seguire il divieto a Umberto D. è stato rimosso; la televisione l'ha programmato più volte nelle ore pomeridiane. Alla fine degli anni '90 ebbe anche un costoso intervento di restauro che rendeva giustizia al capolavoro di De Sica.

Ma se negli anni '80 e '90 il povero pensionato che non sbarca il lunario pareva roba d'altri tempi, oggi è diventato purtroppo tema attuale e amaro. Forse proprio per questo quando nel 2004 la copia restaurata vedeva la luce in una programmazione pomeridiana su Rete 4, “qualcuno” si è ricordato del decreto del 1967, con l'ordine di eliminare tutte le scene sopra citate.

Ancora oggi, quindi, il pubblico pomeridiano casalingo è “protetto” dalla visione di un minuto e più di film, un minuto a quanto pare pericolosissimo, che potrebbe spaventare le povere menti di noi spettatori, abituati oggi a vedere reality e talent show in cui si dice e si mostra di tutto... ma forse non quello che realmente vale la pena di essere raccontato.

Da segnalare che il critico Alberto Pezzotta scelse proprio la rivista Filmtv per segnalare questo fatto vergognoso con una lettera aperta.

 

Ringrazio ancora Alberto Farina, che molto pazientemente ha placato la mia curiosità su alcuni titoli ancora (inspiegabilmente) vietati. Grazie a lui mi sono informata riguardo al film “Umberto D.” sul libro “Censure. Film mai nati, proibiti, perduti, ritrovati. Storie del cinema italiano” editore Silvana Editoriale.

Spesso e volentieri i miei post nascono proprio da “chiacchierate” tra amici, e questo per me rimane l'aspetto più divertente.

 

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