Qualche settimana fa leggo della morte di Louis Zamperini, ex olimpionico USA a Berlino ‘36, successivamente protagonista di un naufragio e di due anni di durissima prigionia dei giapponesi nella Seconda Guerra (da questa vicenda Angelina Jolie ha tratto un film). Mi vien fatto di pensare alla stella di quella Olimpiade, senza dubbio uno dei più grandi atleti mai esistiti: Jesse Owens. C’è un biopic su di lui? Macché. (Inciso: vedi commento di yellow_king a riguardo). Un personaggio ignorato ne ha tirato parecchi altri con sé; per non farla troppo lunga, ho escluso due attori e quattro figure che avevano già avuto almeno una rappresentazione televisiva o cinematografica a loro esclusivamente dedicata, per quanto oscura (i loro nomi e le loro storie li riferirò magari in un altro post, sono talmente interessanti...).
Una nota conclusiva: oggi che in Occidente un ben noto tipo di egemonia si sta facendo meno opprimente e la conseguente damnatio memoriae dal “canone” (libri di testo, film, ecc.) di certe categorie di persone (eccezion fatta per il quart'ultimo nome) sta finalmente vacillando, spero che chi di dovere si svegli, e porti queste storie straordinarie a conoscenza di un vasto pubblico.
Jesse Owens (1913 - 1980)
Nipote di schiavi, figlio di braccianti, studente lavoratore, recordman già da universitario, quattro volte medaglia d'oro sotto gli occhi di Hitler. Al ritorno da Berlino, ignorato dal presidente Roosevelt e poi costretto a lavorare in un circo. Autore di una bella autobiografia e ritratto poi dall'autore di "Cinderella Man" in un libro molto giustamente intitolato "Triumph". Le sue vittorie berlinesi sono state immortalate da Leni Riefenstahl in "Olympia".
Gina Borellini (1919/1924 - 2007)
Una delle diciannove medaglie d'oro femminili della Resistenza. Dapprima staffetta e fornitrice di rifugio e vettovaglie, viene imprigionata e torturata (il marito è fucilato). Liberata, prende le armi e combatte coi reparti partigiani. Ferita, perde una gamba. Alla fine della guerra, sarà deputata per il PCI per tre legislature e tra le fondatrici dell'UDI.
Cristina Trivulzio di Belgiojoso (1808 - 1871)
Pubblicista, finanziatrice delle imprese mazziniane, partecipante col proprio gruppo di volontari alle Cinque Giornate di Milano, organizzatrice dei servizi di sanità della Repubblica Romana, riformatrice sociale e giornalista di viaggio. Compare brevemente (e non in maniera molto soddisfacente) in "Noi credevamo" di Martone (ma già dovrei essere contenta che un uomo italiano se la sia ricordata!). "Pare strano che in quest'epoca così ansiosa di liberare oppressi, non ci si accorga che c'è una vittima rassegnata in ogni casa".
Mary Wollstonecraft (1759 - 1797)
Ispiratrice di filosofi/e (Amartya Sen tra gli altri) ancora oggi. e non stupisce. Grandissima femminista, autrice della "Rivendicazione dei diritti della donna" e mente che più lucida non si potrebbe, anticipatrice di concetti filosofici ed estetici ben oltre la sola questione femminile (che per altro lei inquadra già alla perfezione come quell'elefante che nessuno vuol vedere). Madre di Mary Shelley e moglie di quello che probabilmente era l'unico uomo alla sua altezza: William Godwin.
Amedeo Guillet (1909 - 2010)
Ufficiale nell'Africa Orientale, conduce una sua guerra privata contro gli inglesi dopo il 1941, al comando di una fedelissima masnada di cavalieri africani. Fugge nello Yemen, dove ritornerà negli anni Cinquanta come ambasciatore, e riesce con molta astuzia a rientrare in Italia nel 1943.
Olympe de Gouges (1748 - 1793)
Nata Marie Gouze nel Sud della Francia, Olympe è giornalista autodidatta. La Rivoluzione Francese sembra darle le opportunità che ha sempre cercato, ma il maschilismo è dietro l'angolo. Autrice della "Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina" oltre che di pièces teatrali contro la schiavitù, viene ghigliottinata nel 1793. "Se la donna ha il diritto di salire al patibolo, deve avere anche quello di salire sulla tribuna". (La raccolta in italiano dei suoi scritti, "La musa barbara", è per me il libro sulla Rivoluzione Francese.)
Margarete Buber-Neumann (1901 - 1989)
"Prigioniera di Stalin e HItler", recita il titolo italiano del suo esemplare secondo libro di memorie, tradotto con decenni di ritardo (sgradito ai comunisti?). In fuga da Hitler, Margarete e il compagno Heinz Neumann approdano a Mosca e, come la totalità dei comunisti stranieri esuli, vengono accusati di spionaggio (Neumann viene fucilato subito, in gergo sovietico "dieci anni senza diritto di corrispondenza"). Lei passa due anni nel lager di Karaganda, per poi essere rispedita in Germania dopo il patto Molotov-Ribbentrop. Seguono cinque anni a Ravensbrück, dove incontra la giornalista e traduttrice ceca Milena Jesenská, di cui diventerà la biografa. Ciò che è incredibile di questo libro è che è tutt'altro che deprimente, senza dubbio a causa della personalità straordinaria dell'autrice. Un bel progetto per Margarethe von Trotta...
Milena Jesenká (1896 - 1944)
Giornalista estremamente anticonvenzionale, traduttrice e grande amore di Franz Kafka (e di lui ha scritto in maniera particolarmente acuta e commovente). Patriota e donna di un'intelligenza, di una grandezza emotiva e di un coraggio magnifici.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta