È il 1920 quando la scrittrice sarda Grazia Deledda, a 49 anni, pubblica La madre. Sono trascorsi sette anni dal grande riscontro ottenuto da Canne al vento e mancano ancora sei anni al riconoscimento più importante che le verrà attribuito, il Premio Nobel per la letteratura «per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che in profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».
Storia di un prete di un paesello sui monti, La madre vede il protagonista dividere la sua quotidianità tra le sue attività sacerdotali e le attenzioni della protettiva madre fino al giorno in cui nella sua vita irrompono la passione e la tentazione, rappresentate da una giovane donna dal bell’aspetto. Come in tutta la narrativa della Deledda, La madre tratta di una forte vicenda d'amore, di dolore e di morte, sulla quale aleggia il senso del peccato, della colpa, e la coscienza di una inevitabile fatalità.
Quasi cento anni dopo, le vicende di La madre e i tormenti tra sentimenti e rinunce del prete arrivano sullo schermo trasposte da Angelo Maresca, al suo primo lungometraggio dopo una lunga carriera come attore in teatro, cinema e tv.
Prodotto da Flavia Parnasi, presentato in concorso al Festival di Taormina e distribuito in sala dal 10 luglio da Microcinema, La madre vanta un cast di grandi attori che dà vita alle vicende di padre Paolo, un uomo diviso tra passione, fede e le morbose ossessioni materne. Se padre Paolo ha il volto di Stefano Dionisi, ritornato sul grande schermo dopo i successi ottenuti con le fiction Pupetta e Furore, la madre Maddalena conta sull’interpretazione della grande icona almodovariana Carmen Maura. Le tentazioni per padre Paolo hanno invece il volto dell’esordiente Laura Baldi, modella savonese con alle spalle alcune piccole interpretazioni televisive e cinematografiche (era ad esempio la segretaria del personaggio di Claudio Bisio in La gente che sta bene di Francesco Patierno).
Nel trasporre La madre ai giorni nostri, Maresca grande attenzione ha voluto riservare al contesto in cui l’intreccio si dipana, sostituendo il piccolo paese tra i monti del romanzo con diverse zone e edifici del quartiere romano dell’Eur, girando per la prima volta all’interno del cosiddetto Colosseo Quadrato, trasformato in un’algida chiesa e in grado di restituire la desolazione dei sentimenti, come lo stesso Maresca racconta: «Ho cominciato a leggere il romanzo di Grazia Deledda dopo aver girato il mio primo cortometraggio “Clochard”. Quella lettura per me ha avuto un significato ambivalente, quello di aver assaporato il piacere della letteratura allo stato puro, ma anche l’idea che quello dovesse essere il lungometraggio del mio esordio alla regia.
Le atmosfere e le suggestioni rarefatte della Deledda, ambientate nella Sardegna dei primi del Novecento, mi hanno ispirato a cambiare l’ambientazione della storia, portandola ai giorni nostri in un luogo completamente metafisico. Ho ritenuto che una storia avvenuta nel lontano 1920, potesse essere più interessante collocarla in un futuro più prossimo ma non ben definito, vista la attualità della tematica di cui parla la vicenda, ossia il dilemma del confine tra il bene e il male, nel senso profondamente cristiano. Qual è l’amore puro, quello spirituale o quello della carne? Questi sono i due grossi interrogativi che sembrano inquietare i personaggi della storia, ma forse anche tutti noi.
Uno dei temi principali del film è il Sacrificio, quello della Madre, che dopo una vita miserabile è riuscita a far diventare l’amato figlio un prete. Il giovane sacerdote dovrà resistere alle tentazioni che lo allontano dal pegno che impone l’amore per Cristo: la castità. La sua fede vulnerabile si sfalderà come sabbia dopo l’incontro con Agnese (una bellissima donna, algida e problematica, che incarna, ovviamente un tipo di sentimento diverso da quello materno) provocandogli forti emozioni e sarà proprio quella sofferenza e quella passione che lo porterà a prendere un’importante decisione per la sua vita: riabbracciare la fede e finalmente essere un sacerdote per sua libera scelta. I tormenti dei tre protagonisti sono le inquietudini che potrebbero turbare la vita di ogni persona, e il fatto che i personaggi della storia abbiano un retaggio così esasperato non fa altro che rendere la vicenda ancora più forte».
Ve ne mostriamo in anteprima esclusiva un estratto video, nel quale si vede la madre andare in cerca del figlio all’interno di un contesto poco consono a chi indossa l’abito talare.
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