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Attori di carattere: Vincenzo Crocitti
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La parlata strascicata, quel viso paffuto e spesso (volutamente) inebetito gli sono valsi ruoli sostanzialmente sempre similari. Ma prima di finire come corollario necessario e contrapposto nei pecorecci con Anna Maria Rizzoli, la carriera di Vincenzo Crocitti ha viaggiato tra alti e bassi, come tipico di ogni caratterista.

Romano de’ Roma (cresciuto non in un quartiere a caso, ma a Cinecittà), Crocitti comincia al cinema nel ruolo di montatore (assistente di Enzo Micarelli), esordendo come comparsa molto presto nel 1967 all’interno del musicarello “Nel sole”; lo spunto di iniziare la carriera cinematografica era nato qualche tempo prima, frequentando con assiduità lo storico cinema Marconi, un locale che dava film di terza visione, dove quotidianamente si precipitava come tanti altri coetanei all’epoca. Dopo il film con Albano e Romina, Crocitti continua con numerose produzioni a basso budget, anche se il tutto cambia dal mitologico “Giovannona coscialunga disonorata nell’onore” in poi. Quello di Sergio Martino è un film-manifesto per il genere che gli apre una carriera per cui ancora oggi molti lo (ri)conoscono.

Le doti recitative tuttavia non passano inosservate, tanto da rientrare in maniera decisiva nel progetto di Mario Monicelli, come co-protagonista accanto ad Alberto Sordi in quel capolavoro inarrivabile che è stato “Un borghese piccolo piccolo”. Crocitti, protagonista per metà pellicola fino alla sua tragica e ancora oggi memorabile morte, diventa così protagonista anche di altre pellicole d’autore (tra cui il surreale “Melodrammore – E vissero felici e contenti” o il piccolo ruolo in “Magnificat” di Avati, tuttavia molto più avanti in carriera). Proprio il sodalizio con il regista bolognese, che rappresenterà per lui un vero e proprio mentore, lo accompagnerà in maniera fedele fino all’ultimo film in carriera (“Una sconfinata giovinezza”); Avati tuttavia, se avesse potuto, lo avrebbe voluto anche nel successivo progetto (in realtà lo aveva chiamato, ma il tumore che aveva colpito Crocitti non aveva consentito a quest’ultimo di essere arruolabile). Forse anche per questo, il 29 settembre 2010, giorno delle esequie dell’attore romano, nella gremita chiesa capitolina, Avati era tra i più emozionati, fors’anche più degli amici di sempre.

L’alternativa ai film impegnati è stata una florida carriera nella “commedia pruriginosa”, che a partire dagli anni ’80 lo assorbirà quasi totalmente: tra i film più famosi ci sono “Attila flagello di Dio”, “Una vacanza del cactus” e il sotto filone da caserma legato al colonnello Buttiglione…


Monicelli e Laurenti, Avati e Castellano & Pipolo, ma anche numerosi ruoli in alcune delle principali fiction in TV. Un nastro d’Argento e comparsate nei film di Pierino, un David di Donatello e partecipazioni ai progetti dei Vanzina, ruoli accanto ad Alberto Sordi ma anche al fianco di Gianfranco D’Angelo: in una sola parola “versatilità”, la dote più importante per un attore. La dote più grande di uno degli indimenticati caratteristi nostrani.

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