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Attori di carattere: Antonio Catania
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Una serie di post sugli “attori di carattere”, ovvero quegli interpreti solitamente relegati in ruoli di comprimari ma che talvolta, col loro talento, eclissano molti divi celebrati: questa la simpatica idea nata dalla community del sito e coordinata dalla sempre brava Maghella a cui ho accettato di partecipare. Sull’importanza dei caratteristi in un film, mi limito a fare un esempio: un celebre classico come “Casablanca”, venerato da generazioni intere di spettatori, trae indubbiamente molto del suo fascino dall’accoppiata di protagonisti Humphrey Bogart- Ingrid Bergman, ma siamo sicuri che la pellicola sprigionerebbe la stessa magia se non ci fosse lo straordinario contributo di attori come Claude Rains, Peter Lorre, Conrad Veidt, Sidney Greenstreet o Marcel Dalio? Dunque viva i caratteristi, viva questo nuovo omaggio al cinema e… dovendo sceglierne uno, io ho pensato ad Antonio Catania, un volto sicuramente noto al pubblico nostrano.

 

 

Antonio Catania è nato nel 1952 nella cittadina siciliana di Acireale, a circa quindici chilometri dalla città di cui ci ricorda il suo stesso cognome. All’età di circa sedici anni emigra a Milano, intraprende degli studi di Filosofia all’Università, ma poi viene folgorato dal teatro e si diploma presso la Scuola d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano nel 1975. Per alcuni anni calca le tavole del palcoscenico collaborando soprattutto con il Teatro dell’Elfo ed è lì che avviene l’incontro artistico forse più importante, quello con il regista Gabriele Salvatores, che ne intuisce le potenzialità recitative e lo fa debuttare al cinema nel 1987 in “Kamikazen- Ultima notte a Milano”. Con Salvatores Catania tornerà a recitare in “Mediterraneo” nel ruolo del pilota d’aereo Carmelo La Rosa, in “Puerto escondido”, in “Sud” e in “Nirvana”. Antonio Catania non ha certo un fisico molto accattivante, ma costruisce la sua popolarità su un’estrosità recitativa tipica della tradizione dei caratteristi dialettali come un Lello Arena o un Peppino De Filippo: in genere interpreta personaggi coloriti, talvolta bizzarri o paradossali, sempre sul filo del grottesco. Grazie a Salvatores arriva una certa popolarità che è confermata negli anni Novanta dalle partecipazioni, sempre in ruoli secondari, a film come “Le mille bolle blu” di Leone Pompucci, “Cuori al verde” di Giuseppe Piccioni, “Anime fiammeggianti” di Davide Ferrario e “Vesna va veloce” di Carlo Mazzacurati. Uno dei primi ruoli da protagonista arriva nel 1997 ne “Il carniere” di Maurizio Zaccaro, in cui interpreta un italiano che si reca in Croazia per una battuta di caccia ma che si ritrova, ignaro, in mezzo all’incubo della guerra. Il film ottiene apprezzamenti dalla critica ma passa inosservato nelle sale cinematografiche dal pubblico. Molto meglio andrà invece “Pane e tulipani” di Silvio Soldini, che si rivela un inaspettato successo prima in Italia, poi anche all’estero in paesi come la Germania, la Svizzera e perfino gli Stati Uniti: Catania vi interpreta il rozzo commerciante Mimmo Barletta che dimentica la moglie Rosalba in un autogrill durante una gita familiare, poi quando lei si trasferisce a Venezia iniziando una nuova vita, è roso dalla gelosia, pur avendola tradita diverse volte e assume un investigatore privato per riportarla a casa. Catania interpreta lo sgradevole personaggio senza farne una macchietta in una commedia non soltanto turistica, ma basata principalmente sullo studio dei personaggi e delle loro relazioni in situazioni insolite: è un’ottima occasione per essere visto e apprezzato anche all’estero accanto ad un cast eccellente in cui primeggiano Licia Maglietta, Bruno Ganz, Giuseppe Battiston e Marina Massironi. Arrivano anche molti premi, ma il David di Donatello come miglior attore non protagonista gli viene soffiato da Giuseppe Battiston.

 

Negli anni seguenti Catania si divide principalmente fra due filoni: uno più commerciale che include soprattutto alcuni film del trio comico formato da Aldo, Giovanni e Giacomo come “Così è la vita”, “Chiedimi se sono felice” e “La leggenda di Al, John e Jack”, ma anche un paio di film con Verdone “Ma che colpa abbiamo noi” su un gruppo di pazienti in terapia abbandonati dallo psicanalista e “L’amore è eterno finchè dura”, e un altro filone più “d’autore” con partecipazioni a film impegnati di registi più blasonati come “Il consiglio d’Egitto” di Emidio Greco, “Segreti di stato” di “Paolo Benvenuti, “Gli indesiderabili” di Pasquale Scimeca e “La bella gente” di Ivano De Matteo.

Molti anche i film televisivi interpretati dall’attore, fra cui personalmente ho apprezzato soprattutto la serie “Dio vede e provvede” diretta da Enrico Oldoini in cui Angela Finocchiaro recitava una specie di Sister Act nostrana, una prostituta che si rifugiava in convento per sfuggire alla polizia, ma da ricordare anche i ruoli in “Il giudice Mastrangelo” e “Boris”. Fra gli ultimi film interpretati per il cinema “Bar sport” e “La peggiore settimana della mia vita” accanto a Fabio De Luigi, nonché “Il pasticciere” di Luigi Sardiello, insolita commedia con tinte noir in cui Catania torna a vestire un ruolo da protagonista e in cui recita anche la sua vera moglie, Rosaria Russo.

 

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