Terzo giorno di proiezioni a Cannes e tutto sembra filare liscio. Tra chi si lamenta di sale semideserte e di poche presenze critiche italiane sulla Croisette (anche i quotidiani attraversano tempi di spending review), il programma ha ingranato la marcia e presenta ancora una volta 10 lungometraggi, con una piccola variante nella suddivisione delle sezioni: 2 titoli per il Concorso, 1 per il Fuori Concorso, ben 3 per Un Certain Regard, 2 per la Quinzaine e altrettanti per la Semaine.
Scopriamoli insieme.
CONCORSO
SAINT LAURENT
Siamo da poco reduci da un biopic dedicato alla giovinezza dello stilista Yves Saint Laurent ma sapevamo da tempo, con annessi stralci polemici, che Bertrand Bonello ne stava preparando uno tutto suo, supportato da un cast di giovani leve francesi. A nulla sono serviti i moniti di Pierre Bergé che ha invitato a considerare il lavoro di Bertrand solo come un mezzo per far parlar di sé e creare pruriti gossippari: Saint Laurent si presenta a Cannes e lo fa dalla porta principale, raccontando gli anni dell’icona della moda dal 1965 al 1976, sullo sfondo di un mondo in cambiamento. Non è dato sapere molto: il silenzio avvolge l’opera e nessun tipo di materiale promozionale è stato finora distribuito, ad eccezione di poche immagini.
RELATOS SALVAJES
Al momento dell’annuncio della line up del festival lo scorso aprile in molti ci siam chiesti chi fosse l’argentino Damian Szifron, in pratica sconosciuto ai più. Con il passare dei giorni, abbiamo scoperto come dietro a un nome del tutto anonimo si nasconda una delle più grandi promesse della sceneggiatura e della regia del cinema argentino. Con tanta televisione e preparazione alle spalle, Szifron – prodotto da Pedro Almodovar - porta in scena il racconto intrecciato di sei destini chiamati a fare i conti con la propria rabbia: « Mi capita spesso di pensare alla società capitalista occidentale vedendola come una sorta di gabbia trasparente che riduce la nostra sensibilità e distorce i nostri legami con gli altri. Relatos salvajes presenta un gruppo di individui che vivono all'interno di tale gabbia senza essere a conoscenza della sua esistenza. Mentre la maggior parte di noi sarebbe portata a fare un passo indietro o a deprimersi, loro vanno avanti e ingranano la marcia».
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FUORI CONCORSO
THE SALVATION
La nuova fatica del regista e sceneggiatore Kristian Levring, da sempre amico di Lars von Trier (non è un caso che condividano la stessa casa di produzione e un progetto horror da realizzare insieme), ha generato molta attesa sin dal momento in cui è stato annunciato l’inizio delle riprese. Duro western ambientato nell’America del 1870, The Salvation conta su uno dei migliori cast presenti quest’anno sulla Croisette: Mads Mikkelsen (che a Cannes si era fatto notare con Il sospetto), Eva Green, Jeffrey Dean Morgan, Jonathan Pryce e – ciliegina sulla torta – l’ex calciatore Eric Cantona.
In anteprima per il web, eccovene un assaggio con una clip.
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UN CERTAIN REGARD
RUN
Nato nel 1971 ad Abijian, Philippe Lacôte è cresciuto accanto ad una sala cinematografica e, nonostante gli studi linguistici, ha da sempre coltivato la passione per il mondo della celluloide. Con un documentario e vari cortometraggi alle spalle (tra cui uno con protagonista Denis Lavant, presentato al Festival di Rotterdam), Lacôte esordisce nel lungo di fiction con una storia che ci porta dentro ai conflitti ivoriani con protagonista un giovane che assassina il Primo Ministro: «Il più recente conflitto politico-militare in Costa d’Avorio è costato la vita a oltre 3 mila persone. Ho provato a testimoniare con un documentario il decennio di crisi vissuto dal mio Paese ed ora è venuto il momento di riportare alla ribalta quello che è accaduto attraverso una vicenda di finzione, che attraversa e ritrae venti anni della storia e della geografia della Costa d’Avorio. Una vicenda personale che in sé racchiude la storia collettiva di un Paese: ecco cos’è Run. Mi è sembrato il modo migliore per far luce su un incubo da cui ci siamo da poco risvegliato e che stiamo ancora cercando di capire».
THE DISAPPEARANCE OF ELEANOR RIGBY
L’opera prima di Ned Benson è stata già presentata con clamore al festival di Toronto 2013, prima di scomparire dai radar del settore festivaliero. Suddivisa in due differenti capitoli (His ed Hers), a Cannes si presenta sotto la nuova forma di un terzo capitolo unico ed inedito, che al momento non è dato sapere se arriverà anche in Italia (la suddivisione in due capitoli ha invece già un distributore). Al centro del film, vi è la rottura improvvisa di un matrimonio visto da due prospettive antitetiche: quella di lui e quella di lei. Così Benson si pronuncia in merito: «Mi hanno sempre affascinato i rapporti di coppia ed ero molto interessato ad esplorare il modo con cui due persone sperimentano in maniera diversa la stessa cosa. Su una scala più ampia, ho voluto giocare con il concetto di soggettività e con il come tutti noi sperimentiamo gli stessi momenti, gli stessi periodi di tempi e le stesse emozioni, rappresentandole però in maniera differente. Mi son detto: quale modo migliore per riuscirci di scrivere una storia d’amore catturata da entrambe le prospettive?».
WHITE GOD
L’ungherese Kornel Mundruczo, classe 1975, ha sempre visto le sue opere scelte da importanti festival. Dopo l’esordio presente al festival di Locarno del 2002, con i suoi tre film successivi è stato ospitato a Cannes (e per ben due volte in Concorso) e anche White God, la sua ultima fatica, ha ricevuto lo stesso trattamento. Con un racconto visionario e metaforico che parla del legame di una tredicenne con il suo cane e della rivolta dei migliori amici dell’uomo di fronte a una situazione ormai insostenibile, Mundruzco ha voluto realizzare la più politica delle sue opere: «White God è molto critico nei confronti del futuro dell’Ungheria, dove uno stretto gruppo di persone impone regole destinate alla massa. Ovviamente, si può estendere la considerazione all’intera Europa: un gruppo di privilegiati ha in mano diritti e potere e, come se si fosse in un reality show, i politici si sono trasformati in stelle che noi stessi provvediamo a votare. Si tratta di un andamento piuttosto pericoloso e, se non facciamo attenzione, le masse un giorno si ribelleranno come i miei cani».
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QUINZAINE
NATIONAL GALLERY
Dopo essersi dedicato al college di Berkley con il suo precedente documentario, Frederick Wiseman ripone la sua attenzione sulla National Gallery di Londra, presentando un viaggio nel cuore del museo che custodisce capolavori dell’arte occidentale dal Medioevo al XIX secolo. Girato nell’arco di dodici settimane, National Gallery è il ritratto non solo del luogo in sé ma anche delle vite e delle relazioni che lo popolano: «Ho deciso di concentrare la mia attenzione sulla National Gallery per via della sua immensa collezione di opere d’arte, in grado con i suoi 2.400 pezzi unici di coprire una parte significativa della storia della pittura. Rispetto ad altri musei della stessa importanza come il Louvre di Parigi, il Metropolitan di New York o il Prado di Madrid, la National Gallery è piuttosto piccola ma era affascinante esplorare tutto ciò che vi è al suo interno, al di là dell’interazione con l’arte. In più mi divertiva il fatto che gran parte della collezione proviene dalla raccolta di opere personali del Duca di Orléans, messa all’asta dopo la Rivoluzione francese: un aspetto che ho voluto fosse presente nel mio film».
LES COMBATTANTS
Dopo aver esordito con un cortometraggio premiato in vari festival e aver collaborato alla stesura di molte sceneggiatura, Thomas Cailley realizza il suo primo lungometraggio proponendo l’anomala storia d’amore nel corso di un’estate tra due adolescenti, che per forza di cose si trasforma in storia di sopravvivenza. A giocare grande ruolo nella vicenda è la natura, che diviene parte integrante del racconto. A spiegarne il perché è lo stesso Cailley: «Sono cresciuto in Aquitania e da tempo volevo filmare le Lande, le sue foreste e gli immensi laghi. Le sterminate pianure sono spesso interrotte da una duna, da una fila di alberi o dalle case. Il paesaggio tranquillo, inoltre, è regolarmente scosso da cataclismi come le tempeste invernali o gli incendi estivi. E questo è il presupposto di partenza di Les Combattants: un paesaggio tranquillo, un placido lago, sconvolto dall’arrivo brutale di un tifone. Arnaud e Madeleine, i protagonisti, sono diametralmente opposti e il loro più che un incontro è uno scontro che permetterà ai loro due percorsi di spingersi ulteriormente oltre la linea di confine».
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SEMAINE
IT FOLLOWS
Cresciuto nell’area metropolitana di Detroit prima di trasferirsi a Los Angeles, David Robert Mitchell ha stupito tutti nel 2010 con il film d’esordio The Myth of the American Sleepover, presentato in anteprima al SXSW Festival e premiato con il premio speciale della Giuria. Subito scelto dalla Semaine de la Critique, Mitchell vi torna con la sua opera seconda, un horror adolescenziale con protagonista una diciannovenne che dopo un incontro sessuale abbastanza innocente comincia a soffrire di strane visioni e a sentirsi perseguitata. Con una premessa alquanto audace, così Mitchell spiega la genesi della sua nuova fatica: «Il film nasce da un incubo d’infanzia ricorrente che mi ha perseguitato quando avevo all’incirca dieci anni. All’epoca ho sognato di essere nel parco giochi della scuola e di vedere un ragazzo che camminava verso di me. Nel sogno sapevo di avere di fronte un mostro e cominciavo a scappare e, nonostante fuggissi in un luogo isolato, lui era sempre dietro l’angolo e continuava a seguirmi. Anni dopo, considerando quanto l’incubo fosse comune, ho deciso che sarebbe stato interessante trasformare il sogno in film».
RESPIRE
Al suo secondo film da regista, l’attrice Mélanie Laurent sceglie di adattare un romanzo di Anne-Sophie Brasme, con al centro la storia della morbosa amicizia tra Charlie e Sarah, due ragazze adolescenti che formano uno straordinario legame, basato su una scelta condivisa. Chi si aspetta un dramma lesbo-sentimentale, deve però fare i conti con un thriller psicologico che scava dentro alla mente della diciassettenne Charlie nel momento in cui l’amicizia inevitabilmente si incrina.
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