Chi è Takashi Miike? Un regista sopravvalutato? Un autore unico e controverso? Un genio? Un pazzo? Domande criptiche le cui risposte cambierebbero da individuo a individuo, come quelle ai quesiti che sorgono spontanei dopo la visione di IZO. Uno su tutti: chi è Izo? Domanda speculare a quella che ha aperto questa recensione e, come quelle che l'hanno seguita, senza un'unica e unanime risposta. Alternata a immagini rappresentanti il concepimento e la nascita, nella sequenza iniziale si consuma l'esecuzione del nostro protagonista, con tanto di particolari spiecevoli. A questa seguono filmati di repertorio ritraenti dittatori e stragi della nostra Storia moderna. E poi, in ordine sparso, vampiri vestiti da esattori, massacri, violenza, sangue, sicari dalla voce metallica, forse in seguito ad una laringectomia, katane estratte dai luoghi più impensabili, sangue, imperatori con tanto i serpenti intorno al collo, amplessi con madre natura, sangue, Takeshi Kitano, corse sull'infnito (letteralmente), sangue, il nostro "eroe" che viene partorito nuovamente e, infine, altri filmati di repertorio. Come si può immaginare, parlare di trama è quantomeno azzardato.
All'inizio della pellicola, uno dei consiglieri dell'imperatore dice, descrivendo Izo, "lui è la personificazione dell'assurdità", e il resto del film è l'ostinata dimostrazione di questa frase. Viaggio allucinato, potente e visionario dentro la mente del suo regista. Perciò, chiedendosi chi sia Izo, ci si chiede chi sia il suo creatore Miike. Miike è un pazzo, un regista eccentrico, violento, disturbante, prolifico ed eclettico e IZO è la summa del suo cinema e della sua poetica.
Opera unica che ne rispecchia quella omnia, è una pellicola estrema in ogni senso, dalle forti immagini mostrate alla lunga durata che non fa che ribadire l'implacabile eppure controllata fame bulimica (per le situazioni, per gli argomenti trattati e per i generi cinematografici) di Miike. Basta dare un'occhiata ai film più importanti della suo infinita filmografia per essere certi di ciò: sia va dal western (Sukiyaki Western Django, con la partecipazione di Tarantino che ha sempre dichiarato di amarlo) al dramma famigliare con echi di Pasolini (l'odioso Visitor Q), passando per l'horror (il fenomenale Audition), l'atipico cinecomic (il violentissimo Ichi The Killer) e persino il remake (Harakiri, rifacimento del capolavoro di Kobayashi e il fantastico 13 Assassini, forse uno dei suoi film più mainstream, ma anche uno di quelli più riusciti). Izo è tutto questo. Izo è il rancore e la rabbia umana che non può mai morire e che si manifesta in diverse epoche e in diversi luoghi. "La storia è fatta di massacri" dice uno dei personaggi, e Izo uccide chiunque per impedire che essa si fermi, in una visione del mondo violenta e senza speranza, ma a tratti pervasa da uno humor nero e cattivo, che si manifesta con passaggi che sconfinano nel trash, dove Miike abbandona la sua ricerca dell'inquadratura perfetta e dei suoi lunghissimi e immobili piani sequenza per imbastire una regia che sembra trasandata e scialba. Ma tutto è funzionale, tutto è, stranamente, calibrato. Siamo davanti a un regista e a un'opera unica. Siamo davanti a Takashi Miike e al suo film più rappresentativo e (forse) estremo. Due ore e dieci di informazioni, digressioni, combattimenti, simbolismi impossibili da interpretare per occidentali quali siamo e problemi esistenziali. Due ore e dieci di Miike. Niente di più, niente di meno. Nonostante la standing ovation di Quentin Tarantino nella sala muta e annichilita dopo la visione della pellicola alla Mostra Del Cinema di Venezia, il film è rimasto senza distribuzione in Italia. Ma ora, a dieci anni dalla sua realizzazione, è giusto recuperarlo, e grazie a youtube ciò è possibile.
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