….... e ce ne sarebbero molti altri bravi registi che si sono lanciati nell'epoca medievale. Io non volevo farla troppo lunga, ma la play del Post è aperta a chiunque voglia contribuire aggiungendo nomi e film che gli hanno suscitato emozioni e ricordi …..
Ridley Scott
E' il mio regista preferito, non tanto per le storie raccontate nei suoi due film “ Le crociate “ e “ Robin Hood “, quanto per le ambientazioni molto ricercate e fedeli dell'epoca, le scenografie e le scene di azione nelle battaglie.
Dal 2000 in poi, ha investito parecchio nei dettagli, nella fotografia e nella scenografia ( anche se già dai suoi esordi, con pochi mezzi e pochi soldi, si era già fatto notare e premiare, basta pensare a “ I Duellanti “ del 1977 ).
E' attento ai particolari quasi in forma maniacale ed eclettico per eccellenza, dato che ha dato origine a veri e propri film-cult nei più diversi generi cinematografici ( “ Alien “ , “ Blade Runner “ e “ Thelma & Louise “, per citarne alcuni ).
Se ne “ Le Crociate , del 2005, ha avuto un vero e proprio occhio di riguardo nel dipingere la figura di Saladino come grande condottiero guerrafondaio dai risvolti umani verso il nemico e non ha fatto sconti alla dispotica accozzaglia di gestori di quello che rimaneva del Regno di Gerusalemme dopo la morte in giovane età, consumato dalla lebbra, di Re Baldovino II ( ed anche prima ), in “ Robin Hood “, del 2010, ha voluto raccontare la storia in modo personale sul mitico re della foresta di Sherwood, le sue origini, a partire dall'umile, ma decisiva nelle guerre di allora, militanza negli arcieri scelti ( a quell'epoca erano anche i nostri odierni assaltatori ) a servizio di Re Riccardo Cuor di Leone e la sua trasformazione, per opportunità durante il rimpatrio, nel Signore di Loxley, piccolo nobile di ritorno dalle Crociate, diventato nel corso della storia Robin Hood. Un solo ( ma notevole ) neo, secondo il mio modesto parere, anzi due : ne “ Le Crociate “ la parte di Baliano di Ibelin è stata un po' svilita dalla pochezza espressiva e recitativa di O. Bloom, in “ Robin Hood “ la scelta di portarsi sempre dietro come acclarato sodalizio artistico ( dai tempi de “ Il gladiatore “, del 1995) il buon Russel Crowe, non ha pagato, in quanto l'attore australiano mi è parso svogliato e maldisposto, imponendo adirittura la presenza al suo fianco di due suoi amici-cantanti che lo accompagnano come attori nella durata del film.
Mario Monicelli
Anche “ il maestro “ è stato un fulgido esempio di eclettismo, ma sempre rimanendo fedele al suo genere prediletto : la commedia all'italiana. Appena si discosta dall'ambientazione e dall'epoca del dopoguerra, portandovi sempre però l'italiano medio di allora, lo stesso personaggio, furbo, cialtrone, opportunista, guascone ma anche sensibile, solidale, altruista, idealista, dà alla luce 2 veri e propri capolavori in epoche storiche diverse, che sono a mio avviso“ La Grande guerra “ del 1959 e il mitico ed inarrivabile medieval- storico- comico “ L'Armata Brancaleone “ del 1966. I francesi ci hanno provato a farci ridere con il Medioevo (riuscendoci anche ), ma 27 anni dopo ( sic! ) con “ I Visitatori “ di Poirè.
Certo gli anni 50' e 60' erano anni d'oro per la qualità dei nostri grandi attori, tra cui Monicelli pescava a piene mani, il terreno era molto fertile nella “ materia prima “ sul set, ci riprovò con “ Brancaleone alle crociate “ del 1970, naturale seguito ( ma non all'altezza del primo, nonostante l'ottima prova recitativa di V. Gassman, A. Celi e i giovanissimi P. Villaggio, G. Proietti e S. Sandrelli ) e “ Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno “ del 1984, che annoverava un ottimo cast di attori ( Tognazzi e Sordi su tutti e i giovani ma validi Arena e Ninchetti ), film che sembrava fatto appositamente perchè il buon Mario si divertisse durante le riprese ( sarò un po' ingeneroso verso il grande regista, ma pecche nella sceneggiatura sono evidenti e grossolane ).
La sua ironia, sarcastica e pungente, lo hanno reso celebre e non solo per i suoi film di genere medievale.
Sapeva trasmettere agli attori esattamente quello che poi si traduceva in scena, con una convinzione e una semplicità d'animo disarmante. Anche grandi star acclarate, attori dalla forte personalità, venivano messi con le spalle al muro e si piegavano alle sue esigenze cinematografiche.
Pupi Avati
E' un altro regista che annovero tra i “ grandi “ del panorama cinematografico passato ed odierno. Pupi Avati ha avuto sempre un gran interesse ed un occhio attento per le emozioni forti dell'animo, sa fondere nelle sue storie e nei suoi personaggi il giusto mix di comportamenti più o meno razionali della natura umana.
Sapendo bene di confezionare “ prodotti “ a rischio per la riuscita commerciale, si è tuffato con entusiasmo nell'epoca medievale prima in “ Magnificat “, del 1993, poi ne “ I cavalieri che fecero l'impresa “ del 2002. Nel primo intreccia più storie quotidiane di persone appartenenti a diversi ceti sociali nell' Alto medioevo, storie in tempo di pace, i quali erano abbastanza brevi, che hanno in comune la superstizione religiosa, la vita e sopratutto la morte, accettata con ineluttabilità nel vivere quotidiano, talmente forte e presente, che il confine con la vita stessa era labile e indefinito.
Io lo definisco il “ Film storico medievale “ per eccellenza ( personalissimo e opinabile parere, diamine! ).
Nel secondo film, siamo a metà del XIII secolo, quindi nel Basso Medioevo, dà una sua versione sul recupero della Sacra Sindone ( la reliquia delle reliquie ), dalla Terra Santa all' Occidente, quanto di più attendibile ci si possa aspettare, visto che anche le cronache di allora ne hanno accertato la sparizione per più di 200 anni.
In ambedue i film siamo di fronte ad una buona filologia nella ricostruzione degli avvenimenti e di una fedeltà nelle ambientazioni e le scenografie di qualità eccelsa, supportata da una recitazione degli attori all'altezza.
Mel Gibson
Mel Gibson, ancora attore, mi ha sempre fatto intendere che amava la “ potenza espressiva ” delle immagini che bucano lo schermo, prendono alla gola e allo stomaco lo spettatore e lo mollano solo ai titoli di coda e anche oltre, tipica caratteristica dei kolossal americani.
Ha cercato un'eroe nazionale europeo che avesse lottato per la libertà del suo popolo, andando indietro di ben 6 secoli e ha preso lo spettatore, oltre alla gola ed allo stomaco, anche al cuore, ottenendo un successo che secondo me non si aspettava nemmeno lui. E' nato un'altro capolavoro : “ Breveheart “, del 1995.
Attori presi anche in pub scozzesi e pagati a giornata, suggestive riprese effettuate dall'aereo del bellissimo territorio naturale dei pascoli scozzesi che si fondono nel mare, memorabili battaglie curate nei minimi particolari e dialoghi mai sopra le righe degli attori principali ( ottime le interpretazioni di Sophie Marceau e Patrick Mc Goohan), hanno risvegliato ( non che sia mai stato sopito ! ) l'orgoglio nazionale scozzese, tanto che negli spogliatoi della squadra nazionale di rugby, dal 1996 in poi, prima del match del “6 nazioni” contro l'Inghilterra, giocatori, tecnici e dirigenti accennano con un suonatore di cornamusa, la colonna sonora del film, da brividi e da oscar anch'essa.
Non avrei mai pensato che un attore-regista americano riuscisse così bene ad interpretare e girare ( sceneggiatore Randall Wallace e produttore lo stesso Gibson ) un film su di una storia realmente accaduta nel Medioevo e facente parte della lunghissima guerra tra Scozia ed Inghilterra di quei tempi.
Bravo Mel ( William Wallace ) : 10 e lode !
Richard Donner
Altro regista americano che ha avuto sempre nelle corde delle sue trame nei vari generi dei film che ha diretto, il sentimento, l'avventura, il ritmo e l'azione,come elementi principe.
Indimenticabile per intere generazioni “ Ladyhawke “, del 1985, bellissima storia d'amore di genere medieval-fantasy, interpretata magistralmente da Rutger Hauer all'apice della carriera e una brava e allora giovane e bellissima, Michelle Pfaiffer.
18 anni dopo ha diretto “ Timeline “, godibile film sentimental -storico - medievale con sfondo fantasy, girato con l'autorevolezza, il ritmo e l'intensità di alcuni tra i suoi film più apprezzati , la serie di “ Arma letale “.
Con lui non ci si annoia mai, qualunque tema ed epoca affronti.
Luc Besson
E' uno dei registi francesi che affrontano la realtà nuda e cruda riportandola sul set, sia nel genere di storia ( o malastoria ) contemporanea ( film-cult : “Nikita “ e “ Leon “ ), sia quando va a ritroso nel tempo e firma il rischioso, impegnativo e ambizioso “ Giovanna D'arco “, del 1999. Non ha paura dei flop più o meno annunciati e sopratutto della critica, con la quale ha un rapporto che definire conflittuale è riduttivo ma è molto amato dal pubblico transalpino.
In “ Giovanna d'Arco “, film proposto in tantissime versioni tutte diverse tra loro e a più riprese nel tempo da vari registi, ha il coraggio di osare ( è pur sempre un film su di una santa ) in scene molto spinte e sanguinolente, nei saccheggi e nelle battaglie, sangue chiama sangue e lui non si tira certo indietro, e, vista l'epoca, non gli si può dar torto. Ha il pregio in questo film ( aiutato da un cast di attori molto in forma nei vari ruoli assegnatigli ) di mettere sonoramente alla berlina tutta l'alta nobiltà francese dell'epoca, comprese, sopratutto, le alte sfere ecclesiastiche locali, facendo passare gli inglesi ( siamo in piena “ guerra dei cent'anni “, chiamata così ma durata più di 130 ) per predatori feroci ed opportunisti, come sono quasi sempre stati effettivamente in tutto il Basso Medioevo.
Renzo Martinelli
E' il regista, sceneggiatore e produttore italiano tra i più criticati e vituperati dalla critica specializzata e tacciato di
“ sfrontato leghismo “ dai suoi detrattori di questo o quel pensiero politico.
Nella sua incursione nel Basso Medioevo, gira un film su uno dei nostri pochi eroi medievali italiani degni di essere ricordati ( anche lui combatteva per la fine dell'oppressione e per la libertà ) : Alberto da Giussano ( Raz Degan gli dà le forme ), eroe della “ Battaglia di Legnano “ del 1176 A.D.
Martinelli però, curiosamente, il suo film lo intitola “ Barbarossa “, del 2009, sopranome di tal Federico I di Honeustaufen, imperatore germanico ( interpretato da Rutger Hauer ), oppressore e poi nemico delle popolazioni della nostra Val Padana.
Aldilà di tutte le critiche che gli piovono addosso da anni ( e non solo per questo film ), il mio pensiero è che non sono più tanti i registi italiani che si buttano in avventure nel girare film storici di qualunque epoca ( lui ci ha riprovato girando lo storico 11 settembre 1683 ).
Il loro coraggio và comunque lodato, per l'impegno e la discreta qualità del “ Barbarossa “ ( ambientazione, fedeltà storica, recitazione nella media e azione ), film che riporta lo spettatore indietro nel tempo e fa intravedere l'onestà intellettuale del regista, che ha voluto fare una cronaca dei fatti adattata alle esigenze cinematografiche odierne
Per me niente di più e niente di meno.
Christopher Smith
Il regista e sceneggiatore inglese, rischia e parecchio, girando “ Black Death “, del 2010, sceneggiato da Dario Poloni. Sposta l'attenzione su una storia nel XIV secolo rispetto alla contemporaneità in cui ha ambientato i suoi precedenti film.
Gli dà la sua solita impronta noir - horror, di cui il British Indipendent Film Awards e critica inglese gli hanno già attestato stima e riconoscimenti, ma ben appigliata ai reali eventi storici nell'Inghilterra di quel periodo.
La superstizione religiosa anche per solo un'eretico ( o presunto tale ) capo di una comunità di anime completamente soggiogata da lui ( in questo caso era una lei ), ritiratisi nelle campagne per sfuggire in principal modo ad un'ennesima epidemia di peste, si incrocia con la storia personale di un giovane novizio di un non meglio precisato ordine di monaci che accompagna una squadriglia di soldati inquisitori che agivano su mandato del clero locale. L'introspettiva delle personalità dei personaggi è buona, la trama è scorrevole e coinvolgente, come l'amaro ed assurdo ( ma non così tanto ) finale. Onesti mestieranti come attori, tra di essi Sean Bean, e qualche effetto splatter ( non poi tanto spinto, oserei dire crudo ), confezionano un film per me credibile ed accettabile.
Uno di quei registi che sa raccontare con oggettività i fatti, costruendosi una storia solida con buone basi storiche.
Bravo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta