Il semaforo nasce come momento di pura evasione. Non c’è critica né approfondimento ma solo la sana e consapevole libidine di ciarlare del nulla, di sfogarsi di seguito ad un’intensa settimana cinematografica fatta di uscite in sala, film in televisione, dichiarazioni sui giornali ed inevitabili polemiche. Ogni fine settimana film o personaggi saranno presi di mira o premiati per qualcosa che li riguarda. Il meccanismo è semplice: tre semafori rossi per qualcosa da bocciare, tre gialli per qualcosa che ci ha lasciati perplessi e tre verdi per qualcosa da premiare. In più, ai semafori potrebbero aggiungersi anche due pass speciali, uno positivo chiamato All Access e uno negativo denominato No Entry, concessi in via del tutto eccezionale a chi si è distinto notevolmente per un verso o per l’altro. Nello spazio commenti, chiunque può contribuire a dire la sua durante l’arco della settimana e vedere il weekend successivo la propria osservazione passare sotto i riflettori per un confronto più ampio.
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DIARIO DI UN MANIACO PER BENE: Giorgio Pasotti diventerà il nostro James Franco. Dite che esagero? Non credo: è iperattivo. Nel giro di poche settimane lo abbiamo visto in Nottetempo, Un matrimonio da favola e Non avere paura – Un’amicizia con papa Wojtyla. Ora torna (in realtà, non se n’è mai andato) in sala con il lungometraggio indipendente di Michele Picchi, commedia presentata allo scorso Festival di Taormina (si, esiste ancora, per chi se lo stesse chiedendo).
LA VOCE UMANA: Il corto di Edoardo Ponti sarà proiettato al festival di Cannes. Motivo? Ha nel cast mamma Sophia Loren, invitata d’onore alla Croisette. Vincitrice di un premio per la migliore interpretazione femminile nel 1961 per La ciociara e presidente di giuria nel 1966 (anno in cui il Grand Prix andò ad ex aequo a Signore & signori di Germi e Un uomo, una donna di Lelouch), la Loren accompagnerà la proiezione della versione restaurata di Matrimonio all’italiana. Come si direbbe su Facebook, ci piace. E pure molto.
XENIA: Descritto come una moderna odissea greca, Xenia di Panos H. Koutras sarà presentato nella sezione Un certain regard del prossimo festival di Cannes, preannunciandosi come il titolo più gaio della manifestazione. Icona simbolo dei due protagonisti è infatti la nostra Patty Pravo, le cui canzoni faranno da sfondo alla vicenda e che si è prestata ad un simpatico cameo nei panni di se stessa. Attenzione, però: la Pravo non è l’unica icona gay italiana “presente” nel film. Il trailer è infatti sulle note di Rumore della nostra Raffa nazionale, che a Cannes l'anno scorso risuonava nella soundtrack del poi "oscarizzato" La grande bellezza. Vedere per credere. E, come se non bastasse ciò, l'ondata musicale gay friendly continua con T'appartengo di Ambra Angiolini, scelta come canzone portante del trailer di Le meraviglie di Alice Rohrwacher: a quando un Cristiano Malgioglio d'annata?
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IL MONDO FINO IN FONDO: In principio fu Scialla, a cui fece seguito Un giorno speciale. Silenzio per quasi un anno e nel giro di poco tempo il coattello Filippo Scicchitano si ripresenta al pubblico con Allacciate le cinture di Ozpetek e Il mondo fino in fondo di Lunardelli. E la sorpresa dove sta? Semplice: ripete ancora per due volte lo stesso ruolo. Dopo il coatto, quello del giovane omosessuale. Non che ci sia nulla di male a ripetersi ma esiste anche una legge non scritta per cui non si interpreta mai per due volte di seguito lo stesso tipo di personaggio se non si vuole rimanere imprigionati in un clichè. Aspettiamo (o, meglio, temiamo) i nuovi passi di Filippo.
AMORE OGGI: Sky Cinema esordisce in sala e lo fa con una commedia ad episodi, distribuita grazie al supporto di 20thCentury Fox Italia (nessuna sorpresa: il proprietario è sempre lo stesso). La forzatura sta però nel fatto che Amore oggi è in realtà nato come film per la tv, trasmesso con discreto riscontro lo scorso 14 febbraio. Qualcuno spieghi tale scelta controsenso: con tutti i limiti che il formato presuppone e con centinaia di migliaia di persone che lo hanno già visto, che fortuna avrà mai il titolo?
TRACKS – ATTRAVERSO IL DESERTO: Che bello il deserto dell’Australia. Che belli i dromedari, il cane e gli allevatori stronzi. Che belli gli aborigeni che non parlano e che t’aiutano. Che belle le immagini “esotiche” da National Geographic, che bello Adam Driver e che bella Mia Wasikowska. Che bello tutto. Ma siamo sicuri che la storia di Robyn Davidson e dei suoi 2700 km attraversati sia davvero quella? Più di qualche dubbio rimane. Complimenti però alla Wasikowska, destinata nel giro di poche settimane ad essere in sala con tre titoli differenti che permetteranno a chiunque di ricordarsi il suo impronunciabile cognome.
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BRICK MANSIONS: Il sospetto è che tale titolo sia arrivato in sala per un solo motivo. Già, la presenza del compianto (?) Paul Walker: il suo nome e la macabra voglia di mostrare al pubblico la sua ultima fatica hanno sicuramente spinto il titolo in sala ma la qualità lascia di molto a desiderare. Siamo di fronte a un remake che piacerà molto al pubblico del sabato pomeriggio ma cinematograficamente parlando sarebbe stata auspicabile semmai la distribuzione di Hours di Eric Heisserer, lungometraggio in cui Walker dimostra discrete qualità attoriali. Senza essere necessariamente né fast né furious.
IL VENDITORE DI MEDICINE: Ecco il film d’autore italiano della settimana. Non me ne voglia il caro Ignazio Oliva, che meriterebbe ben altra sorte, ma siamo di fronte all’ennesimo caso di opera presuntuosa, pretestuosa e sinistroide. Sensazione tra l’altro appesantita da Marco Travaglio, che da quando Silvio pensa ai nonnetti si annoia a morte e recita anche male. Speriamo di non vederlo mai più recitare e che trovi presto un nuovo nemico contro cui esercitare quel po’ che rimane della sua verve.
UN FIDANZATO PER MIA MOGLIE: L’uscita in sala dell’opera porta un po’ di curiosità intorno a Davide Marengo, regista alquanto versatile in grado di destreggiarsi tra vari generi, dalla commedia (Notturno bus era tutto tranne che un brutto film) al poliziesco (la serie Crimini 2 ne è la prova concreta). Prima di Un fidanzato per mia moglie, Marengo ha realizzato Breve storia di lunghi tradimenti, passato al Festival di Roma e poi caduto nel dimenticatoio. Diretti da lui erano Maya Sansa, Carolina Crescentini, Guido Caprino e Philippe Leroy. Niente però ci informa dei motivi per cui, pur venduto all’estero da Intramovies, non arrivi in sala. Rimarrà un eterno mistero al pari di Ti amo troppo per dirtelo di Marco Ponti.
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GRACE DI MONACO: L’opera di Dahan scelta per aprire Cannes 2014 è solo un pretesto. Il divieto di accesso va al produttore americano Weinstein, che si ostina a chiedere dei drastici tagli e un montaggio diverso al cineasta francese, pena altrimenti la ritardata uscita nelle sale americane. Weinstein non è nuovo a tali atteggiamenti: solo negli ultimi tempi sono finiti sotto la sua scure e danneggiati This Must Be the Place di Paolo Sorrentino, C’era una volta a New York di James Gray e Snowpiercer di Joon-ho Bong. E non sempre ha ragione: le manie di onnipotenza dovrebbero rispettare le scelte degli autori, evitando la conformazione al gusto e all’estetica di un solo individuo.
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TOKAREV: La domanda è sempre la stessa: quanti film alimentari interpreta ogni anno Nicolas Cage? Tanti, è l’unica risposta ammissibile, dato che è difficile elencarli tutti ed anche Imdb ci rinuncia. Una cosa però va ammessa: ogni opera, nel bene e nel male, smuove il web. E la regola non risparmia neanche Tokarev, uno degli ultimi arrivati. Appena messo online in streaming da un noto sito pirata, è già cult.
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