Oggi non avrebbe dovuto essere qui, punto. Il sabato non si dovrebbe lavorare. Soprattutto alla vigilia di un evento epocale: la santificazione di ben due papi (da parte di un papa che lui comunque non amava particolarmente, troppo gentile e poco secolarizzato). Ma l’occasione èra troppo ghiotta: una tavolata da 20 non capitava molto spesso. Mentre cucinava le specialità liguri per i commensali pensava con nostalgia alla sua amata cucina veneta: sapori veraci ed originali, non come questo confusionario mix di piatti imbastarditi da infiniti e blasfemi scambi enogastronomici della città portuale. Fegato alla veneziana, baccalà alla vicentina, riso con i bruscandoli, ecco i piatti che avrebbe voluto cucinare nel suo ristorante. Ma, purtroppo, per questi ignoranti culinari non funzionavano. Troppo terrigni per i loro disabituati palati cittadini.
Li ascoltava parlare in un crescendo vocale quasi assordante per la scarsa potenza del microfono piazzato dietro il bottiglione da dieci litri di Bonarda posto su un’ampia mensola al di sopra delle tavolate. Gli piaceva spiare i clienti: rinfrescava la sua motivazione. Li ascoltava parlare, le capaci mani autonome nel loro pigro operare sui cibi, di argomenti disparati, soprattutto cinematografici. Discorsi senza senso su quell’attore lì o quello sceneggiatore tal’altro, la tal rivoluzionaria serie Tv e l’assurdità di parecchi titoli italiani rispetto a quelli originale. Discorsi senza senso, appunto, che provenivano da una pletora di dialetti: liguri, ovviamente, ma anche veronesi, milanesi, romani, torinesi, toscani, emiliani e perfino bresciani e campani. Un’accozzaglia eterogenea, non c’è che dire. Che con il suo cianciare intellettualoide iniziava ad infastidirlo (ci sarà stato anche qualche comunista, immaginava). Finché il crescente consumo di vino non spostò la discussione, inevitabilmente, sulla politica. Con conseguente aumento del volume delle voci e il successivo spegnimento del microfono da parte sua. Mancavano, in ogni caso, ancora una decina di minuti….poteva evitarsi lo strazio di ascoltarli ulteriormente.
Più tardi, al termine del turno delle cameriere, il silenzio regnava sovrano. L’effetto era stato raggiunto. Anche questa settimana la specialità del martedì sarebbe stata in tavola, da condividere con i suoi compagni serenissimi. Questo pensava mentre rimirava i corpi distesi sulle due lunghe tavolate. La sua “pozione” magica aveva avuto l’effetto sperato. Ne era sicuro, anche se negli ultimi tempi, causa la sua memoria ballerina, tendeva sempre più spesso a “imbrogliarne” le dosi, confondendo grammi con microgrammi dei suoi preziosi intrugli soporiferi.
Ora, però, si sentiva stanco. Avrebbe continuato il suo lavoro l’indomani mattina, di buon ora. Il buon macellaio si sveglia sempre all’alba, per lavorare la carne fresca ricca della sua primizia essenza. E qui vedeva dei bei tagli, soprattutto dai quarti dei due lungaccioni. Il loro abituale rito purificatorio del martedì avrebbe avuto ancora luogo, come da 10 anni a questa parte. E, magari, se ne avesse avuto voglia, avrebbe preparato anche la sua rinomata salsa verde, per accompagnare le libagioni.
Si svegliò fresco e riposato, carico di energie per l’importante compito che lo aspettava. Il suo istinto, però, lo fece arretrare fulmineamente dal vicolo che affacciava sulla strada del ristorante, ad una ventina di metri dall’entrata. Troppo movimento, per una uggiosa domenica mattina. Appena in tempo per vedere sfrecciare due volanti della Polizia richiamati dallo sbracciarsi di un paio degli avventori della sera prima. Diavolo, doveva di nuovo aver confuso le dosi. Dannazione ! Sarebbe dovuto sparire di nuovo. Nessun reale problema, comunque. Il ristorante era intestato ad un ignaro prestanome e nessuno dei clienti aveva mai visto il suo (vero) volto: neanche le cameriere, che comunque erano all’oscuro di tutto. Era al sicuro, seppur leggermente amareggiato per il suo fallimento; sperava che i suoi compagni avrebbero capito.
Con un ultima occhiata si allontanò dalla zona, in direzione della fermata dell’autobus, mentre la confusione davanti al locale non faceva che aumentare (c’era perfino una ragazza che continuava a scattare foto in giro).
Maledetti cinefili, non li facevo così coriacei.
NDA: la presenza di eventuali fatti o personaggi somiglianti alla realtà è, ovviamente, ardentemente voluta ! Un ringraziamento particolare a tutti i personaggi interventi alla fatal cena e soprattutto al nostro Virglio: Luca alias Labbro ed al convitato di pietra, il grande Maso !
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Altre versioni della storia:
1) Quel pomeriggio di un giorno da cani di Billykwan
2 I know the pieces fit (Genova, 26/04/2014) di giuvax
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