Il semaforo nasce come momento di pura evasione. Non c’è critica né approfondimento ma solo la sana e consapevole libidine di ciarlare del nulla, di sfogarsi di seguito ad un’intensa settimana cinematografica fatta di uscite in sala, film in televisione, dichiarazioni sui giornali ed inevitabili polemiche. Ogni fine settimana film o personaggi saranno presi di mira o premiati per qualcosa che li riguarda. Il meccanismo è semplice: tre semafori rossi per qualcosa da bocciare, tre gialli per qualcosa che ci ha lasciati perplessi e tre verdi per qualcosa da premiare. In più, ai semafori potrebbero aggiungersi anche due pass speciali, uno positivo chiamato All Access e uno negativo denominato No Entry, concessi in via del tutto eccezionale a chi si è distinto notevolmente per un verso o per l’altro. Nello spazio commenti, chiunque può contribuire a dire la sua durante l’arco della settimana e vedere il weekend successivo la propria osservazione passare sotto i riflettori per un confronto più ampio.
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UN FIDANZATO PER MIA MOGLIE: Riconoscimento speciale per la faccia tosta di Luca e Paolo e di Geppy Cucciari. Nonostante i loro ultimi programmi televisivi – Giass su Canale 5 e Dopotutto non è brutto su Rai 1 - siano stati massacrati dalla critica e dagli ascolti, le due ex iene e la comica sarda si riaffacciano prepotentemente al cinema con il film di Marengo e, con le loro discutibili qualità di attori, rivelano già con il numero delle visualizzazioni del trailer di aver fatto breccia. Rimane da capire nei cuori di chi.
PARTY GIRL: Merito al festival di Cannes di aver scelto un’opera di tre registi emergenti per aprire la sezione Un certain regard. Dove l’anno scorso con Bling Ring regnavano glamour, paparazzi e ragazzine in preda a crisi ormonali per i loro divetti preferiti, quest’anno si lascia spazio a qualcosa di più autoriale, che mischia documentario e finzione per trattare argomenti (a detta di molti) abbastanza spinti.
LUPIN III: Alzi la mano chi non ha mai pensato una volta a come sarebbe Lupin, l’incorreggibile Lupin dei nostri pomeriggi animati televisivi, in carne ed ossa. Dal Giappone sembrano averci sentito e il prossimo 30 agosto un adattamento in live action del famoso manga è pronto a sbarcare nelle sale. Dalle prime immagini promozionali diffuse, nulla sembra far rimpiangere Lupin, Zenigata & Co.
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MEGAN MONTANER: Pochi esperti della settima arte sanno chi è. Quasi quattro milioni di teledipendenti, invece, conoscono a memoria le gesta della sua Pepa nella rivelazione televisiva dell’anno: la serie spagnola Il segreto. Lasciati i panni dell’eroina della Spagna di inizio Novecento, la Montaner ha fatto il grande salto ed è arrivata al cinema con due opere molto diverse tra loro: la commedia Por un puñado de besos e il dramma Dioses y perros, molto apprezzato dalla critica. La faccia ce l’ha, le qualità recitative “serie” attendiamo di vederle.
NYMPH()MANIAC: Tanto rumore per nulla. Fiumi di inchiostro sui giornali, web alla ricerca delle scene più piccanti, interviste ai protagonisti centellinate e valanghe di dichiarazioni stampa e materiale promozionale. Eppure, gli incassi worldwide latitano e l’Italia, checché ne dica il distributore con enfatici comunicati stampa, non è da meno: solo 334.000 euro incassati durante il primo weekend in oltre 130 sale.
NON AVERE PAURA: Pasqua è alle porte e, come ad ogni ricorrenza religiosa che si rispetti, decine e decine di titoli a sfondo sacro sono pronti ad invadere la televisione. Dall’inossidabile La tunica all’immarcescibile Ben Hur passando per La Bibbia e arrivando a Non avere paura, non ci sarà scampo per nessuno. Rimane da chiedersi quale sarà l’accoglienza del pubblico, in un momento in cui dall’altra parte dell’oceano i film a tema si rivelano campioni di interesse e box office (Son of God, God’s Not Dead e Heaven for Real sono solo la punta di un iceberg di un fenomeno che meriterebbe attenta analisi sociologica).
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UN MATRIMONIO DA FAVOLA: Non ce ne voglia la premiata ditta Carlo&Enrico Vanzina ma non ne possiamo più di vedere le loro fatiche premiate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Contributo economico o solo puro riconoscimento andrebbero riservati ad opere di caratura maggiore e a nulla serve l’intervista santino della Marmiroli su FilmTv cartaceo: il puro svago non può confondersi con la cultura. Del resto, poi, gli ultimi film dei Vanzina non si sono nemmeno distinti al box office: qualcuno dovrebbe spiegarci come riescano a girarne anche tre all’anno. Per chi se lo stesse chiedendo: inizieranno a breve le riprese di una loro nuova commedia, protagonisti Bova e la sempre più sprecata Angiolini nei panni di una coppia di quarantenni in crisi, che si ritrovano all’improvviso bambini. Sapessi che novità.
UN GIORNO COME TANTI: Che fine ha fatto il film di Reitman con Kate Winslet tratto dal romanzo di Joyce Manard? Dato in uscita prima a gennaio e poi a marzo, è scomparso improvvisamente (complice un disastroso incasso americano) dai listini Universal. E non è l’unico lungometraggio dato ormai per disperso. Gli fanno compagnia Jack Ryan, la trilogia Paradise di Seidl, Il luogo delle ombre e tanti altri titoli, annunciati in pompa magna dai distributori (per far numero?) e poi svaniti nel nulla.
RODOLFO VALENTINO – LA LEGGENDA: Perché? C’era davvero bisogno di intaccare il mito facendolo interpretare da nientepopodimenoche Gabriel Garko? Senza aver visto il filmtv in due puntate e di conseguenza poterne valutare la portata artistica, ci siam già fatti un’idea dagli argomenti che imperversano sulle riviste: il regista medita di far causa a Mediaset per una scena di nudo frontale maschile tagliata. Si, siamo a questi livelli: povero Rodolfo Valentino.
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CARLO MAZZACURATI: In occasione dell’uscita in sala di La sedia della felicità, Rai Movie ha deciso di omaggiare il regista da poco prematuramente scomparso con un ciclo dedicato alle sue opere: dal dimenticato Notte italiana (rimasto bloccato per anni da una questione di diritti d’autore) al penultimo La passione. Chapeau alla rete, a cui però consigliamo di non ricordarsi dei cicli solo per circostanze luttuose: con il magazzino titoli di Rai Cinema, sarebbe bello che ci si orientasse (come un tempo) su rassegne monoautoriali anche per omaggi in vita.
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NOAH: Tanto tuonò che piovve. Noè? Un ubriacone simile a un Beppe Grillo de’ noantri. Dialoghi scontati, due coccodrilli e un orangotango e una storia che non spiega le inutili polemiche o i divieti che hanno acceso evitabilissime discussioni nelle comunità religiose di tutto il mondo. Aronofsky ha fatto il passo più lungo della gamba e sembra essere scivolato sulle piume lasciate dalla Portman in Cigno nero (già di per sé discutibile). Bravo è bravo ma ci saremmo aspettati ben altro: se non fosse per gli effetti speciali e i nomi altisonanti nel cast, il suo Noah, angeli compresi, sarebbe degno della miglior tradizione Asylum.
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