Henry guardò fuori dall'oblò le nuvole che giocavano con l'ala dell'aereo che da New York lo trasportava a Stuttgart, reclinò lo schienale e, ad occhi aperti, ripensò alla sua gioventù , a quell'amico del cuore che cinquantacinque anni prima aveva lasciato e non aveva più sentito. Henry si chiamava Hans a quei tempi e viveva in simbiosi con quell'amico di nobile stirpe , Konradin Von..., che non disdegnava passare le giornate con questo ebreo di media borghesia, appassionato come lui di archeologia, tennis, musica e ragazze. Poi arrivò il nazismo e Hans fu mandato da un parente in America. Si lasciarono piangendo e tra le lacrime giurarono di rivedersi prima o poi; ora Henry tornava a cercarlo. La città, come immaginava , era cambiata totalmente. Il suo quartiere, completamente distrutto dai bombardamenti, era risorto con nuovi stili e persone frettolose e poco inclini alla conversazione; non riuscì ad ottenere nessuna informazione sulla famiglia del suo amico malgrado faticose ricerche. Deluso e stanco Henry si recò alla sua vecchia scuola e al suo posto trovò un moderno palazzo di vetro che esponeva all'esterno una grande lapide con i nomi degli ex alunni morti in guerra. Distrattamente si soffermò sull'elenco quando rimase agghiacciato nel leggere il nome del suo amico "giustiziato nel 1944 a seguito del compotto contro Hitler". L'amarezza gli riempì il cuore e gli annebbiò la mente ; ricordò vecchi documentari su quegli ignobili processi e le impiccagioni dei poveri condannati a ganci da macellaio, con corde di pianoforte. Seduto a terra, le spalle contro la lapide, ripensò alla grandezza d'animo e al coraggio di Konradin e pianse come non aveva più pianto da cinquantacinque anni.
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