Si chiama Antonella Cannarozzi l'unica speranza che il cinema italiano ripone per ambire a un pregiato Oscar questa notte a Los Angeles. È la costumista del bistrattato "Io sono l'amore" del regista palemritano Luca Guadagnino, pellicola che sta riscuotendo particolari consensi e incassi oltreoceano.
Nata a Taranto, figlia di un sarto che ha lavorato anche con Vincenzo Caraceni, la Cannarozzi, dopo aver terminato gli studi all'Accademia di Brera e aver lavorato come costumista in varie pubblicità, approda al cinema dei giovani registi legati a budget piccoli ma coraggiosi..
Ha curato con grande raffinatezza i costumi di numerosi film: ''Tano da morire'' di Roberta Torre (vincitore di tre premi alla 54ª Mostra del Cinema di Venezia 1997), ''Melissa P.'' (2005) di Luca Guadagnino, ''Provincia Meccanica'' (2006) di Stefano Mordini (in concorso al 55° Festival di Berlino), ''In memoria di me'' (2007) di Saverio Costanzo (in concorso al 57° Festival di Berlino) e ''L'uomo che ama'' (2008) di Maria Sole Tognazzi (che ha aperto la 3ª edizione del Festival del Cinema di Roma).
Nel curriculum di Antonella anche ''Ecco fatto'' di Gabriele Muccino, ''Sangue Vivo'' di Edoardo Winspeare, ''Fino a farti male'' di Alessandro Colizzi, ''Anime veloci'' di Pasquale Marrazzo.
Dopo ''Io sono l'amore'', la Cannarozzi ha lavorato nuovamente con Saverio Costanzo per i costumi di ''La solitudine dei numeri primi'' presentato all'ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia e attualmente ha appena vestito gli attori del film di prossima uscita "Missione di pace" di Francesco Lagi, con protagonisti Silvio Orlando e Alba Rohrwacher.
«Un'esposizione così forte non capita mai a chi fa il mio lavoro. La nomination è un riconoscimento all'enorme passione che tutti abbiamo messo nel film, lavorando con una compenetrazione fortissima tra i reparti. Il film è andato bene in America ed è piaciuto ai critici perchè penso sia un film ricco in sè, nonostante i vari stop per i problemi economici.
Gli altri nominati sono dei filmoni in cui per i costumi lavoravano almeno 40 persone. Noi eravamo in 4 più due stagiste. Le altre candidate, tutte donne, da Sandy Powell a Jenny Beaven, sono tutte professioniste che adoro. Il nostro è l'unico film, poi, con una storia contemporanea: amo un cinema capace di emozionare anche con un solo capo, come ad esempio il cappotto di Brando in "Ultimo tango a Parigi".
La forza del cinema di Luca Guadagnino è data dal volare alto e dal far volare anche le persone che lavorano con lui. Poi, è un professionista attento al minimo dettaglio. In una scena per avere un maglione che sembrasse slabbrato naturalmente, era pronto a informarsi su come creare una coltivazione di tarme... l'ho fermato appena in tempo».
Queste sono le uniche parole che è possibile rubare alla professionista, rilasciate ad un comunicato Ansa qualche giorno fa. Timida e riservata, tanto da schivare abilmente macchine fotografiche e telecamere dei giornalisti che qualche sera fa provavano a intervistarla a Los Angeles durante i festeggiamenti per il cinema italiano.
Curiosamente stasera non indosserà un abito suo. Ha lasciato l'ambito e arduo compito all'amico Sergio Zambon, per quello che la costumista considera il suo "abito da sposa". Speriamo di poter ammirare la creazione con in mano lo zio Oscar, anche se l'impresa appare improbabile a giudicare dalle quote dei bookmakers, che danno la vincita per 21 a 1.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta