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Giornate Cinefile Torinesi - Capitolo 3
di alan smithee ultimo aggiornamento
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Giornata importante già sulla carta questa terza festivaliera torinese: l'esordio cinematografico della "iena" Pif, con un bel titolo che ricorda (ma solo per il titolo) il tipico poliziottesco anni '70, è un film che soddisfa il non facile pubblico della stampa: risate e commozione si mischiano senza imbarazzo, senza farci vergognare di ridere anche parlando di mafia, di stragi e di corruzione. LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE è un film franco e ironico che dice molto di più e molto più onestamente e coraggiosamente di tanti altri film più pomposamente impegnati e falsamente indignati, e resta nel cuore dello spettatore.

locandina

La mafia uccide solo d'estate (2013): locandina

Rianendo in territorio italiano, LA SEDIA DELLA FELICITA' ci riporta il Mazzacurati ironico dell'Italia del nord est popolata di poveri vinti soggiogati, di cialtroni e di prepotenti: in questo contesto un'estetista, un tatuatore ed un prete obeso, tutti e tre in serie ristrettezze economiche, inseguono il sogno del ritrovamento di un tesoro divenuto una leggenda e solo ora reso disponibile dalla eccentrica proprietaria in punto di morte. Il solo problema e' trovare la sedia giusta tra le dodici sparse in tutto il nord est. Momenti esilaranti e risate a scena aperta grazie ad un Mastandrea in gran forma lasciano talvolta il posto a qualche buco di sceneggiatura, ma pensare di ritrovare il Mazzacurati strepitoso dei tempi di La lingua del santo è già una grande notizia e il film in fondo ci piace e ci diverte; un numero infinito di camei di lusso contribuisce a rendere incalzante una vicenda che altrimenti rischierebbe troppe ripetizioni. Molti attori già presenti nei precedenti lavori (Citran, Bentivoglio, Orlando, Albanese), comici televisivi (Cremona, Balasso, Mazzocca), e poi Vukotic, Ricciarelli, e mi pare pure Wanna Marchi completano un'Italia meno macchiettistica di quanto si possa pensare.

Isabella Ragonese, Valerio Mastandrea

La sedia della felicità (2013): Isabella Ragonese, Valerio Mastandrea

RED FAMILY ci porta in Corea del Sud, dove una finta famiglia di agenti della Corea del Nord, stabilisce la propria finta-vita tra le villette di una zona residenziale per agire indisturbata punendo i traditori del regime fuggiti nella parte sud, occidentalizzata ed "eretica" rispetto alla purezza del comunismo chenancora sopravvive sulla confinante regione a nord. Kim Ki-Duk produceme sceneggia un film più interessante che riuscito. Il confronto tra le famiglie vere, infelici e sprecone del sud con quele pure ed idealiste, ma false del nord è un riuscito raffronto, ma i film si perde in situazioni semlre trippo al limite dell'assurdo e del grottesco per convincerci pienamente. THE WAY WAY BACK è un film americano che torna a trattare dei disagi dell'adolescenza: famiglie sfasciate, incomprensioni tra famiglie allargate che non trovano un dialogo; timidezzened amori desiderati per un nerd tenero ed indifeso come un pulcino. Un film medio che trova la forza nel suo cast composito di nomi noti, spesso impegnati in parti insolite rispetto ai cliche' in cui abitualmente li vediamo coinvolti. IDA è il più bel film della giornata. Ormai è consuetudine che a Torino ogni anni io mi faccia irretire da almeno un film in bianco e nero. La storia di una giovane novizia che, alla vigilia della presa dei voti, decide di andafe con la eccentrica zia, conosciuta per l'occasione alla ricerca di notizie della propria famiglia di ebrei uccisi nei boschi dei campi di ceportazione, è soprattutto un viaggio interiore alla ricerca di una fede che pare vacilli. Il confrontoctra una zia colta ma "peccatrice" insegnera' a Anna (che scoprira' dalla zia di chiamarsi Ida) che la fede ha talvolta bisogno di maturare delle esperienze di vita per poter insinuarsi e calcificarsi potente dentro di noi. Un gran film pervaso da una scenografia spettralemche comunica gelo, aridita' di sentimenti dopo gli orrori senza fine di un'epoca di barbarie.

Agata Trzebuchowska

Ida (2013): Agata Trzebuchowska

Torno al concorso, un po' troppo messo da parte fino ad ora e 2 AUTOMNES 3 HIVERS ha il merito di restituirci quel Vincent Macaigne che ho potuto apprezzare di recente in Tonnerre a Locarno e ne La battagliandi Solferino, visto incFrancia ed in concorso qui a Torino tra qualche giorno. L'opera terza di Sebastien Betbeder e' un diario di una stlria d'amore che spazia in altre microstorie satellite. Con rotagonisti che si avvicendano e che, con sguardo rivolto alla cinepresa, raccontano in prima persona le proprie impressioni, arricchendo una vicenda forse sin troppo suddivisa in capitoli che si susseguono dapprima in ordine crescente, quindi dopo la seconda parte, in ordine decrescente. Una frammentazione originale che tuttavia rischia di diventare un po' meccanica togliendo in parte genuinità ad una storia intima che cita Bresson e Tanner. La maratona si chiude con l'horror alpino austriaco incalzante e suggestivo THE STATION, ambientato in una stazione di rilevamento scientifica posta alle pendici di un ghiacciaio che, improvvisamente, si colora di porpora annidando dentro di sé dei batteri che comportano orribili mutazioni alla fauna montana locale, seminando morte e distruzione tra i superstiti della base. Molte citazioni carpenteriane de La Cosa, povertà di mezzi che aguzza l'ingegno per un horror almeno suggestivo ed insolito, grazie alla efficace ambientazione alpina.

IN SINTESI:

-LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE di PIF ****

-LA SEDIA DELLA FELICITA' di Carlo Mazzacurati ****

-RED FAMILY di Ju Hyoung Lee ***

-THE WAY WAY BACK di Nat Faxon e Jim Rash ***

-IDA di awel Pawlikowski ****

-2 AUTOMNES 3 HIVERS di Sebastien Betbeder ***

-THE STATION di Marvin Kren ***

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