Malcom McDowell è simpatico, ha un modo di fare, un modo di parlare e raccontare le cose che affascina e ipnotizza, una vita la sua così piena di aneddoti e storie fantastiche che non ci si stancherebbe mai di ascoltarlo.
La sua carriera è stata segnata da subito, all'inizio, con il ruolo di Alex in «Arancia meccanica», un ruolo da protagonista indiscusso del male, che lo ha «segnato» come un cattivo a vita.
Molti critici hanno sempre guardato a McDowell come ad un attore in perenne declino da quarant'anni a questa parte, ogni ruolo (buono o meno) doveva passare inesorabilmente al setaccio e paragonato a quello storico di Alex.
McDowell non pare aver sofferto per questo pesante fardello, che avrebbe schiacciato molti altri attori, forse per il gran talento, forse per il suo spirito libero, per la sua professionalità, McDowell ha sempre mantenuto un profilo basso, e ha affrontato i vari ruoli che gli hanno offerto con serietà, dando sempre il meglio di sé.
Mi voglio soffermare su un film in particolare che ha interpretato: «Evilenko» (2004) di David Grieco.
McDowell e Grieco sono amici da molti anni, nel 1994 David Grieco scrive un romanzo «Il comunista che mangiava i bambini» ispirato alla vera storia del serial killer russo Andrej Romanovic Chikatilo, il mostro di Rostov che uccise e mangiò più di 50 bambini e adolescenti nell'arco degli anni '80.
David Grieco non ha mai diretto un film, ne ha sceneggiati alcuni («Caruso Pascoski di padre polacco» -1988-, «Angela come te» -1988- e «Mortacci» -1989-), giornalista de «L'Unità", dopo aver visto alla tv per qualche minuto dietro alle sbarre il volto del famigerato cannibale russo, decide che deve seguirne le vicende giudiziarie.
«Evilenko» è il primo (e per ora unico) film di Grieco come regista, un film che arriva dopo 10 anni dall'uscita del suo romanzo e dopo la «presunta» morte del vero mostro di Rostov.
Un film fortemente voluto dallo stesso McDowell che, durante un'estate in Italia, nella casa estiva, tra bibite fresche e tuffi in piscina, spronava l'amico giornalista a scrivere una sceneggiatura tratta dal romanzo, per invogliarlo gli promette la sua presenza come protagonista a basso costo.
Quando finalmente Grieco riesce ad ottenere i finanziamenti per il film, telefona subito a McDowell chiedendogli di mantenere fede alla sua promessa, l'attore britannico gli risponde: «ma sto lavorando con Altman (stava girando «The Company"-2003-), puoi aspettarmi?», Grieco aspettò, e McDowell fu Evilenko.
Un ruolo complicato e difficile anche per un cattivo di lunga data come McDowell, perché Evilenko non è solo cattivo, non è solo un cannibale, è soprattutto un pedofilo e predatore di bambini, un uomo che inganna e si confonde assumendo un aspetto «normale», in una società che pare non avere più nulla di normale.
La somiglianza tra McDowell e Chikatilo è impressionante, nelle espressioni, negli sguardi, nella postura, eppure ne esce fuori un personaggio che pare non avere nulla di reale.
McDowell decide che non vuole portare nulla di sé nel personaggio di Evilenko, ha la moglie incinta in quel periodo e desidera liberarsi del ruolo il più velocemente possibile. David Grieco gli invia una serie di videocassette con le riprese che riguardavano il processo di Chikatilo, l'attore ne è disgustato, non sa davvero come fare per non lasciarsi coinvolgere da un individuo tanto mostruoso.
Decide di lasciare perdere le videocassette: va a mangiare, esce in giardino, chiacchiera con un amico... quando riaccende il videoregistratore, le immagini vanno su un primo piano agghiacciante di Chikatilo, nella gabbia del tribunale, ripreso mentre abbozza un sorriso che pare più un ghigno... McDowell capisce che è quello l'uomo che dovrà essere, ha trovato la via.
Per l'interpretazione vera e propria non si affida solo al trucco, McDowell pensa che così sarebbe solo barare, ingannare il pubblico, il film non è una biografia sul mostro ma una metafora per raccontare altro.
Si affida al proprio corpo, sarà con il movimento che McDowell riuscirà ad indossare il proprio costume di scena senza rimanerne intrappolato, una volta smessi quei movimenti non avrà più niente da spartire con quel mostruoso personaggio, non lo porterà mai a casa con sé, nasce così la camminata di Evilenko, nascono così i tic delle dita delle mani di Evilenko che ricordano moltissimo gli artigli di un avvoltoio, nasce così il ghigno di Evilenko. Movimenti come costumi da smettere: geniale.
David Grieco racconta che durante le riprese McDowell scherzava moltissimo, continuamente... questo ha permesso di alleggerire tanto la pesantezza di alcune scene e di tutta l'atmosfera che rischiava di mandare in depressione l'intera troupe.
Un film che ha avuto, come c'era da aspettarsi, molte critiche, un soggetto difficile da portare sul grande schermo, un personaggio che era un pretesto per raccontare una crisi sociale profonda dovuta al crollo del comunismo.
Due amici, una promessa e un film di paura, gli ingredienti necessari per fare un buon prodotto cinematografico? secondo me sì, e anche se il film è una prima (unica?) opera, con tutti i suoi limiti, forse proprio per quello spirito di «amicizia» che ne ha influenzato la sua nascita ha uno spirito unico che difficilmente ho notato nei film horror o noir italiani degli ultimi anni.
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Dopo aver lavorato con Kubrik, Malcom McDowell ebbe seri fastidi all'occhio destro, che derivarono dall'estensore usato per girare la celeberrima scena di sottomissione al potere. Kubrik sapeva che quella sequenza avrebbe potuto dare dei problemi, perciò decise di recuperarla per ultimo. Ma non venne bene: dopo tre settimane, uscito dall'ospedale, McDowell acconsentì a tornare sul set, per rifare la scena. La cosa, portata a termine tra estenuanti stop, lo lanciò tra le star, ma gli impedì un vero processo di crescita: dovette rifiutare numerosi ruoli, e la sua vista non tornò mai più quella di un tempo. Kubrik avrebbe voluto ripagarlo delle sofferenze, offrendogli il ruolo di Barry Lyndon, ma l'attore rifiutò. Da allora, ha scelto sempre ruoli simili: non è stata in fondo l'industria a scegliere per lui, ma il contrario. Artista di improvvisazione, diede a "!The company", di Altman un senso straordinario: gli si deve la battuta "non lasciamo nulla dietro di noi. Solo una scia. Luminosa". E penso che sia la frase che meglio lo identifica. Ciao, maghella. E grazie per il post.
Credo che Malcom McDowell sia un ottimo attore, che ha avuto la capacità negli anni di non rimanere vittima di ruoli che per altri sarebbero stati un vero e proprio cappio al collo. Quasi sempre cattivo, quasi sempre al limite del decente, in pellicole molto brutte, ha sempre dato prova di grande professionalità. Trovo che negli ultimi anni abbia dato il meglio di sé, con Evilenko ha dato una grande prova, mi piace anche in piccole parti come in "Antiviral"... Arancia meccanica è stato un inizio con il botto, ma Mc Dowell dice in ogni sua intervista che deve tutto a "If"...
Bel post davvero! Mi ha colpito molto la parte in cui McDowell ha dovuto "fare i conti" con la mostruosità di un simile personaggio, al punto da temere di restarne in qualche modo "sporcato".
Un saluto!
Beh, considera Gianni che questo Evilenko è ispirato ad un vero pazzo criminale, che ha ucciso e violentato e mangiato bambini e adolescenti per quasi venti anni... approcciarsi ad un personaggio simile non deve essere stato semplice. Un conto è inventare un serial killer da romanzo, un conto è prendere spunto da uno vero... nessuna mente sana può arrivare a immaginare quello che Chikatilo ha fatto realmente... Penso che liberarsi da un personaggio simile al più presto sia stata la cosa più salubre da fare per McDowell...Un saluto ;)
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