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Aquila 1 chiama Base Alfa - "Spazio 1999" e la fantascienza intelligente
di Baliverna
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Era ormai un vago ricordo d'infanzia, rimasto nei recessi più reconditi del mio cervello. Ma era un bel ricordo. Di recente ho avuto l'occasione di rivederlo, dopo che nell'estate del 2012, con un po' di pazienza, mi sono registrato tutti gli episodi della prima stagione, mandati in onda nel cuore della notte su Raidue.
Spazio 1999 è proprio un bell'esempio di fantascienza televisiva, che può essere apprezzato ancora oggi, forse anzi ancora di più. Nel frattempo la televisione e le sue serie sono molto cambiate, e non in meglio. La fantascienza, nella fattispecie, è divenuta forse più spettacolare, più tecnologica, ma molto più superficiale. Viene vista da sceneggiatori e produttori come una mera fonte di intrattenimento, mentre Spazio 1999, prodotto negli anni '70, era molto più di questo.
I creatori della serie furono Jerry e Sylvia Anderson, marito e moglie nella vita, ai quali con molta probabilità dobbiamo anche le idee e i contenuti. Quanto alla regia e alla sceneggiatura, si alternarono alcuni personaggi, tutti capaci. Dai risultati si può affermare che la squadra era affiatata e motivata. Le puntate furono prodotte dalla televisione inglese ITC, e la Rai ne fu co-produttrice.
Gli episodi raccontano ogni volta eventi diversi, quasi sempre senza connessioni tra una puntata e l'altra. All'inizio, però, un evento particolare, di cui poi si parla spesso, innesca tutti gli avvenimenti. Sulla luna, dove si trova la base lunare Alfa, avviene una fortissima esplosione nucleare, la quale fa uscire il satellite terrestre dalla sua orbita, e lo fa vagare per lo spazio senza meta. Gli uomini presenti nella base si trovano a dover vagare anch'essi assieme ad essa, e quindi ad allontanarsi sempre più dalla terra.
Questo presupposto iniziale è già di per sé affascinante e pauroso al tempo stesso, perché sappiamo che le persone della base Alfa non torneranno mai più alle loro case sulla terra, e possono solo sperare di sopravvivere lì il più a lungo possibile, o al più di incappare in qualche pianeta su cui si possa iniziare una nuova vita. Durante la peregrinazione nello spazio profondo, accadono loro i più strani avvenimenti: scoprono galassie inesplorate, visitano misteriosi e minacciosi pianeti, sperimentano curiosi fenomeni spaziali a base di forze di attrazione e radiazioni, trovano tracce di civiltà scomparse, incontrano persino esseri non umani e molto pericolosi (spesso in modo non subito evidente). L'effetto banalità o kitsch è sempre evitato in queste situazioni, come pure qualunque somiglianza con la fantascienza di registi come Spielberg o Verhoefen, o ancora più Emmerich. Se mai, siamo dalle parti del primo "Alien", o di diversi esempi di fantascienza anni '50. Su tutto brilla la luce della fantasia e del buon senso di regista e scenografi, che sanno sempre fin dove e come spingersi.
La noia non è un problema di Spazio 1999. Ogni episodio è pervaso da una sottile tensione, che a momenti diventa pure alta. Essa suscita una sana curiosità nello spettatore, che all'inizio di ogni episodio si chiede in quale strana avventura si troveranno presto i protagonisti.
Le tecniche di ripresa e di recitazione sono cinematografiche a pieno diritto, e il livello qualitativo generale costantemente alto.
Tuttavia non sono secondo me questi i pregi maggiori di Spazio 1999. Il materiale narrativo di fantascienza è infatti un mezzo per parlare, con profondità e intelligenza, di argomenti terrestri e attuali, a volte sempre attuali dall'inizio della storia dell'umanità. Eccone alcuni: il problema del male e la sua presenza dentro l'essere umano; l'origine dell'uomo; i modi per organizzare società più giuste; la prepotenza e la volontà di manipolare di chi comanda; il problema della povertà e della fame; lo sfruttamento dei lavoratori; la guerra e il pericolo di una catastrofe nucleare (sulla terra); il problema dell'esistenza di Dio e la sua guida o non-guida dell'umanità; il destino dell'uomo.
Ci si interroga dunque su questi temi eterni, che dovrebbero interessare ognuno di noi, perché toccano sul vivo l'uomo e la sua domanda di senso, come pure di un'esistenza felice e dignitosa. Quasi mai viene presentata una soluzione, men che meno confezionata e impacchettata come un'ideologia. Si indicano al più le direzioni generali in cui cercarla, che io ho trovato quasi sempre ragionevoli. Di contro, invece, si mette in guardia abbastanza chiaramente dai pericoli di certi sistemi politici o di certi metodi di organizzare la società e il lavoro. Non si faticano a vedervi allusioni alle dittature dell'Est-Europa e alla corsa agli armamenti nucleari di mezzo mondo. Si punta il dito - sempre con metafore e rimandi indiretti - sull'organizzazione del lavoro nelle società occidentali e sulla volontà di una parte di far sgobbare i più indifesi e poveri per poter campare senza lavorare. Si mette in guardia anche da coloro che pensano di eliminare il male dal mondo con metodi violenti e con immani massacri di cattivi. Ogni episodio si chiude con un piccolo dialogo che commenta quanto è avvenuto, la cui ultima battuta è in genere una frase che fa riflettere e che colpisce, direi anzi tagliente.
Tra gli attori va ricordato soprattutto il bravo terzetto di protagonisti: Martin Landau (il comandante), Barbara Bain (l'ufficiale medico, e nella vita moglie di Landau), e Barry Morse (lo scienziato). Soprattutto Landau dà vita a una bella figura di comandante: autorevole, forte, coscienzioso, molto responsabile. L'attore avrebbe dimostrato di saper essere non solo il caratterista di una serie, perché avrebbe interpretato con successo altri ruoli negli anni a venire, come quello indimenticabile in "Crimini e misfatti"(1989) di Woody Allen.
La formula vincente di Spazio 1999 non durò a lungo. Innanzitutto, dopo la prima stagione (1974) Jerry e Sylvia Anderson purtroppo divorziarono, e misero fine anche al loro decennale e brillante sodalizio artistico. Jerry Anderson ebbe poi l'infelice idea di contattare un produttore americano al fine trovare finanziamenti per una seconda stagione. Nell'ambiente era soprannominato il "serial killer", perché aveva già affondato un paio di serie di successo. E infatti. Quello accettò, ma volle più azione, meno dialoghi, più effetti speciali. Risultato: Spazio 1999 divenne nella successiva stagione una serietta di fantascienza solo passabile, molto diversa dall'anno precedente, e più superficiale, che campò di rendita e poi si spense. Persino gli attori furono molto contrariati dai cambiamenti, e uno dei protagonisti lasciò il set per polemica. Intanto, però, 24 bei episodi erano stai messi in barca l'anno passato, e sono quelli che noi ci possiamo gustare ancora oggi.


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