C'è un momento preciso nella vita delle bambine fortunate, quando non si è più «piccole» e non si è ancora adolescenti, quel momento breve e intenso in cui si diventa la stella del mondo, la luce che illumina ogni cosa.
Le bambine fortunate non lo sanno, eppure percepiscono quel periodo importante e solitamente lo vivono in maniera intensa e disordinata.
Si ha molta fame ma si mangia pochissimo, cambiano i gusti, cambiano le pettinature, i vestiti non sembrano mai della taglia giusta.
Si parla poco ma si ascolta molto.
Sono i grandi che cominciano a parlarci in modo differente, pretendono di essere ascoltati e compresi, ci trattano come piccoli adulti, ma ci continuano a rimproverare come le bambine che non siamo più.
Sono stata una bambina molto fortunata, amata tantissimo in quel periodo intenso in cui si è la stella che illumina tutto: la stellina della mamma e del papà, della casa, degli amici immaginari creati nella propria testolina, quelli che poi si continuano a ricercare nella vita (quella vera) che arriverà.
Sono stata fortunata anche quando a scuola continuavo a rimanere seduta da sola, quando a casa mia non ci veniva nessuno degli altri bambini (quelli che non erano fortunati come me).
Ero fortunata quando mi inventavo i giochi da sola che duravano intere giornate, quando davanti a un film mi veniva sonno e lo continuavo nei sogni... e nei giochi i giorni seguenti.
Ero fortunata quando non ero invitata alle feste dei miei compagni (continuavano ad essere loro gli sfortunati) e rimanevo a giocare sulle scale di casa con animali fatti di vento e luce, che riuscivano a cavalcare sopra le nuvole per poi riportarmi stanchissima dalla mamma («dove sei stata tutto il giorno?»... e io sorridevo, cominciavo ad avere i miei segreti).
Ero fortunata perché quando il babbo mi lavava le mani sentivo l'odore del sapone per giorni e giorni, mi sembravano più pulite quando me le lavava lui.
Ero fortunata perché venivo chiamata con un sorriso dalla mamma per cena, e le cose mangiate con un sorriso sono le più buone che si possono ricordare.
Ero fortunata perché dicevo tante bugie alle quali credevo per prima io, e mi sembravano tante verità più belle.
Poi la fortuna comincia a diventare altro, si comincia a voler avere gli amici in casa, quelli inventati si fanno più silenziosi.
Le feste diventano sempre più numerose e si vuole andare a vedere cosa ci fanno «gli altri», cosa vi succede...
Gli incroci di sguardi con altri ragazzi fanno venire strani pizzicorii nello stomaco, si desidera qualcosa che non si comprende.
Non ci si accontenta più di volare con animali di luce e vento, si desidera uscire semplicemente di casa e la mamma non ci chiama più con un sorriso ma con insistenza vuole sapere cosa ci sta succedendo.
Le bambine fortunate diventano così delle ragazze, come tante... si lascia senza molto rimpianto quel momento in cui si è la stella che illumina tutto il nostro piccolo mondo e ci si avventura in un mondo più grande che ha bisogno di stelle più luminose... che non siamo più noi.
Eppure... eppure un barlume di quella luce rimane, in un posto rimasto piccolo dentro di noi... e allora si riesce ancora a sentire il profumo di una saponetta, a vedere un sorriso per cena, a sentire l'abbraccio di un amico che non c'è mai stato.
Sono stata una bambina molto fortunata.
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