La Grecia, i luoghi isolati e lontani, la diversità: sono queste le ossessioni che caratterizzano la sua filmografia fin dai primordi. A diciannove anni gira Herakles (1962), un documentario di 9 minuti ispirato alla celebre figura della mitologia classica, che ritrae il campione di culturismo Reinhard Lichtenberg (Mister Germania 1962) durante i suoi allenamenti in palestra. Nel frattempo il testo in sovrimpressione ricorda sei delle dodici fatiche di Ercole (la pulizia delle stalle di Augia, l'uccisione dell'Idra di Lerna, il furto delle cavalle di Diomede, la vittoria sulle Amazzoni, il furto dei buoi di Gerione, la vittoria sugli uccelli del lago Stinfalo), ognuna delle quali viene ironicamente accostata ad un'immagine tratta dall'attualità di questo "pazzo" mondo.
Due anni dopo, Herzog realizza Spiel im Sand (1964), un corto di 14 minuti avente come protagonisti quattro bambini ed un gallo. Il film è rimasto inedito, per esplicito volere dell'autore, che così ne parla: "solo tre o quattro persone l'hanno visto, perché sono stato attento a toglierlo dalla circolazione immediatamente dopo averlo terminato. È il film che non pubblicizzerò mai in tutta la mia vita. Potrei perfino distruggerne il negativo prima di morire. [...] mi è difficile parlarne, perché durante le riprese ebbi la sensazione che le cose stessero andando fuori controllo." Nonostante l'opera sia probabilmente destinata a rimanere per sempre invisibile, è facile intuirne il contenuto, dato che il riassunto del soggetto corrisponde perfettamente ad una sequenza di Lebenszeichen (1968), il primo lungometraggio di Werner Herzog.
Die beispiellose Verteidigung der Festung Deutschkreuz (1966) racconta, in 15 minuti, le surreali gesta di quattro uomini che giocano a fare i soldati, con uniformi ed armi vere, all'interno di un castello abbandonato, un tempo adibito a manicomio, e depredato di tutti i suoi arredi durante l'avanzata dell'esercito russo alla fine dell'ultimo conflitto mondiale. La desolazione del posto si riflette negli evidenti sintomi di alienazione manifestati dai personaggi, che combattono contro un nemico inesistente, nel corso di un assedio immaginario. Intanto la voce del narratore commenta le loro azioni inquadrandole in una pseudofilosofia militarista che non fa che accrescere l'effetto grottesco, chiaramente volto a mettere in risalto - in questa esemplare difesa della fortezza Deutschkreuz - l'irrimediabile assurdità della guerra.
Con Letzte Worte (1968), realizzato a Creta, in tre soli giorni, durante le riprese di Lebenszeichen, la follia, precedentemente descritta come un fenomeno collettivo, imbocca la strada della psicosi individuale: una via che rappresenta la ribellione del singolo nei confronti della cecità della massa e che costituirà il percorso di tanti personaggi herzoghiani. In questo corto, della durata di 12 minuti, il protagonista è un eremita ritiratosi su un'isoletta disabitata, ex colonia di lebbrosi, che la tradizione considera inospitale e forse addirittura maledetta. Riportato dalla polizia a Creta, decide di perseverare nella sua scelta del silenzio, evitando di parlare ed esprimendosi unicamente col suono della cetra. Il suo mutismo, interrotto solo dalla musica, sembra la naturale risposta alla sterile e ripetitiva eloquenza dei suoi simili. Per una versione sottotitolata in inglese, cliccare qui.
Anche dopo aver realizzato Lebenszeichen, Herzog continuerà a girare cortometraggi, soprattutto a carattere documentaristico. Il primo di questi, in ordine di tempo, è Maβnahmen gegen Fanatiker (1969), della durata di 11 minuti, nel quale i fanatici contro cui è necessario prendere precauzionisarebbero - secondo gli stallieri intervistati in questo film - quegli sconsiderati che, all'ippodromo, si avventano sui cavalli prima delle corse. Una satira rivolta contro certi atteggiamenti ostentatamente muscolari, che la società borghese spesso assume per pura paranoia.
Questo è anche il primo film di Werner Herzog a colori.
La precedente puntata di Quando non erano famosi:
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