Si è conclusa ieri l'edizione 2011 del Sundance Film festival, il festival del cinema indipendente americano (e non) che dal 1978 si tiene a Park City, nel gelido inverno dello Utah.
Questo l'elenco dei principali vincitori. E poiché da alcuni anni i film che hanno avuto successo al Sundance riescono a "bucare" l'attenzione del pubblico generalista (talvolta anche con successi di cassetta), è possibile che si tratti di film che riusciremo a vedere anche noi.
Innanzitutto il premio considerato più importante, il gran premio della giuria, che l'anno scorso toccò a Winter's Bone (che infatti da noi dovrebbe arrivare nelle sale il 18/2) e che quest'anno va invece al film Like crazy del ventisettenne regista californiano Drake Doremus: una storia d'amore tra una ragazza inglese e un ragazzo americano, ostacolata dalla burocrazia ma assai tenace. Il film è già stato acquistato dalla Paramount quindi è assai verosimile che trovi distribuzione anche da noi.
Il premio per la miglior regia va invece all'esordiente Sean Durkin per Martha Marcy May Marlene, un film (doloroso) che racconta della sofferenza di una donna che ha avuto la forza di fuggire da una setta ma che non riesce a liberarsi dalla paura e dai condizionamenti violentissimi che quella permanenza ha lasciato nella sua psiche.
In un festival dove la tradizione (e l'attenzione) riservata ai documentari è molto importante il primo premio in questa categoria sale alle cronache quanto quello ai lungometraggi di fiction. Quest'anno poi il risalto è ancora maggiore visto che il lavoro premiato - il film How to Die in Oregon - è un documentario su un tema assai attuale in tutto il mondo occidentale, dato che tocca uno dei maggiori temi di discussione in materia di etica. L'Oregon è stato infatti il primo stato americano (e tra i primi luoghi al mondo) dove una legge ha reso possibile il suicidio assistito per i malati terminali e il lavoro di Peter Richardson racconta con partecipazione e intensità la spinosa questione, lasciando soprattutto parlare tutti coloro che quella legge riguarda, in primis quelli che hanno potuto decidere modi e tempi della loro dipartita.
Suscita molta curiosità poi il film Resurrect Dead: the Mystery of The Toynbee Tiles, il cui regista Jon Foy ha vinto il premio per la miglior regia nel genere documentario (USA). Si tratta infatti di un lavoro insolito su un tema altrettanto bizzarro: Foy si è infatti intestardito per anni di svelare un mistero - legato alla presenza in molte città di alcune mattonelle con delle scritte - che a quanto pare è stato a lungo sotto gli occhi di molti americani senza che nessuno si desse particolare cura di scoprire a cosa rimandasse. L'indagine e la ricostruzione di Foy porta a un scoperta ancora più surreale di quanto lo stesso regista non si aspettasse.
Per quanto riguarda invece le opere non americane si segnalano il premio della giuria al film norvegese Happy Happy, e quello alla regia a Paddy Considine per il film inglese Tyrannosaur (cui va una menzione speciale anche per gli interpreti, il sempre eccellente Peter Mullan e Eddie Marsan).
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