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Shoah parte quarta
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locandina

Shoah (1985): locandina

 Fatti non foste a viver come bruti

ma per seguir virtute e canoscenza...

Dante Inferno XXVI 

 “A New York, dopo la proiezione, un giornalista mi chiese quale fosse il mio paese, la Francia o Israele? Risposi d’istinto: la mia patria è il mio film” racconta Claude Lanzmann.

Torna alla mente Allan Poe, vissuto un secolo e mezzo prima di Lanzmann, sull’ "indicibilità" delle cose:

“… mi accadde un fatto mai accaduto prima a un essere mortale - almeno tale che nessun uomo è sopravvissuto per raccontarlo – e le sei ore di terrore mortale che ho passato mi hanno spezzato il corpo e l’anima. Lei crede che io sia un uomo molto vecchio – ma non è così. Bastò un solo giorno per mutare in bianco il nero corvino dei miei capelli, per fiaccarmi le membra, per spezzarmi i nervi, così che tremo al minimo sforzo e ho paura perfino delle ombre. Lo sa che non riesco a guardare giù da questo piccolo dirupo senza che mi vengano le vertigini? I miei capelli che erano stati di un nero corvino, erano bianchi come li vede lei ora. Dicono anche che tutta l’espressione del mio viso era mutata……. Raccontai loro la mia storia – ma non mi credettero. Ora l’ho raccontata a lei – ma non mi aspetto che le dia più credito di quanto non gliene abbiano dato gli allegri pescatori di Lofoden."

(E.A.Poe, La discesa del Maelström)

 

scena

Memorie - In viaggio verso Auschwitz (2014): scena

Qui c' è Auschwitz, il centro del film, vertigine.

Come un vortice che dal  punto più ampio della sua spirale attrae inesorabile verso il suo centro, ora le parole di Suchomel, l’SS con problemi cardiocircolatori ripreso dal furgone esterno (la famiglia non voleva disturbi alla privacy e si era opposta alle riprese), quelle del barbiere Abraham Bomba che parla mentre taglia i capelli ad un cliente molto paziente nel suo negozio a New York (ome metterlo dietro una scrivania a raccontare? impossibile!)  e infine  il racconto terribile di Richard Glazar, sopravvissuto a Treblinka, ci avvicinano  al centro:

... fino a quel momento avevamo cavalcato le onde con un po’ di fortuna, ma tutto a un tratto, proprio sotto la poppa, un’onda gigantesca sembrò afferrarci portandoci in alto con sé man mano che si alzava ... su ... su ... fino al cielo. Non avrei mai creduto che un’onda potesse salire così in alto. E poi d’un tratto giù a capofitto, con uno scivolone, un tuffo che mi fece sentire in preda a nausea e vertigini; mi sembrava di cadere come in un sogno da una altissima montagna... (E.A.Poe, cit.)  

_________________________________________

Quello che segue è il racconto integrale di Filip Müller, sopravvissuto delle cinque liquidazioni di Sonderkommando di Auschwitz. Una sequenza di 23 minuti circa, nel film non è mai interrotto da domande, solo una volta Lanzmann sussurra “Impossibile” e un’altra “Terribile”. Mentre la voce parla scorrono per alcuni minuti immagini di un mondo sotterraneo brulicante di corpi avvinghiati, contorti, un Memoriale.Poi la macchina esce all’esterno sul campo coperto di neve sporca, il terreno è irregolare, sembra cosparso di macerie.

Filip Müller:

Prima di ogni “trattamento col gas” le SS prendevano delle misure molto rigide.Il crematorio era circondato da un cordone di SS e i loro uomini occupavano in gran numero il cortile con cani e mitragliatrici.Sulla destra c’erano le scale che portavano allo spogliatoio sotterraneo.A Birkenau c’erano quattro crematori, i crematori II e III e IV e V.I crematori II e III erano identici.Nei crematori II e III  lo spogliatoio e le camere a gas si trovavano nel sotterraneo.Un grande spogliatoio di circa 280 mq e una grande camera a gas dove si potevano gasare fino a 3000 persone alla volta.I crematori IV e V contenevano tre camere a gas:la loro capacità globale era fra le 1800 e le 2000 persone al massimo.Le persone, mentre si avvicinavano al crematorio, vedevano tutto…quella violenza terribile, il terreno interamente circondato da SS in armi, i cani che abbaiavano, le mitragliatrici.Tutti sospettavano, soprattutto gli Ebrei polacchi.Erano certo animati da neri presentimenti.Ma nessuno di loro, nei suoi incubi peggiori, avrebbe potuto immaginare che fra tre o quattro ore sarebbe stato ridotto in cenere.

Quando entravano nello spogliatoio appariva loro un vero e proprio Centro Internazionale d’Informazione. Ai muri erano fissati dei ganci, ognuno dei quali portava un numero. Sotto, delle panche di legno perché la gente potesse spogliarsi “più comodamente” come quelli dicevano. E sui numerosi pilastri di sostegno di quello spogliatoio sotterraneo erano affissi slogan in tutte le lingue:

“Sii pulito” “Morte ai pidocchi” “Làvati” “Verso la sala di disinfezione!"

Tutte quelle scritte avevano l’unico scopo di attirare verso la camera a gas le persone già svestite. E sulla sinistra, perpendicolarmente, la camera a gas, munita di una porta massiccia. Nei crematori II e III le cosiddette “SS addette alla disinfezione” introducevano i cristalli di Zyclon dal soffitto e nei crematori IV e V da aperture laterali. Con cinque o sei cassette di gas uccidevano 2000 persone.Gli “ addetti alla disinfezione” arrivavano con un veicolo segnato da una croce rossa e scortavano le colonne per far loro credere che li  accompagnavano al bagno.Ma in realtà la croce rossa non era che finzione; esse mascheravano le cassette di Zyclon B e i martelli per aprirle.

La morte per gas durava dai dieci ai quindici minuti.

Il momento più terribile era l’apertura delle camere a gas, quella visione intollerabile: le persone schiacciate come basalto, blocchi compatti di pietra. Come crollavano fuori delle camere a gas! L’ho visto parecchie volte ed era la cosa più penosa di tutte. A questa non ci si abituava mai. Era impossibile”

Lanzmann: Impossibile...

“Sì, bisogna immaginare il gas, quando cominciava ad agire, si propagava dal basso verso l’alto. E nella lotta spaventosa che allora si scatenava – perché era una lotta – nelle camere a gas toglievano la luce, era buio, non ci si vedeva, e i più forti volevano salire, salire più in alto. Certamente sentivano che più si saliva meno mancava l’aria, meglio si poteva respirare. Si scatenava una battaglia. E nello stesso tempo tutti si precipitavano verso la porta. Era un fatto psicologico… la porta era lì, ci si avventavano, come per forzarla. Irreprimibile istinto in quella lotta contro la morte. Ed è per questo che i bambini e i più deboli, i vecchi, si trovavano sotto agli altri. E i più forti sopra. In quella lotta di morte il padre non sapeva più che suo figlio era lì, sotto di lui. E quando si aprivano le porte cadevano… cadevano come un blocco di pietra… una valanga di grossi blocchi che cadono da un camion.E dove era stato versati lo Zyclon era vuoto.

Evidentemente le vittime sentivano che in quel punto  Zyclon agiva di più. Le persone erano… erano ferite, perché nel buio avveniva una mischia, si dibattevano, lottavano. Sporchi, insozzati, sanguinanti dalle orecchie, dal naso. Certe volte si notava pure che quelli che giacevano al suolo erano, a causa della pressione di altri, totalmente irriconoscibili… I bambini avevano il cranio fracassato…”

Lanzmann: Terribile

Sì, vomito, sangue. Dalle orecchie, dal naso… Anche sangue mestruale, forse, no forse, certamente. C’era di tutto in quella lotta per la vita. Quella lotta di morte. Era atroce da vedere. Ed era la cosa più difficile. Era un non senso dire la verità a chiunque oltrepassava la soglia del crematorio. Là non si poteva salvare nessuno. Là era troppo tardi. Un giorno del 1943 – mi trovavo già al crematorio V – è arrivato un trasporto da Bialystok. Un detenuto del Sonderkommando ha riconosciuto, nello spogliatoio, la moglie di un amico. Senza preamboli le ha detto “Vi stermineranno”. Lei gli ha creduto perché lo conosceva. Si è messa a correre e ha avvertito le  altre donne: “Ci ammazzeranno!” Le madri con i bambini sulle spalle non volevano sentire quelle parole. Decisero che quella era pazza. La respinsero. Allora lei andò verso gli uomini. Ma invano. Non che non le credessero, la voce era filtrata a Bialystok, nel ghetto, e Grodno e altrove … Ma chi era disposto a sentirlo dire? E quando lei ha visto che nessuno l’ascoltava si è lacerata il viso per la disperazione, e ha urlato. Tutti sono andati nella camera a gas, la donna è stata trattenuta. Abbiamo dovuto allinearci davanti ai forni. Hanno torturato la donna, terribilmente, perché non voleva tradire. Alla fine ha indicato colui che aveva parlato.L’hanno fatto uscire dalla fila e gettato vivo nel forno. Ci hanno detto “Chiunque parlerà finirà così”. Ci siamo spesso interrogati noi del Sonderkommando: come dire la verità alle persone? Come informarle?Ma l’esperienza - quello non è stato un caso unico, è successo parecchie volte – ci ha insegnato che è inutile. Che ciò rende i loro ultimi istanti ancora più difficili. Al limite, almeno così pensavamo, per gli ebrei polacchi, o per quelli di Theresienstadt che erano vissuti già sei mesi a Birkenau, avrebbe potuto avere un senso. Ma gli altri, pensate un po’, gli Ebrei della Grecia, dell’Ungheria, di Corfù che avevano viaggiato per dieci, dodici giorni, affamati, senza una goccia d’acqua, morti di sete, al loro arrivo erano come pazzi. Con questi era molto diverso. Dicevano loro: “Spogliatevi, vi daremo una tazza di tè per ciascuno”. E questi Ebrei erano in un tale stato che tutta la loro mente era concentrata su quest’unico scopo: estinguere la sete. E i carnefici lo sapevano bene. Direi che era programmato in anticipo, un sistema di sterminio programmato, calcolato: li si indeboliva a tal punto, non si dava niente da bere, perché corressero verso le camere a gas. In realtà, quella gente era già come annientata ancora prima delle camere a gas. Immagini i bambini. Supplicavano le loro madri, gridavano “Mamma per pietà, acqua, acqua”. E anche gli adulti, che non avevano bevuto da giorni avevano la stessa ossessione. Parlare loro non avrebbe avuto alcun senso”. 

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Filmografia di Claude Lanzmann

 

SHOAH

Shoah parte prima

Shoah parte seconda 

Shoah parte terza

Shoah parte quarta

Shoah parte quinta

Shoah parte sesta

Shoah esodo

 

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