Nello scorso mese di novembre, vi avevo accennato che CineSicilia stava realizzando diversi progetti che avrebbero coinvolto nomi abbastanza importanti della scena cinematografica italiana. Tra questi, vi era Franco Maresco con il suo progetto "Io sono Tony Scott", una sorta di documentario dedicato alla figura del jazzista Tony Scott, divenuto oggi il simbolo di tutti gli artisti che sono stati vittime dell’indifferenza e dell’emarginazione dalla vita culturale italiana.
Il film adesso è pronto e sarà presentato in anteprima nazionale il prossimo 7 febbraio alle ore 21 presso il Cinema King Multisala di Catania.
Per l'occasione, è stata anche diramata la scheda ufficiale del film:
Il film è stato realizzato in un arco di tempo di tre anni e racconta la vita del clarinettista siculo-americano Anthony Joseph Sciacca, divenuto alla fine degli anni ’40 Tony Scott, il più grande clarinettista del jazz moderno.
Ripercorrere la vicenda musicale e personale di Tony significa raccontare sessant’anni di jazz, di incontri umani e artistici incredibili, ma anche, nello stesso tempo, la storia americana della seconda metà del secolo scorso, con le sue battaglie per i diritti civili e umani, di cui Tony Scott fu un grande sostenitore.
Tony fu sempre in prima linea contro ogni forma di discriminazione, politica o etnica, perché sapeva bene che cosa significa essere emarginati in un paese straniero: nato da genitori siciliani arrivati in America da Salemi (Trapani) all’inizio del Novecento, aveva vissuto sulla propria pelle l’umiliazione di essere definito un "dago", un italiano secondo la definizione razzista che ne davano gli americani.
E come lui tanti altri erano chiamati mafiosi, molti italiani che sarebbero diventati grandi del jazz: Nick La LaRocca, Eddie Lang (Salvatore Massaro), Joe Venuti, Louis Prima, Tony Parenti, Frankie Laine (Francesco Lo Vecchio), Frank Rosolino, George Wallington (Giacinto Figlia) e tanti altri. Il film parla anche di loro e del grande contributo che hanno dato alla musica americana del Novecento.
Dopo aver lasciato gli Stati Uniti alla fine degli anni Cinquanta e aver vissuto in Oriente per cinque anni, tra Giappone, Indonesia e Thailandia, alla fine degli anni Sessanta, Tony Scott fa l'errore di stabilirsi in Italia.
L’italia con Tony dimostrerà di essere il paese incivile e imbarbarito che tutto il mondo conosce. Certo Tony Scott fu un uomo tutt’altro che facile, soprattutto negli anni della maturità, ma il paese in cui erano nati i suoi genitori non lo capì, non ne capì la grandezza, o forse la capì e proprio per questo lo emarginò.
A parte pochi amici che lo sostennero fino alla fine, per il resto col tempo si ridusse a suonare in giri che non erano certo alla sua altezza, senza che le istituzioni e i grandi festival lo invitassero mai a esibirsi sui loro palcoscenici. Il film racconta, per esempio, che nei "militanti" anni Settanta Tony fu visto dai musicisti dell’avanguardia di allora addirittura come un fascista, semplicemente perché vestiva di nero e aveva un quartetto con Romano Mussolini.
Ci sarebbe da ridere se non fossimo già impegnati a piangere. Ecco, seguendo Tony Scott, raccontiamo gli ultimi trent’anni di vita italiana. Uno peggiore dell’altro, fino alla deriva attuale.
Tony Scott è morto a Roma, a 86 anni nel 2007.
È sepolto nel cimitero di Salemi.
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