Ho pensato di dedicare uno spazio all'ispettore Derrick dopo essermi recentemente rivisto (o visto) molti episodi della celebre serie del poliziotto di Monaco, mandati in onda da TV 2000.
Derrick lo conoscevo già bene dalla mia infanzia, da quando lo guardavo con mia nonna, del quale diceva compiaciuta nel suo dialetto dalmato "Stasera xe el Derick".
Riguardando gli episodi, ho potuto ora apprezzarli con la testa di adesso, e goderli molto più di allora.
La serie iniziò nel 1974 (in Italia il primo episodio fu trasmesso nel 1979) al 1998, anno in cui l'ispettore Derrick e il suo collega Klein risolsero il loro ultimo caso. Fu la fortuna della rete tedesca ZDF, che la produsse e la esportò in tutto il mondo. Gli attori, lo sceneggiatore (Herbert Reinecker) e la troupe rimasero gli stessi per tutti quegli anni. Secondo me la qualità si mantenne alta negli episodi degli anni '70, fino a circa la metà degli anni '80. Poi si mantenne su un livello discreto o di sufficienza fino alla fine. Devo dire che i telefilm non giunsero mai al livello di banalità o insulsaggine, ma mantennero sempre una certa dignità.
Perché, dunque, mi piace ancora tanto l'ispettore Derrick? Innanzitutto per la definizione dei personaggi, che, almeno nella prima metà della serie, sono ritratti con profondità e realismo. Direi che il loro ritratto doveva essere una delle prime preoccupazioni dello sceneggiatore Reinecker. In essi, quasi sempre mi sembra di riconoscere tratti veri di persone vere che ho visto, che provano Reinecker come acuto osservatore della natura umana. Quanto alla rappresentazione di difetti e passioni, piccinerie e meschinità, lo scrittore non è certo pietoso. Anzi, le trame dei telefilm fanno vedere come omicidi e tragedie familiari siano spesso il frutto di passioni non dominate, di cupidigia o ambizione, vizi e ipocrisia. L'assassino di rado è un genio del male, un freddo calcolatore che pianifica il delitto perfetto. Molte volte è un individuo avvinghiato da una delle passioni di cui parlavo sopra, e il più delle volte l'omicidio è compiuto d'impulso, per incapacità di autocontrollo. Queste sono le coordinate anche di molti omicidi della vita reale. L'ultima inquadratura spesso vede l'assassino scoperto, visto come uno sconfitto, a volte con compassione, un fallito che ha infilato un errore dopo l'altro, fino ad arrivare alle manette. Col suo sguardo triste e disilluso si chiude di solito l'episodio. Poi, certo, alle volte c'è l'avido trenta-quarantenne che progetta l'omicidio del ricco e anziano parente per intascarne l'eredità, o la moglie che pianifica l'eliminazione del marito per starsene con l'amante.
Sullo sfondo delle vicende, troviamo una Germania benestante ma piuttosto triste, con adulti che hanno perso il senso della vita e spesso non sanno che pesci pigliare; i giovani sono tutti discoteca, musica hard-rock e motocicletta, ma sono vuoti e disorientati. La discoteca, poi, è scelta come teatro od origine di molti omicidi.
All'origine di un omicidio c'è varie volte l'attrazione sessuale. Ad esempio quella di un uomo non più nei verdi anni verso un'avvenente giovane, per la quale perde il senno e l'autocontrollo. In altri casi ci sono ragazze incredibilmente ingenue, che si avvicinano a tipi che non hanno nulla di buono già al primo sguardo, e dai quali infatti neppure riceveranno qualcosa di buono. In generale, le passioni e le forze legate alla sessualità che sfugge al controllo sono alla base di molti telefilm.
Un altro tema ricorrente è quello del crimine (furto, ricatto, truffa...) visto come risolutore, ad esempio di una situazione finanziaria non rosea, o persino per poter poi aiutare una persona che ha veramente bisogno. La virtù risolutrice del misfatto è però illusoria, e porta anzi a mali peggiori. Anche questo è un elemento dell'interessante visione morale di Reinecker, la quale per altro mi trova spesso d'accordo.
Mentre il tenente Colombo indaga su tracce e indizi minimi, come un particolare di una fotografia o un capello sulla moquette, ed è un sottile ragionatore, Derrick procede a colloqui e interrogatori con i sospettati, facendo la spola tra l'uno e l'altro. Alle volte non sono neppure in aria di sospetto, ma ci parla per capire l'ambiente in cui è maturato il delitto, le passioni che vi fermentano, per arrivare al movente e quindi all'assassino. Ma attenzione, "ecco il giudicio uman come spesso erra", spesso le cose non sono come sembrano al primo sguardo, e la soluzione non è sempre la più probabile. Dopo aver intuito il possibile colpevole, l'ispettore bavarese lo mette alle strette, a volte anche sbattendogli il proprio male davanti alla coscienza, e il personaggio infine crolla.
Le riprese vedono una cinepresa mobile e agile, con un discreto uso dello zoom e del movimento di macchina. Quanto agli attori, la cosa curiosa è che secondo me i due poliziotti protagonisti in un certo senso recitano poco, ma pure funzionano bene. Posseggono infatti una forte presenza scenica e il fisico adatto al ruolo; il loro volto non si muove più di tanto, ma risulta comunque espressivo e intonato alle situazioni, forse soprattutto grazie ai loro occhi. Lo sguardo di Horst Tappert (Derrick) infatti è di quelli vigorosi che penetrano nel destinatario e, se questi ha la coscienza sporca, difficilmente riesce a reggerlo. Gli attori scelti di volta in volta per i ruoli secondari sono quasi sempre validi, a parte poche eccezioni. Mi piace molto, inoltre, la musica malinconica che viene usata in molti degli episodi degli anni '70 (a partire dalla celebre sigla), perché dà con la sua tristezza qualcosa di più in atmosfera all'azione che viene mostrata. Con la metà degli anni '80 si cominciò a fare uso di musica elettronica piuttosto arida, e non fu più la stessa cosa.
Secondo me "L'ispettore Derrick" rappresenta un periodo felice della televisione, quando i telefilm non erano puro intrattenimento, quantunque ben fatto, ma anche occasione per riflettere e pensare. E' inevitabile, infatti, rimanere a rimuginare qualche minuto dopo aver visto un episodio, soprattutto sui personaggi e il loro comportamento. Questa è insomma una TV che non appiattisce la persona e non spegne il cervello, della quale sento la mancanza. Negli episodi, poi, c'è poca azione, e quando c'è qualche inseguimento o sparatoria, ci si accorge subito che non funziona bene come le parti dialogate. Sono telefilm da ascoltare, seguire, e interiorizzare; siamo quindi anni luce dalla superficialità e banalità di molte serie recenti.
A chi piace il giallo, il caso di omicidio da risolvere, i ragionamenti necessari, lo studio dei sospettati non potrà mancare di apprezzare "L'ispettore Derrick". Chi cerca invece più l'azione e la trama veloce forse si annoierà un po'.
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