Dopo il notevole Il miracolo, la macchina da presa di Edoardo Winspeare fa nuovamente tappa sul mondo dell'infanzia, stavolta con un documentario che ci porta nel pieno centro di Roma, a due passi dal Colosseo, dove una squadra di indomiti ed eroici maestri guidati da Massimo Guidotti porta avanti da anni un bel progetto di scuola per l'infanzia. Peccato che i fondi tagliati alla scuola siano sempre più consistenti e che i governi di centrodestra stiano facendo di tutto per affossare questo come altri progetti educativi che sono sempre stati guardati come un esempio di eccellenza in Europa. Al Celio azzurro si lavora molto sulle emozioni, viene richiesta la collaborazione attiva dei genitori, riecheggiano impostazioni da scuola steineriana, si fa dell'interculturalismo un modello imprescindibile e dell'animazione una palestra pedagogica efficacissima. Il regista filma in soggettiva facendo entrare lo spettatore nel vivo di quel progetto che ha un ventennio di vita alle spalle, nelle difficoltà dovute a una crisi finanziaria costantemente alle porte e nel dinamismo di un progetto educativo controcorrente inviso a Calderoli & C. Scandito secondo il succedersi delle stagioni e puntellato dalle foto a ritroso dei maestri, supportato dalle testimonienze estasiate degli ex alunni, il documentario tuttavia presenta un registro fortemente celebrativo nel quale - a dispetto delle diverse origini etniche dei bambini che popolano la scuola, per lo più reclutati in base a parametri di equità sociale - il rapporto col territorio non viene minimamente esplorato.
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