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Pourquoi ISRAËL, ritratto di una Nazione - parte prima
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 STORIA DEL FILM

Il brano che segue è l' estratto da un’intervista a Lanzmann del 2007, anno della presentazione a Cannes di Pourquoi ISRAËL nella Semaine de la critique e dell’uscita del DVD.

L'ex combattente della resistenza, artista e attivista, intellettuale impegnato nel senso meno abusato del termine, è un uomo imponente e di rara umanità, che ci ha accolto e ci ha dato, nonostante la sua stanchezza, un'ora e mezzo di tempo prezioso. E il tempo è stato all'altezza delle nostre aspettative. Claude Lanzmann: incontrare quest'uomo d'arte e di idee è, infatti, conoscere la sensazione di aver preso contatto con la Storia, vivere le sue risposte, le digressioni narrative della sua vita, tutto lo slancio delle sue vicissitudini."

Claude Lanzmann

Le dernier des injustes - L'ultimo degli ingiusti (2013): Claude Lanzmann

CLAUDE LANZMANN SUL FILM:

Il film è molto più che una risposta ad una domanda. Sono le ultime due parole di una frase “Ecco perché Israele”. Il titolo non mette in dubbio l’esistenza di Israele. Con un punto interrogativo la risposta avrebbe potuto essere negativa, cosa che è fuori questione. L’assenza del punto interrogativo è capitale. E’ quasi oscena per me l’idea di porre la domanda, cosa che poteva sembrare porre un dubbio.

Ho fatto il mio primo viaggio in Israele nel 1952, quattro anni dopo la creazione dello Stato. Ero là per realizzare un reportage per Le Monde e presi rapidamente coscienza che non avrei potuto realizzarlo: questa giovane nazione mi poneva domande troppo personali e troppo intime per un reportage destinato ad un grande pubblico. Al mio ritorno in Francia ho spiegato tutto al mio amico Jean-Paul Sartre, che mi ha risposto: “Allora scrivi un libro”. Ho trovato che era una gran bella idea, ho cominciato, ho scritto circa 100 pagine molto buone e mi sono fermato: non potevo rispondere alle domande che mi ponevo nel piano su cui mi ponevo. Venti anni più tardi questo reportage non realizzato e questo libro abortito sono diventati questo film. Bisognava che io crescessi e il linguaggio del cinema, con l’immenso coro della gente che filmo e faccio parlare, era la soluzione vera. Ero stato anche mandato nel ‘68/’69, durante la guerra detta “di usura” dove avevo subito, sulle rive del Canale di Suez, bombardamenti molto pesanti dell’artiglieria e dell’aviazione egiziane, da un’emittente televisiva, Panorama. Ho scoperto che non sopportavo che il mio lavoro fosse montato da altri, e allora sono arrivato al cinema per il montaggio. Non lo considero come un film “storico”.

Anche se la situazione non è più la stessa di 34 anni fa, il film non è invecchiato, non ha messo una ruga. Le opere non invecchiano e questa è un’opera, allo stesso modo di Shoah, che si sottrae al tempo.

Ma, certamente, c’è anche nel film un messaggio indissociabilmente umano e politico. Le situazioni di oggi sono le stesse di allora, profondamente - io l’ho mostrato ed è sempre mia intima convinzione - uno spirito di pace, le difficoltà, le possibilità e le non possibilità nella concretizzzazione di questo desiderio.

In effetti ho voluto mostrare anche un paese di vecchie donne, di rifugiati, di gente debole. Sono sempre stato più colpito dalla sua debolezza che dalla sua forza.

Ben presto, dopo la guerra dei sei anni, a causa della vittoria, tutta una parte della sinistra francese ha tenuto a far passare gli uomini di Israele per assassini e nazisti, in uno scandaloso scambio di ruoli. Ho realizzato questo film soprattutto per rispondere. Non so se questo giustifichi la realizzazione di un documentario. C’è bisogno di ragioni e di un desiderio più profondo per coinvolgersi in un simile lavoro.

Quello che posso dire, è che ogni volta che ho mostrato parti di Shoah nelle scuole delle periferie reputate “difficili”, gli studenti, in larga parte maghrebini o africani, venivano da me in lacrime e animati da un gran desiderio di girare loro stessi dei film.

 ________________________________________

 Il FILM

parte prima

durata 95’

1. La normalità ebraica 

2. A Gerusalemme

3. Arrivano da 70 paesi!

4. Chi si può considerare ebreo?”.

5. Una famigliola qualsiasi

6. MASADA

7.Animali immigrati 

8. Il kibboutz

9. Ebrei tedeschi 

10 Soldati a Gaza

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Sequenza iniziale

Gert Granach

1973, cittadino di Gerusalemme, 1933, membro della Gioventù comunista di Berlino. Canta accompagnandosi col suo organetto:

Scene successive:

Museo della Shoah, a Gerusalemme, il rabbino intona un canto della Sinagoga. Sul pavimento sono incisi i nomi dei lager.

Archivio della morte: quattro alte pareti foderate di schedari con sei milioni di nomi. Scolaresche israeliane in visita ad un campo e all’archivio fotografico annesso.

Una ragazza:

Sono sconvolta. Io non posso dimenticare.Tutto questo mostra la crudeltà infinita dei nazisti.

E’ orribile, hanno torturato e ucciso bambini, hanno sotterrato Ebrei vivi.

Il popolo ebraico era il più odiato al mondo.

Un ragazzino:

Perché l’odiavano?

Un ragazzo più grande:

Per la sua fede. Si è sempre voluto convertirli e non hanno mai ceduto

 1. La normalità ebraica 

Panoramica sulle alture della Galilea, gruppi di giovani escursionisti che cantano.Ygal Yadin, archeologo e capo di Stato Maggiore dell’esercito:

Penso che 2000 anni di esilio che si sono accumulati su di noi sono dentro ciascuno di noi.Valgono certo più che avere dei Kafka, dei Modigliani ecc. Ma ora noi abbiamo bisogno di piloti.Il dolore è eterno, non è un ideale.In altri termini, spero che il popolo ebraico in Israele sarà normale nel senso normale della parola.Ma io spero che si distinguerà per la sua morale, la sua etica, la sua visione del mondo.

Un reggimento di paracadutisti presta giuramento sulla spianata del Muro.

R.J.Zwi Werblowski, professore di Storia delle Religioni presso l’Università ebraica di Gerusalemme

La condizione normale dell’essere Ebrei è di non essere normali.

Non c’è una formula di normalità che sia la stessa per Israele e gli altri.

 2. A Gerusalemme

Un’auto gira per le strade della città, dai finestrini suonano con trombette, ebrei ortodossi avvertono la gente che Sabbath ha inizio. Festeggiamenti per la Conferenza internazionale dei rabbini americani, dei deportati e partigiani, dei delegati dell’Alleanza Israelitica Universale, dei giornalisti e avvocati ebrei, dell’Organizzazione femminile Mizrachi del Congresso americano, della Conferenza per l’Immigrazione e il Turismo. La mdp guarda nel cielo e inquadra ad uno ad uno tutti gli striscioni.

E’ il 28simo Congresso sionista.

Lunga ripresa aerea di Gerusalemme, cupole di sinagoghe, minareti, palazzi del governo e abitazioni, grandi condomini in costruzione all’orizzonte. Un ebreo ortodosso con lunga barba e cappello nero guarda la città da un cannocchiale sulla terrazza panoramica, in spiaggia gente comune sulle sdraio si rosola al sole, ragazzi pescano con lenze di fortuna vicini a riva, vecchi  seduti in panchina all’ombra chiacchierano come nei nostri paesi del sud, una energica vigilessa ha il suo da fare con un anziano balordo in mezzo al traffico, bancarelle del souk, qualche ragazza prova vestiti al bazar con l’aria di una principessa, c’è anche un banchetto per un gioco che somiglia tanto alle tre carte fra banchi di polli, quarti di bue appesi  e pesci. Al supermarket, il distinto titolare batte scontrini alla cassa, sembra un prof. universitario in grisaglia scura e cravatta, o uno di quei distinti Ebrei a cui, un bel giorno, a Berlino, a Lodz, a Varsavia, a Budapest, suonarono alla porta… C’è tanta merce negli scaffali, un gustoso siparietto su cui Lanzmann si sofferma a lungo, ha per protagonisti Ebrei americani, forse in visita a parenti, che non credono ai loro occhi, e pescano tutte le scatolette, le stesse, anche da loro in America, “Non l’avrei mai creduto!”, ma c’è addirittura anche di più che da loro, “E’ un vero prodotto israelo-americano!” grida uno dal fondo, brandendo una scatoletta.Gert Granach torna in scena col suo canto partigiano,

Berlino resterà rossa!Il fronte comunista è in marcia, chi ci libererà? Il Partito Comunista!Chi ci ha tradito? I socialdemocratici!

Rosa Luxenbourg noi ti tendiamo la mano. A gennaio, a mezzanotte,uno spartakista veglia con fierezza sui suoi diritti.Combatte la razza dei tiranni.Le pallottole fischiano, il comunista se ne frega.

3. Arrivano da 70 paesi

Noi stiamo ancora crescendo _ dice l’archeologo/pilota – stanno arrivando migliaia di Ebrei dalla Russia, c’è gente proveniente da 70 paesi, non è possibile, benchè siano tutti Ebrei. Ci sono culture differenti, non siamo ancora una nazione nel vero senso della parola.

Avraham Schenker, membro dell’esecutivo sionista

Il solo elemento stabile della vita degli Ebrei nel mondo è Israele. Ogni Ebreo, che lo voglia o no, si definisce in rapporto ad Israele.

Si va all’aeroporto di Tel Aviv: arrivano gli Ebrei russi. Una folla di uomini, donne, vecchi, bambini, neonati, bagagli di ogni tipo, anche scope di saggina. Siedono e aspettano, l’aria tra disorientata e curiosa, una donna grassa in pelliccetta da poco passa sorridendo e ripete Shalom!, un ragazzo sostiene la vecchia nonna lungo il corridoio fino alla sala d’attesa. Brevi interviste, incontri e abbracci, non ci si vergogna di dire che non si hanno soldi in tasca. Il montaggio alterna riprese all’aeroporto (controlli all’Ufficio Immigrazione, non facili, le domande sono tante, e così le lingue, i desideri, le scelte sui luoghi di destinazione) con un dibattito a distanza fra Avraham Schenker, Zushi Posner e Benjamin Shalit su uno dei problemi che si posero in quei primi anni di vita dello Stato di Israele, con l’arrivo di masse di profughi da tutte le parti del mondo:

4.   “Chi si può considerare ebreo?

L’unicità degli Ebrei è che noi siamo “il popolo eletto” – dice Zushi Posner che cammina con un giovane Lanzmann al suo fianco fra piante di limoni – per il meglio o per il peggio è un’altra questione. Ma noi siamo diversi. Il problema più importante oggi è sapere chi è Ebreo.”

Se lo chiede anche Benjamin Shalit: Chi siamo noi? La questione più cruciale per tutti gli individui o gruppi umani è quella dell’identità. Dunque è Ebreo quello che gli altri perseguitano solo perché è Ebreo. Gli Ebrei di questi paesi sono differenti dagli Ebrei dalla Diaspora. Ogni gruppo, ogni cultura o sub-cultura deve definirsi su dei parametri. Gli Ebrei sono sopravvissuti in questi ultimi 2000 anni senza nessun dubbio grazie alla religione ebraica, fattore essenziale che ha assicurato la loro coesione.Con la creazione dello Stato d’Israele è comparso un altro parametro: il paese, l’esistenza politica e geografica del popolo. In qualche modo questo ha attenuato l’importanza del parametro religioso. Non è senza valore, certo, ma ci sono altri parametri, e sono quelli che mi riguardano. Quelli religiosi non mi riguardano del tutto.

Avraham Schenker sottolinea: ”Noi non possiamo dire a chi viene perchè è ebreo: “non venire, tu sei malato” o “tu sei vecchio”. Bisogna accettarli come sono.  Tanto meglio se l’età media non è alta, ma non possiamo scegliere. Se lo facessimo, la base, la ragion d’essere della venuta degli Ebrei sparirebbe. E’ la rivoluzione del popolo ebraico. Impossibile farla gradualmente, lentamente, tranquillamente. Ci sono per forza dei problemi. In un certo senso i problemi sono la grandezza d’Israele.Noi abbiamo sempre dei problemi. Quando 100.000 Ebrei sono arrivati nello stesso anno, (abbiamo conosciuto questi anni!) bisognava creare dei campi. Non penso che questo succederà ancora in Israele. Nello stesso tempo tutto questo è provvisorio, è una questione di pazienza, organizzazione e denaro!

Zushi Posner: In questo momento in Israele c’è la Legge del Ritorno. Questa legge riconosce come Ebrei quelli che sono nati da madre ebrea o i convertiti, senza far menzione della legge religiosa, la Halaka [l'intero corpo della legge ebraica, che comprende le leggi bibliche, le leggi orali trascritte nel Talmud e quelle dei codici successivi]

Lanzmann: E quali sono i problemi più importanti? La povertà, la miseria ecc.?

Zushi Posner: Ce ne sono altri altrettanto importanti.Questi sono problemi tecnici,la povertà, l’educazione e anche la sicurezza. Problemi tecnici che si possono risolvere col denaro. Trovate il denaro, finisce la povertà. Il paese ha bisogno di aerei? Stessa cosa: denaro, denaro, denaro.

Lanzmann: Ed è un problema che si può risolvere?

Zushi Posner: Senza dubbio. Lo Stato d’Israele esiste da 23 anni. Ci vorranno due o tre anni, non sono che problemi tecnici.

Ma quando affronto il problema “Chi è Ebreo?”, non c’è rapporto col denaro. E’ un problema ontologico, metafisico, teologico.E’ il problema della nazione ebraica.

5. Una famigliola qualsiasi

La discussione continua, ma intanto una giovane coppia, persone molto semplici, sale in macchina con la bambina e viaggia verso il luogo di destinazione assegnato, vengono dalla Russia e sognano una casa, parlano solo russo. A Lanzmann, che fa delle domande dal sedile anteriore, serve un’interprete.

E’ il mio solo desiderio, sentirmi a casa” dice l’uomo, e la moglie sorride “E’ Israele che mi ha dato il diritto di vivere, io non devo chiedere niente, posso solo dire grazie”

“Cosa sapete della storia di Israele?”

“So che qui sono nati Adamo ed Eva e alcuni racconti della Bibbia”

Lanzmann si offre per accompagnarli in un giro per Gerusalemme. L’uomo chiede di vedere il Muro, Lanzmann va con lui e mettono in testa la kippah. Chassidim vestiti di nero, barba incolta, cappello cilindrico dal quale scendono i cernecchi, si avvicinano al muro depositando tra le fessure la loro preghiera o seduti  in meditazione recitano  preghiere. Qualche minuto di sosta, poi la macchina attraversa i nuovi quartieri di grandi palazzi di pietra color sabbia, qualche passante torna dalla spesa, panni stesi, piazzette nascoste.Un’aula scolastca: si studia matematica, grammatica, tutto quel che serve, e la religione tradizionale del popolo ebraico.

C’è un rapporto intimo tra la Storia, l’etnia e la religione ebraica.Questo non significa che senza religione ebraica non c’è il popolo ebraico.Una delle ragioni della fondazione d’Israele è il declino del ruolo unificatore della religione, allo stesso modo che per la religione nel mondo intero.A causa di questo declino il popolo ebraico ha trovato la risposta nell’autodifesa.La fondazione d’Israele è una risposta.Amo la tradizione

E’ quanto afferma sorridendo un professore di storia della religione.

Per questo porta la kippah? chiede Lanzmann.

Credo che l’esistenza ebraica si afferma perché ognuno, rivoluzionario e anti-rivoluzionario, religioso e anti-religioso, è profondamente legato alla tradizione, è quello che unisce questa realtà nuova che c’è ora.

 6. MASADA

Il viaggio della famiglia russa prosegue. Costeggiano il mare, il turchese e l’ocra delle rocce scorrono dal finestrini, si passa sotto Masada, la fortezza, l’ultimo bastione della resistenza ebraica ai Romani.Il lungo blocco squadrato di granito si stacca dal profilo dell’altipiano, macigno impenetrabile dove i 960 assediati, uomini, donne, bambini si uccisero per restare liberi.Masada scompare, il presente torna nell’abitacolo, la bambina giocherella e fuori solo dune, rocce gobbe desertiche, oltre il guard rail il deserto di Giuda. Arrivano in città, una nuova città tutta di cubi e parallelepipedi, palazzi nel deserto, sarà la loro nuova casa.

7.   Animali immigrati 

Un bellissimo Oryx bianco dalle lunghe corna arcuate e una fascia marrone intorno al collo pascola placido fra gli sterpi.

Viene dal Sahara” spiega Abraham Yoffe, camminando con Lanzmann sull’ampia spianata pietrosa che ha per sfondo una catena  montuosa. E’ Generale della riserva, territorio protetto, ed è uno dei vincitori della guerra dei 6 giorni.

Scherzano: “Abbiamo riportato gli Ebrei in Israele, bisogna riportarci anche gli animali

E’ il sionismo animalista” ride Lanzmann

“La Legge del Ritorno fu la prima legge approvata dal Parlamento. Ma era per gli uomini. Io voglio farla per gli animali. E’ molto importante per più ragioni:questi animali sono in via di estinzione. E poi è un sentimento che commuove.”

 8. IL KIBBOUTZ

Si gira fra cantieri di palazzi in costruzione, operai con la kefia in testa, nel porto mercantile c’è gran traffico di barche e merci.

Si arriva al kibboutz Gan Shmuel, abitazioni  inserite nel verde, vialetti e prati, orti coltivati. Abitare fra le dune è difficile, bisogna rendere l’ambiente confortevole. Parlano gli abitanti del kibboutz:

Noi non siamo la classe operaia. Il kibboutz somiglia piuttosto alla classe media. Noi lavoriamo molto con le nostre mani, ma non siamo la classe operaia, non abbiamo lo stesso linguaggio e le stesse lotte.

Cosa siete?

Solo borghesi, con un’ideologia socialista.

Anche i lavoratori del porto non si dichiarano socialisti, solo democratici. La lotta di classe, come in Europa, non li interessa.

Ran Cohen, segretario del Kibboutz, comandante paracadutista:

Io voglio vivere in una società giusta, e penso che il kibboutz possa contribuire a far passare Israele dal capitalismo al socialismo”.

S’incrociano gli interventi intorno al tavolo:

“Io non posso credere che la società israeliana diventerà una società socialista. La vedo piuttosto evolvere verso il capitalismo. Come può il kibboutz, il 2 o 3 % della popolazione, influenzare il 96 %?. Io credo che si viva qui perché si vuole una società giusta. E’ l’unico luogo in cui un uomo solo può ancora cambiare qualcosa”.

“Il kibboutz non è l’immagine della società israeliana. Gli Ebrei irakeni e marocchini rappresentano il 50 60 % della popolazione. Qui, su 400, ce ne sono 5.”

“Per noi è difficile vedere gli Ebrei fuori di qua come nostri fratelli. Nella Diaspora ci chiamavano Ebrei. Qui ci chiamano Sépharditi. I nostri genitori se ne vergognavano e presero in nome di Aschénaziti, ma noi siamo fieri di essere Sépharditi”

Lanzmann: Si potrebbe dire che Israele è un paese razzista?

Non credo, non è come in America. In America i neri lottano contro i bianchi, qui vogliono unirsi.

9. Ebrei tedeschi

Breve flash sulla comunità di Ebrei tedeschi, uno di loro, un avvocato nato a Konigsberg, conciona sui meriti degli Ebrei tedeschi in tutti i gangli vitali della vita in Israele, economia, educazione, arte.Le signore sedute sui divani sorridono soddisfatte.

 ______________________________________

Si è fatta sera, in una piazza un ragazzo urla al megafono, capannelli di studenti convergono, parte un corteo di protesta con cartelli. Poliziotti a cavallo controllano.

La vita in Israele continua, con le sue mille facce all’incrocio fra Oriente e Occidente, presente e passato.

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Filmografia di Claude Lanzmann

 

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SULLA QUESTIONE ISRAELO/PALESTINESE

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