
Rodolfo, Marcel e Shaunard sono rispettivamente un pittore, uno scrittore e un musicista, tre uomini che ambiscono a diventare delle celebrità in campo artistico e che ogni giorno si vedono costretti a praticare la dolente arte dell’arrangiarsi. Per essere degli artisti è necessario che esista chi sappia riconoscere come arte un determinato prodotto della creatività dell’uomo, occorre cioè, oltre a un talento artistico capace di esprimersi con sufficiente originalità d’intenti, una società civile pronta a recepirne gli influssi creativi si da convogliarne gli esiti in tutti gli aspetti del vivere sociale, a fare il giusto discernimento tra una produzione artistica suscettibile di generare bellezza e la mera estetizzazione delle forme. Ora, se un determinato talento artistico non riesce ad emergere è perché l’artista in questione non presenta i requisiti minimi per porsi come autentico facitore di arte o perché la società nel suo insieme composito non è più in grado di riconoscerne appieno le doti in quanto attraversata dai flussi effimeri di una semplificazione del linguaggio artistico offerta a buon mercato ? Nel dubbio, a uomini come Rodolfo, Marcel e Shaunard non resta che la capacità di coltivare un’aspirazione e credere che questa, in un giorno non troppo lontano, possa germogliare i suoi frutti. Intanto, convivono con la precarietà delle rispettive condizioni esistenziali con la consapevolezza muta di chi nulla ha ricevuto e nulla pretende da chicchessia. Loro sono degli autentici artisti della vita, di quelli che sanno vivere di espedienti senza perdere il gusto beffardo dell’ironia, che sanno dare e ricevere aiuto in maniera assolutamente disinteressata, uomini istintivamente anticonformisti e naturalmente votati al più lucido attaccamento per ogni forma conosciuta di libertà. Del resto, se una semplice giacca nera è resa necessaria come indispensabile biglietto da visita, allora è possibile che Rodolfo, Marcel e Shaunard possano davvero ridere delle proprie miserie e iniziare a considerarle come un qualcosa di transitorio, innalzarsi sopra di i ricatti di una vita che esige continui compromessi e convincersi che il ruolo semiserio degli artisti incompresi sia quello che più si adatti al loro modo di voler stare al mondo.
Vita da Bohéme (Aki Kaurismäki)
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Ciao Peppe, ci siam persi un po' di 'vista' ultimamente, colpa mia, ma per altri versi ti sto' addosso... Ottimo, breve e denso pezzo !!
...che carino l'apostrofo dopo "sto". Bohémien ?
Sto...ca...sticamente succede... ;-)
Grazie per l'attenzione Matteo. Comunque, mi sembro decisamente più "latitante" di te in questo periodo, diamo a Cesare quel che ......... A presto
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