Venezia 2012, Giorno 10
Ultima giornata di proiezioni inedite per la stampa. Il Festival volge ormai al termine e il fitto cartellone si riduce a soli tre titoli ancora da scoprire: due per il Concorso e uno per il Fuori Concorso.
In Concorso si apre la giornata con Passion di Brian De Palma, thriller erotico che già si prefigura come uno dei titoli acchiappapremi.
Sempre in Concorso, è l'ora del terzo film italiano, circondato da alte aspettative: Un giorno speciale di Francesca Comencini.
«Volevo fare un film semplice, asciutto, apparentemente spontaneo fino a sembrare trasandato. In realtà è un film scritto e costruito, nel quale è stata però lasciata sempre aperta una finestra ai mutamenti. Volevo fare un film su due ragazzi della periferia che si avvicinano al centro. Raccontare la loro giornata con piccoli tocchi. Fare un film preciso e leggero. Rapido. Rapido nel suo arco narrativo – una sola giornata – e nel ritmo del racconto. Mi pareva che solo così sarei riuscita a cogliere qualcosa che con leggerezza e rapidità si è impossessato delle nostre vite, rendendole pesanti e senza tempo».
Il film di chiusura, presentato al pubblico dopo l'assegnazione del Leone d'Oro di sabato sera, è invece il francese L'homme qui rit di Jean-Pierre Ameris, tratto da un romanzo di Victor Hugo.
«Era un mio sogno adattare per il cinema L’homme qui rit di Victor Hugo. Desideravo farne un grande film di avventura popolare, di raccontare una storia grande e bella, poetica e profondamente umana al tempo stesso, com’era intenzione di Victor Hugo. Volevo trattarla come una favola per rendere più vivace il carattere atemporale e universale del racconto, per affascinare, catturare, emozionare, per ritrovare il piacere infantile di stare ad ascoltare una bella storia con ripercussioni profonde. Il film mi ha consentito di affrontare temi diversi: la diversità fisica, l’amore, la modernità. Mi sono sempre particolarmente emozionato per i film che hanno un “mostro” come eroe. Sia nei romanzi sia nei film, la figura del mostro umano è universale e tocca tutti nel profondo, e non perché si è fisicamente diversi, ma solo perché si percepisce sempre il “mostro” che è dentro tutti noi. D’altronde, la storia d’amore di L’homme qui rit raggiunge il sublime. Il conflitto amoroso che tormenta Gwynplaine è profondamente umano. Da un lato, Déa, la ragazza cieca che aveva salvato da bambina; dall’altro, la duchessa. Infine, questa storia del passato ci parla anche della nostra società. La società dello spettacolo, l’importanza di trovare idoli per la massa, il fossato tra poveri e ricchi, la difficoltà di cambiare classe sociale, l’impotenza della politica di modificare lo stato delle cose, il regno delle apparenze, l’idealismo sconfitto dalla corruzione... Cerco di offrire al pubblico quella deliziosa impressione che provavo andando al cinema da bambino: la luce si spegneva e mi tuffavo con gioia in un affascinante universo, mi lasciavo trascinare da una grande storia e dai bei personaggi che mi toccavano nel profondo, ai quali credevo come se esistessero per davvero».
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