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Estate con il Circolo Providence (II): il filosofo prestato alla fantascienza, Theodore Sturgeon
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L'estate incalza e non sembra voler dare tregua con le sue ondate di caldo. Quale miglior modo di passare una fresca e piacevole serata che non ritrovarsi nuovamente fra queste vecchie mura rinfrescate da qualche soffio d'aria, sopra di noi il cielo al crepuscolo e in mezzo a noi la voglia di parlare di un altro autore?

Proseguiamo dunque la nostra estate al Circolo Providence e, seguendo la linea dell'ultimo incontro che ci ha portati ad abbandonare i tradizionali sentieri della letteratura fantastica per affrontare scrittori più propriamente di fantascienza, andiamo ad incontrare l'ospite di stasera: Theodore Sturgeon.

 

Introduzione

 

Buona serata a tutti e ben ritrovati. La volta scorsa abbiamo avuto come argomento l'opera di James Ballard, e abbiamo posto in risalto la sua capacità di usare il veicolo della letteratura fantascientifica per parlare dell'uomo e delle sue complessità. Un elemento questo che lo poneva in qualche modo in collegamento con Ray Bradbury, il protagonista dell'incontro ancora precedente.

Si potrebbe dire che questa sera completiamo una ideale trilogia di “fantascienza umanistica” perché l'autore di cui andiamo a parlare a sua volta, anche se in modo assolutamente peculiare rispetto agli altri due sopra citati, pone l'uomo al centro della sua opera.

 

Sturgeon, opere e "rivelazioni"

 

 

Theodore Sturgeon nasce nel 1918 come Edward Hamilton Valdo a New York (assunse il cognome Sturgeon dal patrigno, mentre Theodore proveniva da Ted, il nomignolo con cui lo chiamava la madre). Dopo aver intrapreso i mestieri più svariati (fu, tra l'altro, venditore di giornali, marinaio e benzinaio), all'età di soli 21 anni esordì come autore grazie a un racconto pubblicato sulla rivista Astounding.

Sturgeon fu un personaggio veramente fuori dal comune, chi ebbe modo di conoscerlo lo descrisse come una sorta di hippy dall'aspetto ascetico. Esemplare da questo punto di vista fu la visita che fece nel 1976 in Italia, a Ferrara, in occasione dello SFIR (Science Fiction Round About), la convention di fantascienza che si tenne nella città emiliana e che lo vide come ospite d'onore insieme a John Brunner.

 

Lo scrittore newyorkese stupì per la sua pacatezza, il suo aspetto da guru, la sua disponibilità e semplicità che lo portavano a far amicizia con i bambini (figli dei presenti alla convention). Al tempo stesso però era un pensatore profondo, mai banale nelle sue risposte.

 

Se mi permettete un'osservazione, credo che Sturgeon sia stato nel mondo della Science Fiction la figura più affine a quella di un filosofo.

Basti pensare a quella enunciazione, semplice eppure così acuta, conosciuta come “Legge di Sturgeon”, che in realtà è più corretto indicare con il termine “Rivelazione di Sturgeon” (spiegheremo dopo il perché). Il nostro autore difendeva la fantascienza dagli attacchi dei critici facendo rilevare come questi scegliessero le opere peggiori del genere per dimostrare che tutta la SF non fosse altro che spazzatura (o meglio, citando il termine usato da Sturgeon, crap ovvero stronzate).

Ma, faceva rilevare il nostro Theodore, se si usano gli stessi metri di giudizio allora si fa presto a dimostrare che anche il cinema o la letteratura sono fatti al 90% da spazzatura.

Da cui la formulazione finale che “il novanta percento di tutto è spazzatura”.

Quindi la fantascienza non si comporta diversamente dalle altre forme di espressione artistica. Un ragionamento semplice (lo abbiamo detto più sopra) eppure straordinariamente efficace, la miglior difesa possibile per un genere letterario spesso maltrattato da una critica ottusa (fatte salve poi conversioni e rivalutazioni, e non solo per la fantascienza come ben sappiamo).

La distinzione tra “rivelazione” e “legge” è stata fatta poiché lo stesso Sturgeon aveva indicato con l'espressione “legge di Sturgeon” la seguente frase, inserita nel racconto The Claustrophile pubblicato nel 1956: Nothing is always absolutely so, ovvero Niente è sempre assolutamente così.

 

Andando ad esaminare la sua opera, troveremo che Sturgeon non è stato certo un mostro di prolificità. La sua produzione letteraria è quantitativamente scarsa e si è orientata soprattutto sulla forma del racconto breve.

 

Eppure la sua opera più famosa è un romanzo: Cristalli Sognanti (The Dreaming Jewels, 1950) basato su quelle che sono le tematiche basilari della poetica di Sturgeon: l'attenzione verso coloro che sono al di fuori della “normalità” come viene percepita, la diversità come valore aggiunto, e, sotto un profilo più squisitamente fantascientifico, la mutazione del genere umano.

 

 

C'è in questo scrittore una simpatia mal celata verso i deboli e l'anelito verso una società più giusta e più solidale.

Tematiche che verranno fuori prepotentemente anche nell'altro suo romanzo più famoso Nascita del Superuomo (More Than Human, 1953), e bisogna dire che la traduzione italiana del titolo risulta piuttosto fuorviante, qui non si parla di un superman come quello dei fumetti (che lo scrittore in un'intervista definì “un mostro....uno scherzo della natura”) ma della possibilità per la razza umana di evolversi in un “uomo migliore”. Possibilità affidata a un gruppo di ragazzi che per la società tradizionale sono dei minorati mentali.

Sturgeon toccò anche il genere horror in diversi suoi racconti ed in un romanzo alquanto singolare, Qualche goccia del tuo sangue (Some of Your Blood, 1961), e pure il western (produzione assolutamente secondaria e pressoché sconosciuta in Italia).

 

Tra le poche antologie pubblicate meritano una citazione quelle di Urania Orbite Perdute (1986) Luci e Nebbie (1987) e Medusa, e altri Dei (1989).

 

 

Theodore Sturgeon ci ha lasciato nel 1985

 

La Prima Direttiva

 

Purtroppo il discorso dei rapporti tra il nostro ospite ed il mondo della celluloide è piuttosto limitato.

L'unica relazione diretta è rappresentato dalla novelization (ovvero la trasformazione di una storia cinematografica in un libro) di tre film, e per di più solo uno di questi appartiene al genere fantascientifico.

In ordine cronologico: Un re per quattro regine (The King and Four Queens, 1956), film western diretto da Raul Walsh, con Clark Gable, Viaggio in fondo al mare (Voyage to the Bottom of the Sea, 1961) di Irwin Allen con Walter Pidgeon e Peter Lorre, ed infine Rancho Bravo (The Rare Breed, 1966) altro western, questa volta diretto da Andrew V. McLaglen con James Stewart e Maureen O'Hara.

Tutte operazioni,diciamolo chiaramente, di carattere puramente “alimentare”.

Se si vuole trovare dei contributi decisamente più interessanti allora bisogna guardare al mondo della televisione, ed in particolare alla serie Star Trek.

Sturgeon era grande amico di Gene Roddenberry, che di Star Trek era il creatore, e collaborò alla stesura di varie sceneggiature, due delle quali videro poi la luce come episodi.

 

 

Si tratta di Shore Leave (Licenza di sbarco) e Amok Time (Il duello). Se il primo narra di un surreale pianeta costruito per soddisfare i desideri dei visitatori, il secondo rappresenta uno degli episodi chiavi dell'intera serie.

 

Il fatto che il protagonista dell'episodio "Il Duello" sia Spock, ovvero quello non umano tra i personaggi principali della serie (un “diverso” dunque), è assolutamente in linea con le idee di Sturgeon. In questo episodio Spock deve combattere contro gli antichi rituali del suo pianeta d'origine, Vulcano, ma anche contro la sua natura, che lo vuole soggetto ogni sette anni a un desiderio smodato di una compagna, portandolo ad assumere atteggiamenti violenti e pericolosi.

Spock sembra davvero una figura uscita dalla penna del nostro ospite, alieno non solo fra gli umani ma anche fra i suoi simili, i Vulcaniani, in quanto di madre umana. Uno straniero assoluto, come sono spesso i protagonisti dei racconti di Sturgeon.

Egli è pure l'ideatore della cosiddetta Prima Direttiva, ovvero di quella norma fondamentale della Federazione dei Pianeti Uniti che vieta qualunque intromissione all'interno di quei pianeti abitati la cui popolazioni non abbiano ancora sviluppato la tecnologia dei viaggi interstellari.

 

Tale divieto trova la sua giustificazione principale nel non provocare effetti dannosi interferendo nel naturale sviluppo culturale di una qualunque forma di civiltà.

Ora trascendendo l'aspetto puramente fantascientifico, è chiaro che l'idea che è alla base di una simile invenzione è di enorme rispetto verso le società diverse dalla nostra.

Considerato che la sceneggiatura risale alla fine degli anni '60 e che l'America era lacerata dalla discussione sull'intervento in Vietnam, si può realizzare quanto politico fosse il pensiero di Sturgeon.

E viene da domandarsi: Chissà che direbbe oggi di fronte a quella che è stata la politica estera degli U.S.A. negli ultimi dieci anni?

Se la partecipazione a Star Trek fu la più importante della sua carriera di sceneggiatore, non fu però l'unica. Da ricordare, tra le altre, la sua collaborazione alla serie Gli Invasori (The Invaders, 1967), la riduzione a film televisivo del suo romanzo Killdozer (Killdozer, 1974), omaggiato da Roberto Rodriguez nel suo Planet Terror, una collaborazione con la serie La Valle dei Dinosauri (Land of the Lost, 1975) e infine, e davvero non poteva mancare, la riduzione di due suoi racconti per altrettanti episodi di Ai Confini della Realtà (The Twilight Zone, 1986).

 

 

 

Conclusioni

 

In chiusura di serata diamo la parola a lui, al nostro Theodore, con una citazione tratta da quella che è probabilmente la sua opera più rappresentativa:

“….. i pensieri sono amorfi, in codice... impulsi senza forma, né sostanza, né direzione – finché non li comunichi a qualcun altro. Allora precipitano e divengono idee che puoi poggiare sul tavolo ed esaminare. Tu non sai quello che pensi finché non lo dici a qualcuno” (da Cristalli sognanti, 1950)

 

Buona serata a tutti

Per accedere alle precedenti puntate del Circolo Providence potete cliccare qui

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