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Un nome, un destino: Elisabetta
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Lehava

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 Il destino a volte sale all'improvviso come la marea. Scolvolge un'esistenza, travolge la Storia.

Solo volontà coraggio e determinazione possono salvare da un urto così potente, non farti affondare ma anzi galleggiare. Di più governare l'onda. Non solo un'individuo ma un'intero popolo, una nazione.

Due donne, due temperamenti, 400 anni di diritti e doveri (l'evoluzione del potere) ed un universo che le divide. Ma un solo nome: Elisabetta. Ed un solo modo di essere: regina.

Nessuna delle due avrebbe dovuto avere quel ruolo, entrambe l'hanno interpretato in maniera straordinaria ed originale.

veva 25 anni la giovane Tudor quando fu incoronata, 2 in più la Windsor. Quello scorcio di 1500 fu segnato dalla confusione di uno scisma religioso. E dal furore di lotte intestine, politiche e sociali. Eredità di un padre scomodo, Enrico VIII. Elisabetta I, legittima e bastarda, protestante e sorellastra di Maria la Cattolicache la imprigionò ma mai giustiziò. Cugina di Maria Stuarda, che a sua volta lei impigionò e che sì alla fine giustiziò. Una donna volitiva, testarda passionale ma Vergine, la Regina Vergine. Che mai si sposò perchè già congiunta in un sodalizio esclusivo con il proprio popolo. Per il quale consolidò una lingua ed una cultura (quella di Shakespeare), una religione (l'anglicana), un'economia (sanando un debito pubblico enorme) ed un vero nuovo ruolo nelpanorama mondiale (rafforzando quella flotta creata dal padre, la lotta con la superpotenza Spagna, lo spostamente progressivo dell'asse commerciale, la presenza in Irlanda). Non innovatrice certo, ma stabilizzatrice. Con grande senso dello Stato, non senza errori, lacrime e sangue.

Come può il cinema, la letteratura, l'arte non amare una figura così contraddittoria, moderna più dei contemporanei, sfaccettata? Non può! Ed infatti l'ha analizzata, re-interpretata, romanzata, da Jean Simmons a Bette Davies, da Flora Robson a Glenda Jackson, da Cate Blanchett a Judi Dench (sono sincera, quella che ricordo con più affetto, nella battuta secca "Troppo tardi" di "Shakesperare in Love": due parole, un mondo)  Ognuna di queste attrici ha descritto, più o meno bene, uno o più aspetti di di questa donna. Che continua ad affascinarci nella sua chiarezza di azione come nella ombrosità della sua anima

Sarà Elisabetta II tanto amata dal cinema? No. Per mille ragioni. Certo la sovraesposizione mediatica attuale, l'eccesso di immagine che non giova all'allure. Ma soprattutto il suo carattere.  L'eccessiva normalità, sebbene solo apparente è ovvio. Perchè una donna che regna per 60 anni consecutivamente, riuscendo a mantenere saldo il timone della monarchia nella bufera e nel tifone certo "normale" non è.  Elisabetta I consolidò un paese attraverso i poteri conferitogli dal suo ruolo. Elisabetta II ha consolidato il suo ruolo (e l'ha reso attuale, accettabile, addirittura amato) attraverso una comprensione profonda del suo popolo. Nel segno della tradizione, della continuità, ma non nella invadenza. Può sembrare facile, io credo non lo sia. Con poche lacrime, ancor meno sangue. La sua compostezza e serietà non la renderanno mai un soggetto cinematografico interessante. La pellicola con Hellen Mirren, non a caso, narra di un periodo particolare della vita di Elisabetta Windsor: i giorni immediatamente successivi alla morte di Lady Diana. Quella Lady Diana, lei sì protagonista sempre. Che seriamente minò la monarchia. Diana Spencer, grande errore della sovrana che la scelse basandosi su regole antiche non più attuali. Regole che lei stessa ebbe il coraggio di riscrivere pochi anni dopo per il matrimonio del secondo erede al trono. Cambiando, per lasciare tutto uguale. Nel 1500 come oggi, che il Regno Unito si ferma per festeggiare il Diamond Jubilee.

Proprio no, Elisabetta II non avrà mai l'appeal Di Elisabetta I. Ma io trovo che abbia comunque un fascino, il suo. Quello del buonsenso e dell'equilibrio.

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