Espandi menu
cerca
Speciale Good As You - Interviste a Mariano Lamberti e Lorenzo Balducci: Militia Christi e quella recensione che...
di Spaggy
post
creato il

L'autore

Spaggy

Spaggy

Iscritto dal 10 ottobre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 177
  • Post 623
  • Recensioni 235
  • Playlist 19
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

Fino a ieri pomeriggio, in occasione dell’anteprima palermitana di Good As You all’interno delle iniziative che precedono la seconda edizione del Sicilia Queer Festival, avevo intenzione di incontrare il regista Mariano Lamberti per farvi raccontare la genesi non facile di un’opera destinata a spaccare il pubblico e anche la stampa. Poi, in rete, ho reperito uno strano documento, frutto della mente di chi ha pensato a un beffardo pesce d’aprile, che invitava gli esercenti romani a boicottare il film, definito come “una squallida e volgare apologia della pratica omosessuale sotto forma di commedia per veicolare un messaggio antinaturale […], una commedia con continue allusioni sessuali e l’esibizione irriverente della pratica omosessuale”. La diffida, diramata da Militia Christi, minaccia addirittura iniziative tese a proibire l’ingresso del pubblico in sala. Ma cos’ha Good As You che fa tanto paura alla Chiesa?

 

Per capirne di più, abbiamo approfondito la questione scoprendo che si tratta in primo luogo di un’opera che non ha goduto di nessun contributo statale né tantomeno è stato spalleggiato da un produttore forte (leggasi Rai Cinema o Medusa, per esempio), anche se per dovere di cronaca Diego Longobardi, uno dei protagonisti ma anche co-produttore della pellicola, ricorda che «nell’ultima settimana la Regione Lazio ha erogato un contributo di 20 mila euro».  

Quindi, un piccolo film che sulla carta ha bisogno di arrivare in sala anche per questioni di logica produttiva. E di cosa parla? Mariano Lamberti ci racconta che la produzione è stata abbastanza tribolata per via della scelta di raccontare l’universo gay con toni leggeri, anche ironici e da commedia allo stato pure: «È stato bellissimo, diciamo che la difficoltà maggiore non è stata tanto quella di aver fatto una commedia gay perché sappiamo che il cinema, ogni tanto, qualche film con personaggi gay o lesbo li sforna. La difficoltà era – per nostro intento programmatico – di raccontare una storia con personaggi gay e lesbo ma spostando il punto di vista. Non più storie di personaggi gay o lesbo visti dall’esterno, attraverso lo sguardo di una società che li rifiuta o di una madre che non li accetta, o filmati in chiave comica con il gay costretto a fingersi etero: volevamo spostare il punto di vista all’interno della comunità stessa, ricorrendo non più agli occhi di un eterosessuale che si avvicina all’universo lgbt ma a quelli di chi dal di dentro della comunità stessa vive storie d’amore e affettive.  La vera difficoltà è stata questa… Poi, ovviamente, fare film in Italia è sempre molto difficile. Per fortuna, abbiamo trovato dei finanziatori privati lungimiranti».

Gli fa eco Diego Longobardi: «Io avevo prodotto la commedia teatrale da cui è tratto il film circa dieci/quindi anni fa e il mio desiderio e quello di Roberto Biondi di farne una versione cinematografica. Però, abbiamo sempre incontrato mille difficoltà perché, innanzitutto, in Italia un film che si chiama G.A.Y. e i cui protagonisti sono tutti gay e lesbiche sembrava una cosa da marziani. Poi, tutti quelli che volevano intervenire nella produzione volevano anche inserire fidanzate etero, moglie, figli, cose… per cui io sono contento di essere riusciti a fare il film che volevamo: è una commedia con tutti i limiti che può avere il genere ma anche con tutti i tratti positivi. La leggerezza, in primo luogo».

Per il giovane Lorenzo Balducci, Good As You è anche qualcosa di più e scopriremo dopo perché: «Per me, l’avventura con Good As You è iniziata quasi un anno fa quando ho fatto il provino per il ruolo di Adelchi e, prima ancora di far parte di questo progetto, era una gioia solo l’idea che si stesse per realizzare un film del genere. Per quanto sia una commedia e ci si diverta veramente tanto, le dichiarazioni di oggi di Militia Christi fanno capire quanto un progetto di questo tipo abbia delle responsabilità, anche se credo che ci sia buona parte d’Italia che non abbia nessun tipo di problema, nessun tipo di intolleranza o a cui non frega proprio niente della comunità gay perché la vive serenamente. È grave pensare che dichiarazioni come queste abbiano un peso nella società: per quanti passi fatti avanti, ne basta uno per farne mille indietro e questa cosa è vergognosa perché viene prima di tutto da dei cattolici…

La mia esperienza in Good as You è stata a dir poco paradisiaca, la rifarei mille volte. Anzi, farei il seguito anche subito se il film andasse bene». Come aggiunge Mariano Lamberti: «…finché condannano va bene ma quando minacciano le sale cinematografiche di farle disertare dal pubblico cattolico mi sembra un po’ intollerabile».

E Luca Dorigo, sex symbol eterosessuale che mi mette in gioco nel film, come la vede?: «Per me non è stato tutto scontato l’ingresso nel film. Devo ringraziare Mariano. Questa forma di estremismo nel modo di usare e pensare la religione è assurda, oltre che una forma di ignoranza imbarazzante. Per quanto mi riguarda, nel film mi sono divertito moltissimo e ho scoperto sfumature del mondo gay che non avevo mai afferrato o concepito e posso garantire che è stata un’esperienza eccezionale. Speriamo che sia così anche per chi lo vede».

 

A noi, piace davvero pensare che non ritorni un clima di censura intollerabile. E, in barba a ogni forma di terrorismo culturale, con Mariano Lamberti e Lorenzo Balducci, ci siamo spinti un po’ più in là. Abbiamo parlato, in una lunga conversazione informale davanti a una bottiglia di birra e un panino.

 

------------------------------------------------------------------------

Intervista a Mariano Lamberti

 

Mariano, vuoi raccontarci innanzitutto chi sono i personaggi protagonisti di Good As You?

Sono tutti personaggi molto caratterizzati, dalla lesbica mascolina al gay molto effemminato, la “checca” come si suol dire. E il punto è questo: non devi aver paura di mostrare anche gli stereotipi del mondo gay, che sono verissimi e sono forse la maggioranza, e soprattutto, a differenza, degli stereotipi già mostrati al cinema in precedenza qui sono consapevoli di essere una maschera. Non so come dire: il personaggio di Diego è molto sfacciato nella sua autoironia, non vuol far ridere il cosiddetto contesto normale e ride per sé e con gli altri. Quella è una maschera consapevole, consapevole di assumere quel ruolo e lo fa in maniera sfacciata e senza paura perché una cosa è non mostrare quali sono gli stereotipi e una cosa è eliminarli come fanno altri registi per paura, come se facendo un film con protagonisti eterosessuali non si mostrino caratterizzazioni come quella del galletto, il sessuomane, la superficiale… ci stanno queste cose, il film è un prisma e ci stanno otto personaggi con le loro diverse sfumature.

 

 

 

Non hai paura che sia proprio questo ad aver sortito l’ira di Militia Christi? Non è l’aver accentuato gli stereotipi o il fatto di aver accennato anche a una certa promiscuità (incontri in chat, ad aver acceso le loro rimostranze e il tentativo di boicottaggio?

Sono reali. La sessuomania è una caratteristica del mondo gay. È una delle tante caratteristiche ma è una libertà enorme. I gay non sono solo giacca e cravatta: perché non bisogna mostrarla? È vera, i gay non hanno remore nel vivere una vita “libertina”… una categoria di gay, poi ci sono invece i gay che sono strutturati, vogliono relazioni monogame. È un universo variegato. La cosa assurda è che appena mostri qualcosa che non è politicamente corretto in Italia ti attiri subito le rimostranze di qualcuno.



 

Non per voler fare necessariamente dei paragoni ma il fatto di rappresentare l’omosessualità e gli stereotipi con toni di commedia mi fanno pensare a un confronto diretto con altre opere che in passato si sono cimentate sull’argomento. E la mente va ad esempio a Mine vaganti di Ozpetek: anche in quel caso ci trovavamo con un protagonista omosessuale raccontato da un regista che proprio eterosessuale non è.

Secondo me, la grande differenza di Good As You rispetto ad altri film che hanno trattato lo stesso tema è il punto di vista. Nel senso che nel cinema i produttori, ma anche gli stessi registi, per raccontare storie omosessuali hanno bisogno di un gancio narrativo che sia esterno - un padre che scopre l’omosessualità del figlio, una moglie borghese che scopre che il marito era gay – entrando nel mondo omosessuale attraverso gli occhi di un contesto “normale”. Se vai a vedere Mine vaganti, tra l’altro film godibilissimo, si entra nella storia attraverso un figlio che ride col padre del “finocchio” così come ne Le fate ignoranti ci si addentra in questo mondo magico seguendo lo sguardo di Margherita Buy. In Good As You non c’è questa mediazione, stai dentro al pianeta Marte e non c’è altro, solo un’osservazione empatica.




Quindi, non c’è un personaggio di cui prevale il punto di vista o fa da filo conduttore, unendo le varie vicende e restituendo la chiave di lettura dell’intera storia? Così come ogni favola che si rispetta, hai un personaggio a cui legare la morale finale?

C’è un personaggio. Però, è nascosto. Lo si scopre nel finale. Basti ricordare che i miei sono otto personaggi molto comuni che vivono la loro omosessualità, bisessualità o “eteroconfusismo”, sono otto modi differenti di stare al mondo.




Leggendo le note di produzione, mi sembra di capire che però hai toccato alcuni temi che potrebbero in qualche modo urtare la suscettibilità della “morale comune”, scoperchiando un problema spinoso come quello della fecondazione artificiale legata al desiderio di un gay e di una lesbica di mettere al mondo un figlio.

Quello non è un tema. Ho dato corpo e immagine a un desiderio che alberga in centinaia di migliaia di gay e lesbiche: diventare padre e madre nella maniera più naturale possibile con l’incontro di uno spermatozoo e di un ovulo. Un atto d’amore tra amici. Basta. Non è un tema quello, solo un desiderio:  io conosco davvero molti padri e madri gay in Italia.




Non è che l’espediente narrativo, cinematograficamente parlando, deve molto a Sai che c’è di nuovo di Schlesinger con Madonna e Rupert Everett?

Non me lo ricordavo assolutamente. Posso dirti che quanto si vede nel film, compresa la modalità con cui tutto avviene, viene da esperienze a me molto vicine, che ho potuto constatare con mano. Conosco persone che ci hanno anche provato per ben sei volte, senza però esserci mai riusciti. Ho visto quel film ma non me lo ricordavo, molto triste poi…

 

 

 

Con una domanda molto più che personale, ti chiedo qual è la tua posizione al riguardo. Da un punto di vista gay, tra la possibilità di avere un bambino tuo o di adottarlo a quale delle due soluzioni ricorreresti?

Io adotterei. Per desiderio egoistico, lo vorrei un figlio mio ma sceglierei di levare un bambino dalla sofferenza.




La produzione del film, sin dall’inizio, non è stata facile. So ad esempio che è stato complesso recuperare i fondi per cominciare a girare.

No, proprio per il punto di vista che avevo scelto. Non è una commedia rassicurante, anche se è divertente o colorata. Non è stato facile convincere i produttori a fare una commedia gay dal di dentro: si rimane spiazzati. La scommessa bella di Good As You è che, pur rappresentando quattro coppie gay in un microcosmo affettivo in cui si parla di amori, tradimenti, corna e gelosie, è possibile ravvisare elementi universali in cui chiunque – eterosessuale, omosessuale, bisessuale, può riconoscersi. Sono classici esempi di relazioni umane ed è stato difficile per quello. Dall’altro lato, però, siamo stati fortunati: abbiamo trovato due benefattori, una coppia gay tra l’altro, che ci ha fornito gran parte dei soldi necessari.



 

Il sostegno della comunità gay romana quanto è stato importante nella realizzazione del film?

Beh, il “Mario Mieli” ci ha dato una grande mano. Ci sono tutti i luoghi culto della comunità gay romana: il Muccassassina, il Coming Out, il ristorante cinese frequentato dai gay (Giada), la sauna Emc, ci sono tutti…



 

E non temi il fatto che, essendo il film troppo ancorato alla connotazione romana, possa allontanare gli spettatori di altre zone d’Italia, spaventati da un’altra possibile “commedia regionale”?

No, sono discoteche e bar che qualsiasi omosessuale di qualsiasi parte del mondo riconosce. Non è proprio un film romano. Si vede il Colosseo ma il film è per lo più in interni. È una storia di ordinaria omosessualità e non credo che gli spettatori di Udine abbiano problemi nel riconoscerla.



 

A curare la distribuzione, invece, è Iris Film Distribution, che quest’anno ha optato per film coraggiosissimi: Henry di Piva, L’arrivo di Wang dei Manetti o La leggenda di Kaspar Hauser di Manuli, solo per citarne alcuni. E ora Good As You. In quante copie uscite?

Loro sono molto coraggiosi, si stanno impegnando molto per il lancio del film. Il numero delle copie è ancora un mistero, oscillerà tra le 40 e le 60. Un numero che a prima vista sembra esiguo ma che invece è tanto per un film che non è costato niente: 200/250 mila euro. Il mio produttore dice che non è un film a low budget ma a love budget, proprio un budget d’amore. Sono stati pagati tutti pochissimo, tutti credevano nel progetto ed erano molto motivati.



 

Hai avuto modelli cinematografici di riferimento nella tua formazione professionale?

Io adoro Fellini sopra ogni altra cosa. Almodovar, poi, è il regista che per adesso mi affascina di più.



 

C’è stato un autore o un film che ti ha influenzato o fatto nascere la voglia di divenire regista da grande?

C’è un film che ho visto da ragazzo e che mi stravolse ma non mi ha proprio influenzato poi a livello stilistico. Era I pugni in tasca di Bellocchio. Lo avrò visto qualcosa come 30/40 volte in un mese: era un film che mi smuoveva qualcosa dentro, povera famiglia mia! Mi ha colpito a livello viscerale ma quando ho conosciuto Fellini ho cominciato ad amarlo. Mi piace molto quel tipo di cinema che va verso una deriva spirituale, che ha qualcosa di magico e mistico. Poi… A chi è che non piace Kubrick? È scontato dirlo.




Non è così scontato. A me, ad esempio, non piace.

A te non piace Kubrick? Tu e Robert Altman siete gli unici al mondo, credo. Mi piace molto anche Orson Welles, da morire.



 

Che ne pensi, invece, del cinema che presenta personaggi omosessuali come macchiette? O di quel cinema che gioca sul personaggio che deve dimostrare necessariamente la sua normalità. Penso ad esempio a In & Out, film dall’incredibile successo.

Quella è una sceneggiatura geniale. La commedia americana non ha paura di tipicizzare o estremizzare i caratteri. È commedia. Come il mio film. In molti però equivocano l’estremizzare un carattere con la macchietta. La macchietta è quella di Vacanze di Natale, quella con molta volgarità e psicologia zero. Quando estremizzi in maniera intelligente un personaggio, quella si chiama commedia. Gli americani lo hanno capito da molto tempo, noi in Italia invece facciamo commedie sempre molto realistiche ma se estremizzi bene un personaggio non corri il rischio di cadere nella macchietta.




Eppure qualcuno, recensendo il tuo film, sembra aver individuato qualcosa di “stravisto, con battute che probabilmente andavano bene trent’anni fa”.

Si basano sul trailer e basta. Di alcune recensioni negative che sono uscite in queste giorni, per fortuna molto poche, ce n’è una che mi ha colpito in particolare. Sono rimasto abbastanza stupito perché proviene da una rivista molto autorevole che io leggo e seguo ma è di una tale superficialità che lascia perplessi. Anche nel raccontare gli eventi della storia. Ti faccio un esempio:  il recensore, la recensitrice – non lo so, si firma solo con le iniziali – dice “battute viste e riviste da Bionda fragola”. Io confesso di non aver mai visto Bionda fragola. Poi, asserisce che in una scena la trasgressione è “scopare dietro a un cespuglio mascherati da orsi” ma in tutta la scena non si fa altro che dire “lupo, lupo, lupo” [con una forte valenza anche semiologica e semiotica, considerando il contesto da “favola” in cui è inserito, ndA]. Io mi chiedo: ma che volume ha visto? “Un’ostentazione di propensione (bi)sessuale che ormai non scandalizza più nessuno”: c’è un solo personaggio bisessuale nel film e non è per niente esibito. Mi ha sconvolto questa cosa perché penso “cazzo, una rivista autorevole che pecca così”. Sai perché il pregiudizio? Viene da un film piccolo, un regista sconosciuto, un cast non esattamente di nomi altisonanti. Di conseguenza, lo prendono con sufficienza, vedono il dvd a casa sgranocchiando le patatine. Mi ha un po’ ferito: le recensioni negative, quando sono oneste, aiutano a crescere ma queste qui, superficiali, non posso neanche prenderle in considerazione e mi stupisco come un critico possa goffamente scambiare un lupo con un orso, quando lo si ripete all’infinito. Passi per il popolo di internet ma questa è una rivista autorevole, cavolo.



 

Beh, regista sconosciuto proprio non direi. Mi viene in mente un progetto che si chiama Napoli 24, in cui hai lavorato al fianco di Pietro Marcello, Paolo Sorrentino, Guido Lombardi.

Quella è stata un’avventura particolare che ancora non capisco perché non esca, considerando i nomi autorevoli coinvolti. Quello è un progetto nato come un film su Napoli raccontato da 24 registi napoletani, a cui poi si è aggiunto qualcun altro che napoletano non è. Il mio episodio, rispetto a Good As You, è tremendo, ruota tutto intorno alla morte. È documentaristico, con personaggi e storie prese dalla realtà. Tutti e 24 non ci siamo mai incontrati veramente, ognuno ha girato il suo corto e poi li ha uniti Giorgio Franchini al montaggio. Peccato che non esca, anzi: fate un appello affinché arrivi nelle sale! Se è per questo, ho anche un film che è andato al Festival di Venezia nel 1999.



 

Alla famigliola che per Pasqua si avvicina al multiplex e vede la locandina di Good As You e riflette sulla possibilità di vederlo, cosa diresti?

Ti ripeto le parole che ha scritto Giovanni Minerba, il direttore del Festival LGBT di Torino, sul Manifesto: una rara occasione per divertirsi e per riflettere. Il film, oggettivamente, fa tanto ridere ma tocca anche molti temi che, con leggerezza, ironia e comicità, possono far pensare. Basta vedere il comunicato di Militia Christi…



 

A proposito, vogliamo dir loro che l’uscita del film per il Venerdì Santo risponde solo a logiche di pianificazione interna e non a una cinica provocazione?

Semplice casualità di calendario e nessuna provocazione. Volevamo solo proporre una commedia a Pasqua, una bella sorpresa di Pasqua.



 

Li invitiamo a una proiezione?

Magari! Prima di oggi li avevo solo sentiti nominare… Il film è anche passato in commissione censura e non ha alcun divieto quindi non si capisce cosa abbia di depravato. È casto, c’è solo una scena di sesso tra Balducci e Silvestrin che forse potrà inquietare un po’ .



 

Possono quindi dormire sonni tranquilli…

Si, chi è omosessuale rimane omosessuale, chi è eterosessuale resta eterosessuale. Non traviamo nessuno.



 

Personalmente questa vicenda mi sa molto di metodologie anni Trenta o Quaranta, di regime fascista. Si invita le sale a non proiettare un film senza neanche averlo visto: Stato e “Chiesa” intervengono per boicottare una pellicola. Ieri il Ministero dell’Interno con Diaz di Vicari, oggi Militia Tristi con Good As You. L’Italia sembra far passi avanti e poi di colpo basta niente per tornare indietro… Fino a ieri si poteva pensare che si trattasse solo di una questione politica…

O di pigrizia o indolenza. Il nostro è uno Stato laico e come tale dovrebbe garantire diritti a chiunque. Gli omosessuali sono una minoranza apparente di questo Paese ma sono anche quelli che, piaccia o meno, contribuiscono all’economia in maniera forte, spendendo e guadagnando in media più degli altri. Come mai non si uniscono invece che elemosinare i diritti elementari della persona?

 


 

Ma non pensi che sia anche una questione di bigottismo perbenista? Basta vedere quanto accaduto ai funerali di Dalla o pensare a quanto faccia comodo anche agli esponenti più conservatori e di destra stigmatizzare pubblicamente l’omosessualità per poi, invece, nel privato accompagnarsi all’esponente di cultura notoriamente “finocchio”.

Fa parte della famosa ipocrisia italiana, la doppia facciata: si fa ma non si dice.



 

Non corri con Good As You il rischio di ghettizzare chi, per certi versi, è già ghettizzato?

No, il mio intento era solo quello di puntare la lente d’ingrandimento sul microcosmo affettivo proprio per dimostrare che il modo di relazionarsi, senza entrare nel contesto sociale e senza introdurre – per provocazione – elementi riconducibili anche ai problemi lavorativi, e di amarsi, tradirsi, volersi bene  o abbandonarsi è esattamente uguale a quello degli eterosessuali. Nel mio film, non ci sono eterosessuali per scelta. Mi viene in mente quel film di Spike Lee che si chiama Lola Darling: per la prima volta, si vedeva un film in cui tutti erano neri e non ballavano per strada come scimmiette ma parlavano di problemi etici, morali, d’amore, di lavoro. E alla fine lo spettatore si abituava a concepire che neri o bianchi che si siano, le problematiche son sempre le stesse. È lo stesso procedimento di Good As You: dopo un po’ si dimentica che tutti siano omosessuali. Dopo duemila anni in cui gli omosessuali hanno vissuto nella clandestinità, affamati di “normalità”, hanno scelto di avvicinarsi all’unico modello a loro disposizione, prendendo anche il peggio di ciò che gli etero offrivano. Paradossalmente, questo film sta dividendo molto più il mondo omosessuale, che ne parla anche senza che lo si sia visto. In molti avrebbero preferito il dramma, quasi per esigenze di autoassuzione o di vittimismo. Io ho scelto di andare in direzione completamente opposta. Curiosamente, il trailer ha incuriosito più il mondo eterosessuale per i toni divertenti ma sottolineo che non è un cinepanettone, ci sono dei risvolti drammatici ma senza perdere di vista la leggerezza. L’importante è che si vada a vedere senza pregiudizi di alcun tipo.




Nel leggere il cast, credo che tutti quanti abbiano fatto un balzo sulla sedia nel leggere il nome di Luca Dorigo, noto più che altro per esser passato dal “trono” televisivo di Maria De Filippi.

Per il suo ruolo, avevo bisogno di un tipo di fisicità che difficilmente si trova negli attori italiani. Luca ha una fisicità molto forte, piena di tatuaggi, che è paragonabile a quella che negli Stati Uniti viene richiesta per la classica parte del “portoricano”. Gli attori che avevo visto avevano tutti una fisicità molto pulita mentre Luca ha qualcosa di molto particolare che sa coniugare a un’innata propensione a tempi comici molto naturali.

 

----------------------------------------------------------------------------------------

Intervista a Lorenzo Balducci

 

Non è possibile non cominciare l’intervista con Lorenzo Balducci dimenticando quanto apparse tra le pagine del Venerdì di Repubblica la scorsa settimana. L’attore ha scelto infatti di dichiarare la propria omosessualità, cogliendo di sorpresa il pubblico.

 

Lorenzo, già hai sulla tua testa una grossa spada di Damocle che pende a causa del cognome che porti, adesso accompagni l’uscita in sala di Good As You con una dichiarazione pubblica che per certi versi spiazza e che al tempo stesso porta a chiedersi il perché di tale scelta proprio ora che sullo schermo interpreti un personaggio gay stereotipizzato.

Si, Adelchi, il mio personaggio è molto precisino e in fissa con tante cose. Vive i rapporti con ansia e ha bisogno che tutto sia perfetto.



 

Quanto di te ci hai messo?

Magari il modo di comportarsi è diverso. Adelchi si comporta in un modo ed io in un altro però c’è quest’ansia, questa aspettativa forte nei confronti dei rapporti con gli altri o del rapporto che uno ha con se stesso e, quindi, quel meccanismo di insicurezza che si innesca è proprio mio e da lì ho attinto per riportarlo in scena. Ciò di cui ho parlato venerdì nell’intervista non era assolutamente una strategia o un modo per lanciare il film.




Infatti,in molti hanno pensato a un’ottima strategia di marketing.

Non lo era. Ovviamente può sembrare strano che uno parli di questo proprio al momento dell’uscita di un film che parla di omosessualità. In realtà è che io da tempo, da anni, vivo serenamente la mia sessualità e mi sembrava normale, parlando di un film del genere, raccontare o evidenziare il fatto che per me la difficoltà non sta nel personaggio gay ma nel calarmi in Adelchi, in quel tipo di personaggio diverso da me nel carattere. In più, c’è una presa di coscienza che riguarda la tematica, il fatto che comunque sono assolutamente contro l’idea che si debba continuare a nascondere nel mio settore come in altri, in ambito sportivo, artistico o politico, la propria identità sessuale. Io non cambierò le cose ma il contributo di ciascuno, di qualunque persona, può forse un giorno fare la differenza.


 

 

Non pensi che questo possa danneggiarti lavorativamente?

Si. Io ho pensato a tutte le possibili conseguenze del mio gesto. Io lo so che si chiuderanno delle porte, come so che se ne apriranno altre e tutte le altre che si apriranno saranno quelle a cui io tengo di più. E parlo del lavoro così come dell’ambito umano, della mia vita privata. In questi ultimi due anni, che sono stati belli accesi per me, ho rimesso tutto in discussione e non mi sono rintanato in me stesso proprio per l’esigenza di essere trasparente e ciò ha fatto sì che io potessi parlare liberamente della mia sessualità. Non avrei fatto un film così altrimenti, non avrei sposato quest’idea. Io sono personalmente fiero di averne fatto parte perché mi piace che possa rappresentare questo mondo.



 

Hai sempre comunque fatto scelte molto forti, anche coraggiose se vogliamo, in ambito professionale, basta ricordare Le cose che restano di Tavarelli o I cavalieri che fecero l’impresa.

Si, c’è stato anche un film con Verdone, una fiction con Barbareschi, Tre metri sopra il cielo


 


Cos’è che ti spinge ad accettare un ruolo piuttosto che un altro?

L’amore per quel ruolo. Il mio è un interesse vivo e  libero da ogni condizionamento lavorativo o artistico che mi porta a pensare, nel momento in cui leggo una sceneggiatura, “che bello sarebbe stare sullo schermo e fare questa cosa”.




Hai dei modelli di riferimento?

A diciassettenne anni dicevo che volevo essere come Leonardo DiCaprio, che poi per nemesi Good As You esce lo stesso giorno che esce Titanic in 3D… Oggi, direi Michael Fassbender.



 

Come ho chiesto prima a Mariano, così diresti alla famigliola che al multiplex si ritrova a decidere se vedere o meno Good As You?

Suggerisco loro di vederlo perché questo non è un film destinato unicamente al pubblico gay. C’è un’universalità all’interno del film che non si sofferma solo all’universo gay, ci vuole una certa sensibilità o intelligenza per capire che non si parla solo di quello. È un pretesto, è una cornice dentro cui trovare un contenuto innovativo per trattare di un argomento che spesso viene rappresentato in maniera edulcorata e dall’esterno.



 

Non c’è niente quindi di cui aver paura…

Leggere la lettera di Militia Christi è un po’ come 2001. Odissea nello spazio. Da un lato mi spaventa ma dall’altro mi conforta sapere che è solo una parte del popolo, la voce di un estremismo che rappresenta solo delle piccole realtà che ancora si ostinano a non vedere il mondo circostante. Mi piacerebbe sapere da dove nasce questo tipo di odio e di non accettazione. Credo che nasca dal fatto che non ci si accetti e bisogna sfogarsi.



 

Dopo che la maggior parte delle persone avrà visto il film, cosa vorresti leggere sui giornali?

Che Lorenzo Balducci è un bravo attore! Spero che il pubblico capisca quanto ci sia di realistico in una commedia sopra le righe, con toni eccentrici e anche irreverenti, che fondamentalmente racconta uno spaccato che meritava di essere rappresentato.




…e cosa non vorresti leggere?

Attacchi gratuiti che non nascono da una critica ma dal puro piacere di demolire il lavoro e la sensibilità degli altri, cosa che succede quotidianamente.


--------------------------------------------------------------------------------------------



Ti è stato utile questo post? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati