Klaus Kinski, vero nome Nikolaus Karl Gunther Nakszynski, nato a Sopot il 18 ottobre del 1926, e morto il 23 novembre del 1991 a Lagunitas in California, questi i primi doverosi dati anagrafici prima di parlare del bravissimo attore tedesco di origini polacche.
Attore di cinema e teatro, rivela da subito il suo talento e la grinta, la sua ispirazione diabolica ed eccessivamente aggressiva dando ai personaggi che interpreta una unicità che li rende particolari e personalissimi. Per questa grande dote, molto spesso è relegato a parti da caratterista, da cattivo, in molti film di serie b.
La sua carriera cinematografica comincia nel 1955 con il film “All'est si muore” del regista Laszli Benedek, ma il suo trampolino di lancio sarà un piccolo cameo ne “Il dottor Zivago” del 1965. Da qui molti film italiani, sempre da caratterista:
“Per qualche dollaro in più” 1965 di Sergio Leone,
“Quien Sabe” 1966 di Damiano Damiani,
“Il grande silenzio” 1968 di Sergio Corbucci,
continuerà ancora per tutti gli anni '70 a lavorare con i registi italiani come Antonio Margheriti, Pasquale Squitieri e molti altri, con parti più o meno importanti, ma moltissimi sono i film di mediocre o scadente qualità che rendono il bravo attore poco valorizzato sempre più frustrato e “lunatico” nelle sue apparizioni.
Il regista che più di tutti lo capirà e gli renderà merito sarà Werner Herzog, che forse conoscendolo in gioventù e avendoci anche convissuto, conosce benissimo le doti e le qualità dell'attore. Con “Aguirre, furore di Dio” del 1972, Kinski ci regalerà una delle interpretazioni più drammatiche e sentite della sua carriera, rendendo il film veramente unico, entrando in perfetta simbiosi con il regista tedesco, nonostante le furiose e violente litigate sul set, che hanno contribuito a far nascere il mito di Kinski come attore maledetto e diabolico. Con Herzog seguiranno i film “Nosferatu, il principe delle tenebre” “Woyzeck” entrambi del 1979 (che annata!), “Fitzcarraldo” del 1982 e infine “Cobra verde” del 1987.
In “Woyzeck” Kinski da una prova superba di recitazione, veramente sentita la parte del povero innamorato polacco, sciocco e omicida,non è supportata da nessun tipo di premio, neanche a Cannes, dove forse ci aveva sperato realmente, questa mancato riconoscimento professionale lo segnerà molto, rendendolo ancora più ingestibile nei lavori seguenti, infatti già con “Fitzcarraldo” Herzog capisce che non potrà più lavorare con Kinski, e con “Cobra verde” a stento riescono a finire il film. Il regista tedesco lo omaggerà con un film post-mortem nel 1999 “Kinski, il mio nemico più caro”, dove renderà pubblico il suo rispetto, la sua gratitudine e anche la sua insolita amicizia per questo stravagante e folle attore.
Kinski ha anche lavorato tanto con Jesse Franco, con il quale ha fatto di nuovo un Conte Dracula, però in altre vesti, Jack lo squartatore, insomma sempre personaggi sulle righe, con i quali poteva forse meglio gestire la propria personalità.
Quattro matrimoni falliti alle spalle, di cui l'ultimo nel 1987 con l'attrice italiana Deborah Caprioglio , tre figli, tra cui l'attrice Natasha Kinski, da tre mogli differenti, collaborazioni in film tv, teatro, e un solo film come regista, oltre che come attore, l'ultimo: “ Paganini”, molto brutto come film ma forse il suo testamento autobiografico,a detta di molti.
Personalmente amo molto questo attore, eccessivo, stravagante, dalla personalità disturbata, che aveva la bravura quasi animalesca di entrare in un personaggio e renderlo personale e unico. Gli occhi di Kinski, il suo modo di voltarsi verso la macchina da presa, come faceva vibrare la guancia nei momenti di ira e tensione, i suoi scatti improvvisi, mi hanno sempre suscitato forti emozioni, anche nei film più brutti, mentre in quelli più belli li ha resi unici.
Ricordo solo due scene, la prima di uno dei suoi film più importanti, “Woyzeck” mentre uccide la sua amata, al rallentatore, inquadrato in primo piano possiamo seguire la follia che dal suo cervello passa al suo viso stravolto per terminare nelle pugnalate che infierisce alla povera donna, un piccolo capolavoro di bravura.
La seconda scena in “Per qualche dollaro in più”, dove interpreta un bandito gobbo, ad un certo punto, riceve lo spregio di essere sfregato da un cerino sulla gobba, Kinski si gira, non proferisce parola, solo il tremore della sua gota, la luce di rabbia (vera?) negli occhi, per poi trattenersi e ritornare nei ranghi...Una piccola scena, carica di odio, che sinceramente non saprei chi altro l'avrebbe potuta fare, ma forse mi faccio prendere dal mio solito entusiasmo personale per chi ammiro molto, Kinski non mi rende obbiettiva, perciò l'elenco delle scene potrebbe continuare all'infinito.
Muore nel 1991, solo in casa, forse colto da infarto, forse un cocktail di droghe e farmaci, il suo corpo viene ritrovato in bagno, forse lì da qualche giorno, tutto improbabile e incerto, neanche nella morte è stato scontato e ovvio, ma si è relegato una parte da solito dannato, come in vita, così nel suo ultimo finale ha voluto recitare il suo personaggio da maledetto, che gli è stato accanto per sempre....
Stranamente, però, senza urli e sbraitii, giù il sipario, titoli di coda, fine.
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