Inauguro oggi una nuova rubrica. Ma niente di pretenzioso o di complicato. Anticipiamo solo i tempi di attenzione, curiosità e discussione sui film che vedremo. Si parte con uno dei titoli italiani d'autore più attesi: Il primo uomo di Gianni Amelio, premio della critica al Toronto Film Festival del 2011.
In sala dal prossimo 20 aprile per 01 Distribution, il film di Amelio prende spunto dall'omonimo romanzo di Albert Camus:
Tra i rottami dell’auto sulla quale Albert Camus trovò la morte il 4 gennaio del 1960, fu rinvenuto un manoscritto con correzioni, varianti e cancellature: la stesura originaria e incompiuta de Il primo uomo, sulla quale la figlia Catherine, dopo un meticoloso lavoro filologico, ricostruì il testo pubblicato nel 1994. È una narrazione forte, commovente e autobiografica, che molto ci dice del suo autore, della sua formazione e del suo pensiero. Attraverso le impressioni e le emozioni del protagonista che, nel desiderio di ritrovare il ricordo del padre morto nella prima guerra mondiale, torna in Algeria per incontrare chi l’aveva conosciuto, Camus ripercorre parte della propria vita: l’infanzia povera, le amicizie, le tradizioni, i sogni vissuti in “un anonimato dove non esiste né passato né avvenire”, dai quali emerge la figura di un uomo ideale, quel “primo uomo” che forse potrebbe essere in ciascuno di noi.
Insieme alle prime foto ufficiali appena diffuse, lasciamo spazio proprio al regista che ci racconta dalla sua "penna" i motivi che lo hanno spinto a cimentarsi con l'opera:
«Ho accettato una sfida senza mai pensare a un confronto, che sarebbe stato impossibile. So che il regista deve considerare il libro a cui si ispira uno stimolo e non un tema da illustrare, ma questa volta era diverso. Il primo uomo non è un romanzo di finzione ma un’opera autobiografica: non si trattava quindi di fedeltà a un testo letterario (questione opinabile) ma del rispetto per la vita di una persona. Inoltre non ho mai considerato Il primo uomo un libro “incompiuto” ma l’espressione piena e coerente del pensiero di Camus, in linea con le sue opere più alte. E solo una lettura superficiale potrebbe immaginarlo come un racconto nostalgico rivolto al passato. Penso invece che Il primo uomo sia un libro politico nel senso più ampio del termine, cioè urgente e profondo, un libro “necessario” nel momento in cui è stato scritto, e non solo. Il primo uomo è l’intervento potente di un grande scrittore sulla tragedia del proprio Paese e del proprio tempo, la confessione che sgombra il campo da ogni sospetto di reticenza e di ambiguità rispetto alla guerra di liberazione algerina, di cui Camus ha faticato a liberarsi.
Ma nessuna autobiografia può appassionarci se non tocca in parte anche la nostra vita. Nell’infanzia di Camus ad Algeri ho ritrovato le tracce della mia Calabria nel secondo dopoguerra. A suo padre così ostinatamente cercato si è sovrapposta l’immagine di mio padre lontano e sconosciuto. La nonna e la madre sono diventate le stesse presenze quotidiane di quando ero bambino. E così la sua scuola è diventata la mia scuola, il suo maestro il mio maestro. Non capita spesso a un regista di avere in dono una storia così alta da raccontare. Io ho voluto che diventasse anche la mia storia non per presunzione ma per umiltà. Ho fatto questo film per un atto d’amore».
Cast Artistico
JACQUES GAMBLIN
CATHERINE SOLA
MAYA SANSA
DENIS PODALYDÈS
della “Comédie Française”
ULLA BAUGUÉ
nella parte della nonna
NICOLAS GIRAUD
e per la prima volta
NINO JOUGLET
nella parte di Jacques bambino
ABDELKARIM BENHABOUCCHA
nella parte di Hamoud
HACHEMI ABDELMALEK
nella parte di Aziz
DJAMEL SAÏD
nella parte di Hamoud bambino
con la partecipazione di
JEAN-PAUL BONNAIRE
e
JEAN-FRANÇOIS STÉVENIN
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Il pensiero di Amelio mi ha colpito nel profondo, nel senso che è vero che un libro può piacere o altro, ma può anche diventare ben altro e cioè parte di noi stessi, se l'immedesimazione ed il pensiero ci porta ad un trasfert naturale.
Bella l'idea di presentare un film nella maniera più interiore del caso, altro che trailer
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