Mentre va in onda su Sky la seconda serie, tratta dal romanzo del magistrato Giancarlo De Cataldo, consiglierei, a chi se la fosse persa, la visione della prima serie. Diretto con mano ferma da Stefano Sollima, figlio del regista del Sandokan televisivo alla metà degli anni Settanta, il serial prodotto da Sky ha l'andamento di un western ma anche di un noir metropolitano. Per di più basato su fatti reali, che hanno intrecciato, nei nostri anni di piombo, malavita di borgata, criminalità organizzata, terrorismo nero e rosso, affaracci dei servizi segreti. Ma merito della produzione è anche quello di avere scelto le facce giuste, quasi tutte, per i personaggi di questa storia, ispirata a fatti (quelli della "banda della Magliana") che, soprattutto a partire dall'omicidio di Franco Giuseppucci (adombrato nella figura del Libanese), assumerà i toni di una tragedia elisabettiana. E c'è anche una non dozzinale ricostruzione d'epoca, caratterizzata dalle auto e dalle canzoni di quegli anni (seconda metà anni Settanta). Ho visto anche il film di Michele Placido, che non mi è dispiaciuto (ma certe facce, troppo note - Favino, Rossi Stuart, Accorsi! -, era possibile risparmiarcele), ma la serie diretta da Sollima conferma la maggiore intelligenza di Sky per certe produzioni (come la recente serie sul Mostro di Firenze), cui offre soldi, mezzi e competenze per dispiegarsi appieno. Ci sono anche i difetti, come un sovrappiù di romanzesco, che affligge soprattutto le parti in cui è coinvolta Patrizia la prostituta e qualche momento di stanca, ma in generale si tratta di un'opera più che riuscita.
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