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Vieni via con me: il format nel cinema
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L'incredibile successo del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano volge ormai al termine. Lunedì l'ultima puntata avrà il compito di chiudere un programma di grande successo. Ma cosa c'è alla base di questo successo?

Il primo indizio è il fairplay dei due conduttori. Entrambi riescono a guidare la trasmissione smorzando le tensioni che ovviamente si creano quando vengono toccati tasti dolenti. Sarebbe stato più semplice parlare di cucina, ovviamente, magari elencando gli ingredienti del piatto. Invece Fazio e Saviano hanno deciso di parlare dell'Italia che viviamo, dell'attualità spinosa che non riesce a trovare la giusta attenzione sullo schermo televisivo.

Una scelta coraggiosa, prima di tutto perché si è partiti dal presupposto che sarebbe stato un flop o un programma dal successo discreto e pressoché insignificante. Coraggiosa anche perché i due conduttori si espongono, senza timori, su problemi scottanti: dall'etica alla politica, dalla corruzione alla morale. E ritengo che sia stato proprio il coraggio di esporsi ad avere premiato il programma.

Ora, al contrario della mia opinione, si ritiene che il format televisivo "inventato" da Saviano (questo è un falso storico: chi non ricorda il rock-lento di Celentano?) potrà essere replicato nel futuro, come se l'idea della lista in sé sia sufficiente a giustificare l'interesse che la trasmissione ha suscitato. Questo perché si ritiene che sia facile redigere una lista, probabilmente. Lo fanno tutti, in questi giorni, è un gioco divertente in fondo e anch'io non mi sono sottratto a questa prova.

Di certo non si può dire che sia un'invenzione, parlare per liste ed elenchi è possibile, ma ci vuole molta abilità e la semplicità del messaggio è inversamente proporzionale alla difficoltà con cui una lista va redatta.

Ne sono una dimostrazione le liste che ho voluto selezionare per questo post, dove gli autori della sceneggiatura hanno dovuto selezionare le parole chiave e gli ambiti in cui muoversi, riassumendo tutto in un elenco che risultasse chiaro, accattivante, ma non sterile.

La prima lista in assoluto che mi viene in mente è quella di Woody Allen sulle cose per cui vivere. Il film è Manhattan, bianco e nero che veicola il tono della storia. Il protagonista in un momento di sconforto vuole risollevarsi e pensa al perché vale la pena di vivere. E' un messaggio importante quello che Allen vuole dare e lo vuole fare con un elenco che per forza di cose tratta motivi distanti tra loro che delineano i punti chiave di una vita. E' un ottimo esercizio che potrebbe aiutare a capire a cosa siamo più attaccati.

Allen in questa scena parla della Cucina di Sam Woo, del Cinema di Groucho Marx, della scuola svedese e di Marlon Brando, del baseball e del mito di Joe Di Maggio, della Musica, da Mozart a Armstrong, della Letteratura con Flaubert, delle nature morte di Cezanne e conclude col volto di una persona reale, quella a lui più vicino, Tracy. Ma quello che più mi colpisce è che tutto questo è sempre collegato all'emozione, all'affetto e all'arte. Davvero, la frase di Claudio Abbado, "La cultura è come la vita e la vita è bella" la vedo molto bene accostata all'elenco di Woody Allen. I motivi migliori per cui vivere sono la nostra fantasia e le nostre emozioni, quello a cui non vorremmo rinunciare mai.

Ligabue nel suo film Radiofreccia ha girato una scena diventata comunque importante per una certa parte di pubblico. Si parla di Ligabue, di un artista che è molto legato ai giovani e che probabilmente tiene sempre presente qual è il pubblico con cui ha a che fare. In Radiofreccia il protagonista si trova davanti al microfono a dire quello in cui crede. E' un messaggio importante quello che lancia il film, che non a caso fu apprezzato ai tempi anche dalla critica. Perché l'adolescenza è un periodo indubbiamente difficile e a volte uno speaker, un film, un libro possono davvero aiutare a chiarirsi le idee, anche dicendo cose semplici, che a volte rischiano di essere scontate.

Ligabue accosta agli stimoli che può dare la vita, anche le difficoltà che il vivere comporta. La lista dei "credo" di Freccia è semplice, fatta di una quotidianità invadente con cui dovere fare i conti. I motivi positivi sono la musica (Richards, rock'n'roll), il calcio, mentre i motivi per cui lottare sono molti di più: i genitori, il vuoto interiore e la religione, l'affitto, il lavoro, i giudizi della società e la conoscenza di se stessi. Forse non a caso la lista finisce con la parola chiave: l'energia del vivere. Un concetto assolutamente giovanile che risalta nell'elenco perché contrasta la precedente predominanza delle difficoltà. Per l'appunto, un elenco studiato a lungo, evidentemente, e pesato sotto ogni aspetto.

Un altro elenco che il cinema ha consegnato alla Cultura e alle ragioni per cui vale la pena di vivere sono le parole di Gesù nel film "Il vangelo secondo Matteo" di Pasolini. Credo che mai ho sentito così forte il "Verbo" del vangelo. Pasolini permette a Gesù di elencare le parabole, gli esempi, le preghiere, le ragioni in cui credere tempestando lo spettatore per 6 minuti ininterrotti in cui c'è solo Gesù, in primo piano, nelle intemperie, nel tempo che passa e la Parola scarnificata da fronzoli e ideologie. Un elenco assolutamente da vedere. Inizia dai 2:49.

In questa sequenza Pasolini fa "cantare" le parole di Gesù: tutti i principi etici che vengono enunciati hanno un vero e proprio tripudio. Una lista, un elenco, è dato soprattutto dalle parole e questa sequenza più di altre ce lo insegna. Tenere incollato uno spettatore per così tanto tempo di fronte a una serie di messaggi che piovono a cascata è notevole. Credo che in nessun film si trovi un elenco così lungo e isolato da una storia o da un racconto.

Rimango in tema Pasolini citando la lista delle fratture che Giordana fa elencare nel film "Un delitto italiano" nella scena dell'autopsia. Qui le parole sono davvero un elenco di ferite, sevizie e dolore. Perché questa lista funziona? Perché infastidisce, perché in ogni parola sembra di risentire la punizione riservata a chi difende la cultura a spada tratta. Un momento che spinge a profonde riflessioni questa sequenza, forse un po' retorica, ma di sicuro effetto.

Cercando di alleggerire un po' questa analisi sulle liste del cinema, provo ad affrontare il finale di Bianca. La lista delle scarpe funziona perché il punto di vista di Nanni Moretti è talmente insolito da accostare una cosa che sfruttiamo quotidianamente con la personalità degli individui.

La lista di Bianca gioca sull'effetto sorpresa. E' inevitabile che nell'ascoltatore si crei l'aspettativa e la curiosità: per ogni scarpa nominata ci si chiede quale significato gli darà il protagonista. Un'attenta analisi che vuole spingersi oltre l'apparenza di un banale oggetto che non può essere solo tale, ma che entrato in rapporto con l'individuo ne è diventato parte. La frase "Ogni scarpa una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo" che introduce la lista ne esplicita subito il contenuto rendendo fin dall'inizio chiaro lo scopo allo spettatore che così sarà concentrato più sull'abilità dell'autore nel sostenere la propria tesi che non nel messaggio finale.

Il cinema, come ho detto sopra, si è avvalso spesso del format "lista". Nelle liste ci si trova di tutto, dalla musica alla vita. E molte liste sono entrate nel nostro immaginario con un'incredibile forza.

Forse la lista più famosa del cinema è l'insegnamento delle note in The sound of music, Tutti insieme appassionatamente.

La bellissima lista mischia il nome delle note a concetti semplici, lineari. Il messaggio raggiunge con semplicità il suo obiettivo e difficilmente viene scordato. Questo è il successo di Do Re Mi e anche qui, quasi come in un acrostico, l'abilità di chi ha redatto il testo non è tanto nel trovare delle immagini, ma anche parole semplici. Complice la musica, la lista diventa una filastrocca vera e propria.

Ricordo un caso in cui il cinema ha poi usato la lista delle immagini. Ogni giorno, in Ricomincio da capo, il protagonista rivive e rivede sempre le stesse cose. Un elenco preciso di fatti di cui il cinema si serve sfruttando appieno il proprio linguaggio, quello per immagini.

Concludo questa analisi sulle liste del cinema chiudendo il cerchio e tornando a Woody Allen. La lista di Amore e guerra fatta di concatenazioni infinite è spassosissima e non va assolutamente persa:

Se non è possibile prevedere, oggi, quanto resterà del programma televisivo che ha sovvertito le regole della comunicazione usando uno strumento semplice, ma molto complicato, come quello dell'elenco, va detto che il cinema ha già dimostrato ampiamento che le liste sono uno strumento di comunicazione molto efficace, che possono essere conservate nelle persone per non essere più dimenticate.

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