Tanto tra un paio d'ore tutti coloro che credono di sapere di cinema, parlando a vanvera, saranno a chiedersi se era giusto che l'Orso d'Oro andasse ai fratelli Taviani con Cesare deve morire, se l'omaggio al cinema muto di Tabu è nettamente superiore a quella pagliacciata di The Artist, se la Germania deve ancora espiare le colpe del comunismo orientale degli anni Settanta con il rigore estetico e gli intellettualismi di forma di Barbara, se un regista canadese può raccontare la barbarie delle guerre etniche africane come in Rebelle.
Tanto in Italia il cinema a tematica omosessuale ce lo filiamo in pochi. Da noi, capaci di scandalizzarci ancora per colpa del bacio di un coglione dato a Morandi durante una buffonata televisiva, capaci di avere ex ministri che biascicano su cosa introdurre o espellere dal nostro corpo, capaci di sostenere che Brokeback Mountain sia l'ennesimo film di froci da trasmettere ultracensurato, certi retaggi faticano ad andar via. Mica puoi immaginare un festival internazionale del cinema con una sezione parallela dedicata alle tematiche queer... Ce lo vedete voi a Roma Muller, sponsorizzato da Alemanno, annunciare che l'Arcobaleno d'oro va al titolo XXX per la straordinaria normalità con cui affronta una storia d'amore gay? Oppure Barbera, da Venezia, osannare la scelta del regista YWK di sfidare le convenzioni dell'Islam con un documentario sulle lesbiche in Burundi? E chi fermerebbe i rigurgiti del Papa che veste Prada o dei suoi fedeli?
Aprite ad esempio i quotidiani di oggi. Alzi la mano chi trova notizia in Italia sulla consegna dei Teddy Award. Eppure la cerimonia è stata ieri sera alle 18... Eppure in giuria c'era il critico italiano Alessandro Rais, direttore del Sicilia Queer Film Festival... Eppure i film che hanno vinto partecipano anche alle sezioni principali del Festival di Berlino 2012...
Chiacchere a parte, forse è giusto lasciare la parola ai film che hanno vinto, alle loro trame, alla loro attenzione ai diritti della comunità lgbt e alla loro ricerca di normalizzazione. Normale, ironico, sperimentale, surreale e grottesco, il cinema queer regala a chi ha voglia di far ricerche impossibili per il web piccoli capolavori che, purtroppo, non hanno mai abbastanza luci accese.
MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO:
MIGLIOR DOCUMENTARIO:
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO:
Loxoro (2012)
di Claudia Llosa con Belissa Andia, Ariana Wésember, Pilar Gonzales
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA:
PREMIO DEL PUBBLICO:
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