Eccomi di nuovo qua, nella sala del vecchio cinema-teatro che è stata la sede della prima conferenza del Circolo Providence. La stessa aria carica di ricordi che aleggia sui presenti, lo stesso ambiente che mantiene una dignità traballante pur avendo conosciuto, decisamente, tempi migliori.
Sono passati alcuni mesi ma il Circolo, dopo la buona accoglienza riservata alla mia conferenza sui rapporti tra Lovecraft ed il cinema, ha deciso di organizzare altri incontri dedicati a quegli scrittori del fantastico e della letteratura di genere che hanno acceso la fantasia di lettori in tutto il mondo fino ad ispirare pellicole che cercavano di dare forma ai loro mondi fantastici.
L'incontro di questa sera (una fredda serata invernale, l'ideale per il tema che affronteremo), speriamo non l'ultimo, è dedicato a uno scrittore che di H. P. Lovecraft fu amico di carteggio e le cui opere godettero di grandissima stima da parte del Solitario di Providence. Robert Ervin Howard
Introduzione
“La barbarie è lo stato naturale dell'umanità........la civiltà è innaturale. E' un capriccio delle circostanze.” (R.E.Howard, tratto da Oltre Il Fiume Nero)
Buona sera a tutti, questa sera parleremo di un uomo che nella sua, purtroppo, breve esistenza ha regalato al mondo della letteratura fantastica, ma vorrei dire ai lettori in generale, alcuni dei personaggi più affascinanti che siano mai apparsi sulla pagina.
Robert Ervin Howard nacque in un paesino del Texas nel gennaio del 1906, figlio di un medico, Isaac, uomo autoritario e collerico, e di una donna, la signora Esther Jane, che soffocò il figlio con affetto eccessivo e deleterio.
L'unica donna con cui Robert ebbe una relazione , Novalyne Price, venne sempre osteggiata dalla madre dello scrittore; cosa questa che la stessa Price ha raccontato in un libro, One who walked alone (Colui che camminava da solo), da lei pubblicato a cinquant'anni dalla morte dello scrittore e basato sui propri ricordi personali (e di cui torneremo a parlare più avanti, quando esamineremo i rapporti tra Howard ed il cinema).
Vincent D'Onofrio nel ruolo di Robert Ervin Howard (da: Il Mondo Intero)
Dunque da questi pochi cenni è facile capire come l'infanzia del nostro scrittore presenti ben più di un punto di similitudine con quella di Lovecraft.
Ma c'è un altro narratore che presenta molti tratti comuni con il nostro protagonista, uno scrittore che senza mai viaggiare per il mondo (esattamente come il texano, che mai si allontanò dalla cerchia dei paesini che attorniavano la sua residenza) seppe però raccontare con grandissima abilità avventure appassionanti in paesi lontani. Quel grande scrittore è il nostro Emilio Salgari.
Ma torniamo nel Texas, a Cross Plains, dove il dottor Isaac Howard, stimato medico, si era trasferito con la famiglia. Qui il giovane Robert cresce in solitudine leggendo moltissimo e creandosi quella passione per la storia che lo porterà a creare mondi immaginari ambientati in ere remote.
Pubblica giovanissimo il suo primo racconto: è il 1925 quando la rivista Weird Tales dà spazio al suo esordio “Spear and fang”. Nel 1928 compare, sulla stessa rivista, il primo racconto dedicato a uno dei suoi personaggi simbolo (il migliore secondo il giudizio di H.P.Lovecraft): Solomon Kane, lo spadaccino puritano.
L'anno dopo è la volta dell'esodio di Kull di Valusia, considerato da molti critici come una sorta di lavoro preparatorio a quello che è il personaggio simbolo del pantheon howardiano e cioè Conan il Cimmero. Per l'apparizione del barbaro e futuro Re di Aquilonia bisogna attendere il 1932 con The Phoenix on the Sword (La Fenice sulla Lama).
Conan non è solo il personaggio più rappresentativo dell'universo fantastico elaborato da Howard, ma anche l'alter-ego stesso della scrittore.Che, come sappiamo dalle testimonianze di coloro che lo conobbero, aveva un aspetto fisico possente, più consono a un pugile che a un uomo di lettere, frutto anche della pratica sportiva che Howard praticò fin da giovane al fine di irrobustirsi e probabilmente difendersi dalle prepotenze che una persona introversa e sensibile, quale lui era, dovette subire in età scolare.
Chiediamo scusa all'uditorio se poniamo l'attenzione su questo solo personaggio tra quelli creati dalla fantasia di Howard trascurandone altri di sicuro interesse e meritevoli di attenzione (abbiamo già citato Solomon Kane e Kull, ricordiamo brevemente anche Bran Mak Morn, il capo dei Pitti impegnato a lottare contro i Romani, James Allison che si trova a ricordare avventure vissute in vite precedenti, e Kirby Buckner, avventuriero di New Orleans), ma Conan non comportò per il nostro scrittore solo la creazione di un personaggio e di una storia, ma di un mondo intero, concepito in maniera talmente dettagliata da rendere necessario esplicarlo in un saggio, The Hyborian Age.
Con questo personaggio nasce di fatto quella branchia della letteratura fantastica denominata heroic fantasy o anche sword & sorcery.
Sono state fatte molte riflessioni su quello che ci poteva essere alla base di un personaggio così particolare, un barbaro in perenne lotta con il resto dell'umanità, sempre pronto a mettere a mettere a repentaglio la propria vita con una facilità consona solo a un folle.
Conan non è un personaggio positivo, un “buono”, è uno spietato che lotta per se stesso e non certo per fini nobilmente superiori. Eppure è un personaggio”limpido” incapace di intrighi e di bassezze, pronto ad aiutare chi ha bisogno del suo aiuto senza guardare a un tornaconto personale.
Il fatto che venga scacciato dalla sua tribù in seguito a una faida potrebbe essere letto come un desiderio di indipendenza da una famiglia oppressiva da cui non ci si può allontanare se non come atto di ripudio della famiglia stessa.
Si può azzardare inoltre anche una lettura sociale: Howard scrive le avventure di Conan ad inizio degli anni trenta, l'epoca delle depressione, in cui la classe media americana si trovò pesantemente impoverita. Difficile non vedere in qualche collegamento tra questi avvenimento e l'avversione che Conan (e lo scrittore attraverso lui) provano per gli intrighi e i sotterfugi della cosiddetta civiltà, a vantaggio di un modus vivendi più diretto e più sincero come quello “barbaro”.
Nel 1935 comincia il periodo più cupo della vita di Howard: la madre si ammala gravemente e lo scrittore l'assiste fino alla fine avvenuta il 12 giugno 1936. Il giorno precedente Howard, distrutto dal dolore nel vedere la madre in coma irreversibile, si era suicidato.
Ci lasciò così a soli trent'anni un uomo la cui poderosa fantasia ha avuto davvero pochi eguali al mondo.
Il mondo di Howard ed il cinema
I mondi immaginari come quelli creati da R.E.Howard sembravano fatti apposta per ispirare pellicola di avventure fantastiche. Eppure ci vorranno molti anni perché i cineasti lo riscoprano.
Grande merito quindi va dato a John Milius che nel1981 decide di portare sul grande schermo le avventure del personaggio più rappresentativo dell'universo howardiano.
Conan il barbaro (Conan the Barbarian, 1981) basato su una sceneggiatura scritta dallo stesso regista e da Oliver Stone, non parte da una storia originale di Howard bensì elabora una serie di spunti provenienti da vari racconti che hanno come protagonista il Cimmero.
La stessa scelta di proporre come villain il personaggio di Thulsa Doom, che dal punto di vista letterario non fa parte del mondo di Conan bensì di quello di Kull di Valusia, appare come un elemento di differenziazione rispetto all'opera di Howard, pur rispettandone in toto lo spirito.
Nella creazione del personaggio per il grande schermo bisogna tenere conto del fatto che oltre alle opere originali vi furono altri due elementi di ispirazione.
Da una parte il lavoro di grandissima classe dell'illustratore Frank Frazetta che a metà degli anni sessanta disegnò le copertine per i romanzi di Howard con una bravura tale da avere influenzato le vendite dei libri e di conseguenza aver favorito la conoscenza dell'opera di Howard, dall'altra il successo che ebbero le serie fumetti della Marvel.
Acquistate come seconda scelta dalla celebre casa americana di comics (la prima scelta era caduta sul personaggio Thongar di Lemuria di Lin Carter, ma per la cessione dei diritti era stata chiesta una cifra troppo onerosa), le storie di Conan comiciarono a essere pubblicate nel 1970, ottimamente disegnate da Barry Windsor-Smith su sceneggiatura di Roy Thomas, ma comiciarono ad avere uno strepitoso successo (fino ad insidiare il primato storico dell'Uomo Ragno) qualche anno più tardi quando ad occuparsi del prodotto furono John Buscema e Neal Adams (sempre con Thomas come scrittore).
Comunque sia, il Conan di Milius ebbe un notevolissimo successo, anche grazie all'interpretazione di Arnold Scharwzenegger, talmente ben calato nei panni del barbaro da sembrare uscito direttamente dalle pagine di Howard.
Il successo del film, come detto sopra, fu tale da volerne fare un seguito, Conan il Distruttore (Conan the Destroyer, 1984), alla cui stesura venne chiamato a collaborare il sopra citato Roy Thomas assieme ad un altro uomo Marvel, Gerry Conway.
Diretto da Richard Fleischer a seguito del rifiuto di Milius di impegnarsi in un sequel, Conan il Distruttore appare decisamente inferiore al suo predecessore, anche se riuscì ad ottenere un buon successo al botteghino.
Come conseguenza dell'evidente interesse che il pubblico mostrava per il genere si decise di proporre sul grande schermo un altro film basato su una figura dell'universo howardiano e cioè Red Sonja (Red Sonja, 1985). Si tratta in realtà di un personaggio derivante dal Conan a fumetti della Marvel, poiché di una Sonja la Rossa letteraria si ha notizie solo in un racconto sì di Howard, ma non afferente al ciclo di Conan.
Comunque questo film, da noi conosciuto come Yado (dal nome del personaggio interpretato da Scharwzenegger), diretto sempre da Fleischer, dimostra che il filone è ormai alla frutta e si rivela una pellicola mediocre, affetta a tratti da una comicità involontaria.
Bisogna attendere più di dieci anni per vedere una pellicola ispirata ad Howard, Kull il Conquistatore(Kull the Conqueror, 1997), diretto da John Nicolella.
Nato dalle ceneri del terzo film su Conan (che avrebbe dovuto intitolarsi Conan il Conquistatore), la pellicola non si fa certo notare per qualità artistiche e alla fine si ha l'impressione di avere una brutta copia del Conan di John Milius.
Detto rapidamente dell'ultimo Conan, quello in versione 3D intepretato da Jason Momoa (Conan the Barbarian, 2011) su cui mi astengo dal fare commenti, passo a parlare del, a mio avviso, meritevole d'attenzione: Solomon Kane (Solomon Kane, 2009).
Diretto da Michael J. Bassett, pur non essendo del tutto riuscito e pur presentando ben più di un difetto, dimostra di avere una qualità decisamente superiore a quelli degli altri film tratti da Robert E. Howard (fatta eccezione per la pellicola di Milius).
Va dato atto a James Purefoy di rendere una buona intepretazione nei panni dello spadaccino puritano risultando molto simile al Solomon Kane come era stato narrato da Howard.
Insomma una pellicola tutto sommato dignitosa.
In chiusura è doveroso citare anche il film Il Mondo Intero (The Whole Wide World, 1996), diretto da Dan Ireland e basato sul libro che Novalyne Price Ellis dedicò alla sua relazione con lo scrittore (interpretato da Vincent D'Onofrio, mentre Renée Zellweger è Novalyne). Una pellicola sicuramente meritevole per l'omaggio al grande Howard.
Conclusioni
Da quanto sopra narrato risulta chiaramente un fatto. E cioé che nessun regista è stato finora in grado di portare sullo schermo l'immaginario di Howard in maniera potente così come invece è riuscito, giusto per non fare paragoni ingombranti, a Peter Jackson con il mondo di Tolkien.
Non c'è riuscito neanche John Milius; il suo Conan ancorché ben realizzato denuncia pienamente la mediazione cui il personaggio del barbaro è stato sottoposto da interventi estranei all'autore originale e particolarmente dai fumetti.
L'era Hyboriana rappresenta in realtà un serbatoio meraviglioso per avventure fantastiche che se trovassero una mano adeguata nel portarle sul grande schermo regalerebbero agli spettatori visioni straordinarie.
Così come Il Signore degli Anelli ha trovato il suo mediatore tra libro e pellicola, non disperiamo che prima o poi qualcosa di simile avvenga anche per Robert Ervin Howard.
Sarebbe la giusta ricompensa a chi, con la sua inventiva, ha saputo regalare avventure straordinarie ai suoi lettori.
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