Perchè Sì: Impossibilitato a formare una famiglia stabile, quanto ad aspirare ad una qualsiasi normalità, Ferrari di Michael Mann sfreccia verso un orizzonte indefinito ed indecifrabile. Aggirandosi tra i fantasmi del passato, del presente e del futuro, la morte incombe in ogni singola inquadratura. Alla fine rimane un uomo alienato ed ossessionato dal proprio nome e dalle auto da lui create.
CARMINE MARZANO
Perchè No: Nessuna introspezione psicologica (laddove Michael Mann è sempre stato un maestro dell’intimismo), nessun fremito visuale (laddove Mann è sempre stato uno sperimentatore inesausto sull’immagine), ma il peggio è altro: l’ombroso Ferrari di Adam Driver attraversa il film in assenza di contrappesi di sceneggiatura che provino ad arginare la bastardaggine e il maschilismo incarnati dal personaggio (e la riduzione del femminile a surrogato di vetture da corsa rottamabili senza scrupolo). Mann è annebbiato da una senescenza artistica priva di orizzonti, dove rimbalzano confusamente frammenti della sua poetica ormai svuotati di senso.
SIMONE TREVISIOL