E come ogni fine/inizio anno mi trovo a fare il bilancio dei film che ho gustato nei dodici mesi precedenti alla data di "giudizio". Ricco è stato l'anno trascorso di visioni che hanno ampliato la mia cultura e placato (almeno sempre e solo in parte) la mia sete di cinema. Vi propongo l'elenco de I MAGNIFICI SETTE.
Con Giancarlo Giannini, Fernando Rey, Elena Fiore, Shirley Stoler
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La pellicola della Wertmüller è bellissima nella sua semplicità.Spiazza per il modo crudo e intenso con cui descrive i campi di concentramento soprattutto per la maniera improvvisa e inaspettata con cui si presentano durante la narrazione. È un saliscendi di emozioni contrastanti che continuano a frullarti in testa e nello stomaco anche dopo la visione.
Spielberg trasforma una paura illogica in un trauma concreto e viscerale. È straordinario come la pellicola sia capace di coinvolgere lo spettatore dall’inizio alla fine. Più la storia va avanti, ripetendosi sempre uguale a sé stessa (a ripensarci guardiamo continuamente la stessa scena che si ripete all’infinito, solo da angolazioni, prospettive diverse) eppure capace di terrorizzare.
Con Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Riccardo Salvino
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Lina Wertmüller ha fatto della satira estrema, oltre misura, il suo marchio di fabbrica. In questa, che può essere definita una delle sue pellicole migliori, sembra non avere filtri né mezze misure. Si scaglia con ogni mezzo possibile contro i borghesi e il loro becero snobbismo; lo fa in modo concreto attraverso la figura di Gennarino incapace di sottostare ai comandi degli oziosi “padroni”, che mugugna improperi, neanche troppo silenziosi, ad ogni ordine.
Con Lamberto Maggiorani, Enzo Staiola, Lianella Carell, Elena Altieri, Gino Saltamerenda
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De Sica, che stava ancora riprendendosi dall’insuccesso di Sciuscià, cercava un soggetto semplice che potesse conquistare il pubblico. Una storia che raccontasse il popolo e, a suo modo, anche banale, come può esserlo la disperazione di un uomo a cui viene rubata una bicicletta. Dopotutto a chi interessa veramente? Eppure Vittorio De Sica, con il suo modo di raccontarla, utilizzando il rapporto tra padre e figlio come filo conduttore che, soprattutto nel finale, si carica di significato ed emozione.
Usufruendo di un bianco e nero netto e pulito, privo di effetti speciali e caratterizzato da interpretazioni posate, quasi plastiche, il punto di forza della pellicola di Milestone sta sicuramente nella brillante messa in scena; con il giusto utilizzo di inquadrature montate ad arte, il regista è capace di trasmetterci tutta la crudeltà dei campi di battaglia, le angosce delle trincee e la sofferenza umana che trasmuta i volti dei giovani tedeschi inesorabilmente.
Il sorpasso rappresenta sì un’epoca ma ciò che racconta è attuale e rispecchia anche i tempi che viviamo ecco perché diventa così facile immedesimarsi nei protagonisti, nella loro voglia di vivere sempre a cento all’ora ma anche nella consapevolezza che l’imprevisto, il dramma, è comunque sempre dietro l’angolo e il fatalismo diventa il protagonista assoluto di un capolavoro immenso.
Fuga da Alcatraz diretto da Don Siegel non si compone di scene eclatanti ne utilizza effetti speciali memorabili ma possiede una sceneggiatura quasi perfetta che ha la capacità di tenere lo spettatore incollato allo schermo per tutta la durata del film, senza che questi distolga mai l’attenzione.
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