Approdat'al traguardo dei 30 anni, ho deciso di proporre anche qui una lista dei Film che preferisco in assoluto, aggiungendo anche un breve commento (più avanti però). Ne approfitto anche per annunciare che, molto probabilmente, metterò un freno alle mie maratone filmografiche e alle playlist omaggio nei compleanni a "cifra tonda" di Autori e Autrici che stimo più o meno profondamente: la mia speranza è optare per un approccio più libero alle retrospettive, così magari da tornare a quegli articoli corposi di un tempo.
Detto ciò, ecco la mia lista personale di Super Cult, ordinata cronologicamente dall'ultima mia revisione alla prima (e in aggiornamento), fatta eccezione per IZO di Miike Takashi in quanto "ufficialmente" è il Film che preferisco in assoluto.
Con Mikkî Kâchisu, Ken'ichi Endou, Daisaku Akino, Chisato Amate
IZO
È probabilmente (se non sicuramente) una delle Opere più significative di Miike, una sorta di Manifesto Artistico. Un Film che molto difficilmente può piacere a tutti e a tutte, anzi: se si ha lo stomaco debole, si tollerano poco le trame non lineari, si prediligono film unitari, si prova repulsione per la Follia anche (o soprattutto) se Artistica, si cerca solo l'intrattenimento, e in più si mal digerisce il Cinema giapponese, specialmente se sanguinoso e/o 'autoriale' (e qui è entrambi), è quasi impossibile amare IZO. Può non piacere anche a chi adora i Film sanguinosi, come altri Film del Regista, perché qui si va anche oltre... Però sono sicuro che nessuno/a può vedere IZO e restarne indifferente: o lo si ama o lo si odia, ma dubito possa non restare impresso. Per me, un Capolavoro assoluto, una di quelle Opere per cui sono pronto a passare per una persona fan cogliona paragonandola a Citizen Kane di Welles, a 2001: A Space Odyssey di Kubrick e ad altri Capisaldi del Cinema.
In piena epoca reaganiana-bushista Carpenter realizza They Live, probabilmente il suo Film più Politico, adottando ancora una volta il Genere e il suo personale Stile classico per contestare una deriva sociale sempre più opprimente e desolante. I vari giochi di inquadrature, di soggettive, di primi piani eccetera servono ad arricchire le Immagini di indizi narrativi ma anche di spunti di riflessione, facendo entrare sempre di più l'Individuo Spettatore negli Occhi(ali) del Protagonista, con una Metafora tanto semplice quanto pesante e sovversiva. Carpenter colpisce alla radice la base stessa di tutta quella gigantesca messa in scena che è il sogno americano, ovvero la democrazia capitalista: un sistema dove la libertà non esiste, sostituita da desideri indotti e inutili, dove l'Individuo viene represso (e soppresso) e assimilato al gigantesco meccanismo del sistema. Un Classico che merita di essere studiato, soprattutto da chi indossa la scritta OBEY ignorandone l'Origine Artistica.
Con Masanobu Ando, Tadanobu Asano, Renji Ishibashi, Shunsuke Kubozuka
46億年の恋
Ispirato a un romanzo di Ato Masaki (aka i fratelli Ikki Kajiwara e Hisao Maki) e sceneggiato da Masa Nakamura, 46-okunen no koi (let. Tutto l'amore di 4600 milioni di anni) è, a parer mio, uno dei Capolavori più significativi, personali e intimi di Miike Takashi, un'autentica Opera d'Arte che richiama moltissimo la struttura del Teatro restando però fortemente ancorato all'Arte Cinematografica, grazie in particolare a un Montaggio decisamente non lineare ma tutt'altro che casuale.
Un Mosaico composto da piccole Tragedie Umane che si intersecano tra di loro, in una Spirale dove ogni Dolore causato e subito si lega al Dolore altrui, come un Ciclo infinito di azioni ripetute, enfatizzato da varie ripetizioni significative. Il Cast è superlativo, le Scenografie mozzano il fiato, il Montaggio è labirinticamente volto a spronare l'Individuo Spettatore a indagare dentro di sé, la Fotografia è visivamente pittorica, le Musiche penetrano intimamente e la Messa in Scena di Miike è lirica.
Con Morjana Alaoui, Mylène Jampanoï, Catherine Bégin, Robert Toupin, Patricia Tulasne
MARTYRS
Scritto e diretto da Pascal Laugier, Martyrs ottiene subito una grossa attenzione di pubblico e critica facendo discutere sulla propria natura. Lasciato maturare per anni nella mia lista d'attesa di opere cinematografiche da vedere, la Pellicola si è rivelata qualcosa di molto diverso da ciò che mi aspettavo ma questo, lungi dal deludermi, ha soddisfatto pienamente il mio animo portandomi a riguardarlo 9 giorni dopo, per poi rivederlo ancora altre volte, una purtroppo anche doppiata. Di quest'Opera adoro l'intensità drammatica, i profondi spunti di riflessione suscitati (sulla Morte, sulla violenza come strumento di potere, sul sottile confine tra religiosità e materialismo e la loro declinazione fanatica...) nonché la sua estetica sospesa tra il para-documentarismo della prima parte e il misticismo del finale. Un Cast in grandissima forma e una Colonna sonora intrigante rafforzano il tutto portandomi a considerare Martyrs uno dei Capolavori (soggettivi?) che più amo riguardare.
Con Marilyn Burns, Allen Danzinger, Paul A. Partain, William Vail, Teri McMinn, Edwin Neal
THE TEXAS CHAIN SAW MASSACRE
Classico dell'Horror anni '70, The Texas Chain Saw Massacre è il Capolavoro di Tobe Hooper. Già alla prima visione avevo adorato quelle Inquadrature insistite dell'Occhio shockato di Burns. Rivedendolo più volte negli ultimi anni (anche in sala!), ho apprezzato moltissimo il modo in cui la mdp segue Teri McNinn da sotto l'altalena quando si avvia verso casa, o le messe a fuoco graduali della luna, e così via. Avverto moltissimo, ad ogni visione, un certo spirito New Hollywoodiano, soprattutto nel Montaggio ardito e sperimentale e nella patina grezza ma ricercata della Fotografia. Intrigante la Colonna Sonora (curata dal Regista Hooper insieme a Wayne Bell), fondata soprattutto su rumori angosciosi, e molto valido il Cast, specialmente la Famiglia di pazzi cannibali. Un Capolavoro del Cinema di Genere e non solo, ispiratore di moltissime altre Pellicole future e, seppure (forse) inconsapevolmente, spietato ritratto della violenza statunitense nel periodo della guerra in Vietnam.
Scritto e diretto da Jonathan Glazer ispirandosi vagamente all'omonimo romanzo di Martin Amis, The Zone of Interest inizia il suo sviluppo già nel 2014. Fin dal suo debutto a Cannes, dove vince il Grand Prix e altri premi, viene accolto calorosamente dalla critica e ottiene inoltre il premio oscar per miglior film internazionale. Nutrivo buone aspettative nei confronti di questo Film, ma la visione ha superato la mia immaginazione: con uno stile estremamente minimale, dalla recitazione ai movimenti di macchina passando per la colonna sonora, l'Opera mette in scena l'orrore dei campi di concentramento nazisti rappresentando la vita, quasi idilliaca, della famiglia del comandante in carica, creando un disturbante contrasto con il genocidio sistematico tenuto fuori campo. Forse un Capolavoro e uno dei migliori Film degli ultimi anni, nonché uno dei miei preferiti. L'attacco subito dal regista per il suo discorso agli oscar, comunque, dimostra che non abbiamo capito niente dalla Storia.
Opera che ha lanciato definitivamente la carriera registica di Lanthimos, Kynodontas ha già parecchi dei caratteri che caratterizzeranno le sue Opere future. L'ambientazione casalinga mette in luce il Disagio di un microcosmo autoritario in cui le parole vengono riplasmate e la sessualità imposta (al figlio maschio): questa distopia famigliare è, di fatto, il riflesso del totalitarismo del sistema capitalistico in cui autoritarismo (mascherato) e propaganda hanno un ruolo essenziale, insieme a un mantenimento dello spirito patriarcale. Si respira un'atmosfera surrealista dove la fattibilità di certe situazioni ai limiti dell'Assurdo rende ancora più irreale e inquietante il tutto. Minimalista nella colonna sonora e nella messa in scena, con una violenza rappresentata con freddezza senza enfatizzazioni ma paradossalmente proprio per questo particolarmente disturbante, Kynodontas costruisce un feroce ritratto dell'istituzione famigliare borghese. Un Capolavoro da rivedere spesso.
Esordio ufficiale alla Regia di un Lungometraggio per Quentin Tarantino, qui anche sceneggiatore e interprete, Reservoir Dogs lancia l'Autore nel panorama indipendente hollywoodiano in cui poi si imporrà con Pulp Fiction. L'Opera si apre con una Sequenza di dialogo entrata nella Storia del Cinema, che viene resa brillantemente utilizzando movimenti di macchina circolari, cambiando continuamente la linea di campo per evitare scavalcamenti rendendo inoltre dinamica una sequenza altrimenti statica: rifiutando di mostrare la rapina per concentrarsi sulle conseguenze (in tempo reale?) e gli antefatti (in flashback), il proseguimento conferma tale impostazione di action senza azione. Un piccolo Capolavoro decisamente post-moderno pullulato da Personaggi al contempo sopra le righe e reali, tutti con un personale bagaglio etico ma senza scadere mai in giudizi manichei. Un Cast straordinario, un Montaggio precisissimo e una Colonna sonora grandiosa completano questa Pellicola da studiare.
Nel 1996 David Cronenberg porta in sala la trasposizione del controverso Romanzo Crash di J.G. Ballard, vincendo un premio speciale della giuria a Cannes (non consegnato dal presidente dell'edizione, Francis Ford Coppola) ma generando soprattutto fortissime controversie per i suoi contenuti. Il Film segna la definitiva proiezione nel Futuro dell'Evoluzione stilistica del Maestro canadese: si abbandonano le mutazioni organiche per mettere in scena l'esposizione 'naturale' del Corpo scoprendone e, soprattutto, storpiandone la carne nell'Intimo, facendo però tesoro dell'Esperienza Horror. L'apparente realismo (soprattutto se confrontato, superficialmente, alla componente 'di Genere' dei precedenti Lavori dell'Autore) viene caricato ed esasperato con tale estremismo visivo da rivelarsi surreale, mentre in senso opposto tutta la Pellicola è pervasa da un profondo Senso di Vuoto, specchio della consapevolezza del Vuoto esistenziale che incombe sui Personaggi. Il mio Cronenberg preferito!
Partendo nelle intenzioni come B-Movie destinato all'intrattenimento Horror, The Evil Dead di Sam Raimi rivoluzionò il Genere grazie a un lavoro di sperimentazione audio-visiva: le soggettive dondolanti dell'Entità Malefica hanno fatto scuola e ritorneranno spesso sia nelle successive Opere del Regista sia nelle altre produzioni legate alla Saga. Anche il Sonoro è curato e costruito in funzione della Paura psicologica, rendendo onnipresenti le profonde voci sovrannaturali che infestano l'Atmosfera della baita. Straordinaria la parte finale, dove il Disagio psicologico di Ash viene accentuato attraverso l'uso di inquadrature sghembe, e indimenticabile l'Epilogo aperto al Male. Il cast è efficace, specialmente il mitico Bruce Campbell che con Ash Williams diventa una delle Icone più amate del Cinema Splatter. Le imperfezioni tecniche non mancano ma non danneggiano minimamente il Film, anzi, lo rendono più personale, più corporeo. Un Capolavoro che invoglia a buttarsi nel Cinema!
Wes Craven, avendo ormai raggiunto una decisa maturità stilistica dopo una decina d'anni di carriera (in cui già aveva realizzato cult), costruisce con A Nightmare on Elm Street uno dei massimi Classici dell'Horror moderno. Sotto l'apparente disimpegno del teen-slasher il Film propone un'Indagine inquietante del Sogno mettendo in scena il proprio percorso tematico tramite una sorta di concretizzazione dell'Incubo: il Sogno sembra reale, anche se suggerito da diversi indizi (soprattutto sonori), e noi individui spettatori, come la Protagonista Nancy, scivoliamo dentro il Dominio onirico di Fred Krueger il quale, interpretato magnificamente da Robert Englund, per me incarna la pericolosità e le inside del mondo adulto per chi attraversa il periodo di passaggio dall'infanzia alla maturità. A Nightmare on Elm Street, tra le Opere che riguardo più spesso, merita tutta la Popolarità e il Rispetto di cui gode e andrebbe studiato con grande attenzione da chi ama l'Arte cinematografica.
Intenzionato a trasporre sul grande schermo il Racconto The Forbidden di Clive Barker (contenuto nel 5° volume dei suoi Books of Blood), nel 1992 Bernard Rose scrive e dirige Candyman. Il Film riprende la struttura narrativa della Fonte spostandola però a Chicago, aggiungendo una sottotrama romantica (ma non esasperata) e amplificando i possibili spunti di riflessione sociale, in particolare sul razzismo e le disparità sociali. Il tutto è trattato, come anche nel Racconto, senza una manichea divisione tra bene e male, continuamente e liricamente mescolati e intrecciati. Si avverte una situazione di Staticità, ma questo per me rafforza l'aurea di Contemplazione estatica ricercata dalla messa in scena, dalle interpretazioni del cast e dalle ipnotiche Musiche di Philip Glass. Forse ci sono punti deboli, ma anche per questo continuo a considerarlo un Capolavoro, tra i miei preferiti, un'Opera d'Autore che riprende il Genere per romperne gli schemi e costruire qualcosa di Artistico.
Dall'omonimo Romanzo di Ryû Murakami, Audition di Takashi Miike ha rivoluzionato l'Horror contemporaneo, assieme ad altri Film orientali di Genere. L'Opera parte con un'atmosfera molto posata da film sentimentale, insinuando però fin da subito un lato inquietante nella Protagonista, per poi virare verso l'Orrore psicologico da circa metà pellicola, riportando particolari "nascosti" nella parte precedente dove si rivelavano gli abusi subiti nell'infanzia da Asami (nel Libro invece questi racconti erano narrati linearmente). Il Tempo qui pare non esistere, nel suo rimescolarsi e riassemblarsi decostruisce e incastra la Realtà con l'Inconscio, così che alla fine, che giunge inaspettata, non possiamo dire di sapere con certezza cosa sia realmente accaduto e perché. La Regia di Miike è stupenda: con una messa in scena minimalista ma d'effetto, Miike rende innaturale la normalità, senza chissà quali effetti speciali. Per me uno dei molteplici Capolavori di Miike, oltre che dell'Horror.
The Wicker Man, Cult britannico ispiratore di diverse altre Opere cinematografiche e non, fino a pochissimo tempo fa era vergognosamente inedito in italia (dove invece giunse puntuale il remake): questo forse per non indispettire qualche bigotto, visto che il Film distrugge la spocchia moralista del cristianesimo intransigente, ma anche il culto Pagano di Summerisle ha le sue ombre e potrebbe non essere così libertario. Le Musiche di Paul Giovanni sono estremamente coinvolgenti e le Immagini visivamente straordinarie, la messa in scena di Robin Hardy è brillante e il Cast è magnifico con Christopher Lee eccellente nel suo Ruolo prediletto. Un Film profondamente complesso, che rivolge Domande intime spronando l'Individuo a mettersi continuamente in Dubbio, in Discussione, grazie a uno Stile Visivo e Sonoro di straordinario Impatto. Esistono almeno 3 Cut ufficiali: quelli veramente imperdibili sono il (1°) Director's Cut e il Final Cut, ma anche il Theatrical è interessante. Capolavoro!
Da un'idea di Dan O'Bannon, poi rielaborata da altri sceneggiatori e infine diretto da Ridley Scott, nonostante un'accoglienza critica inizialmente mista Alien ottiene un ottimo successo diventando un Classico della Fantascienza moderna. Uno dei primissimi Horror da me visti volontariamente, il Film è per me il migliore in assoluto della Saga di Alien, un autentico Capolavoro della Storia del Cinema: stilisticamente il Film propone un'Atmosfera d'Inquietudine sottile in grado di rapire ogni volta l'Individuo spettatore, aiutata dalle Musiche di Goldsmith e dal Look iconico della Creatura, nata dalla mente di Giger. Apparentemente Alien sembra interessarsi unicamente all'Intrattenimento di Genere, ma secondo me si possono trovare spunti di riflessione, forse involontari, sulla Paura e sull'Erotismo (evocato dalle forme falliche dell'Intruso e dalla sua vita riproduttiva). Un'Opera potentissima che riguardo sempre molto volentieri e che da sempre ispira le mie Idee sul Cinema.
Diretto da Edgar Wright e da lui sceneggiato insieme all'attore (protagonista) Simon Pegg partendo da idee che entrambi avevano maturato nella loro serie televisiva Spaced, Shaun of the Dead ottiene subito un buon successo commerciale e un certo apprezzamento critico, diventando negli anni un autentico Cult e aprendo la pista alla cosiddetta Three Flavours Cornetto Trilogy. Fin dalla primissima visione mi colpì molto favorevolmente per il modo in cui al contempo prende in giro e omaggia il Cinema zombiesco inaugurato da George A. Romero e con gli anni, le revisioni e l'evoluzione del mio pensiero sia cinefilo sia politico non ho potuto non rafforzare l'amore per questa brillante Satira sociale in chiave zombie, forse l'unico (o quasi) esempio di zombie movie post-2000 che critica la società capitalista come faceva appunto Romero. Per me un Capolavoro impreziosito da un'estetica geniale, con piani-sequenza grandiosi, montaggio superbo, scelte musicali azzeccate e cast eccellente!
Psycho, ispirato all'omonimo (ottimo) Romanzo di Robert Bloch, nasce come progetto a basso budget per Alfred Hitchcock, il quale si affida al bianco e nero e alla crew della sua serie televisiva. È assai arduo parlare di un'Opera assoluta come questa, analizzata e sviscerata migliaia di volte da critica e persone cinefile, ispiratrice di numerosi Film e Autori tra cui diversi sequel (uno più prequel in realtà) e una serie. Il brusco cambiamento di tono (e Protagonista) a metà pellicola, le rottura con convenzioni moralistiche della vecchia hollywood (soprattutto sul Sesso, ma anche sul cesso), la controversa psicologia di Norman Bates, la giustamente iconica Scena nella Doccia, l'Epilogo: tutte scene entrate nella Storia del Cinema e della Cultura popolare. Interessante, sul piano tematico, è l'uso frequente della bugia da parte dei Personaggi 'positivi', come anche la sottile messa in discussione dei dogmi etici della società. Insomma, un Capolavoro da studiare e rivedere più volte.
Citizen Kane è notoriamente una Pietra Miliare nella Storia del Cinema: se si ama, studia e/o si lavora in quest'Arte non è assolutamente possibile ignorare l'Esordio ufficiale di Orson Welles. Per lo stesso motivo diventa quasi imbarazzante provare a parlare di quest'Opera, perché si finirebbe a ripetere le stesse osservazioni già dette (e meglio) da altre persone. Io mi limiterò a rinnovare la mia ammirazione per una Pellicola e un Regista che, in larghissimo anticipo, sfidarono le regole produttive di Hollywood proponendo, oltre a numerose ardite sperimentazioni stilistiche (uso insistito delle profondità di campo, inquadrature dal basso che innalzano il Protagonista, giochi di luci e ombre, narrazione spezzettata...), un ritratto desolante e tragico del Potere, in particolare mediatico. Un Film "troppo" coraggioso, che nonostante gli oscar (di cui uno solo vinto da Welles, per la sceneggiatura, ma più per 'omaggiare' Mankiewicz) non garantì all'Autore un posto caldo a Hollywood.
Da un'idea espansa nel tempo (pare che il primo germe sia nato durante l'infanzia), Videodrome è diventato uno dei Film Simbolo della Poetica Cronenberghiana, per certi versi il Manifesto del cosiddetto Body Horror. Il Film apre molteplici riflessioni su vari Temi, in particolare la contestazione dell'iper-televisività sociale, la possibile illusorietà della realtà, la Dipendenza da emozioni più che da sostanze. Sul piano Stilistico ritroviamo i caratteri principali della Filmografia del Regista, tra Mutazioni e Fusioni di Corpi e Macchina, uso artistico ed estremamente 'organico' delle Scenografie, sovraesposizione degli Schermi, riduzione al minimo dei virtuosismi tecnici unito a Sperimentazioni suggestive nella Messa in Scena e nelle Scelte sonore, Simboli onnipresenti in ogni ripresa eccetera. Un Capolavoro del Cinema e una delle Vette di Cronenberg, nonché una delle sue Opere da me maggiormente adorate, forse a causa anche della sua Cripticità, Provocatorietà e Problematicità.
Il grande successo di pubblico e critica, pur con esempi di censura (soprattutto in Iran ma anche, in versione "soft", negli usa), del Romanzo a fumetti Persepolis spinge l'Autrice Marjane Satrapi, in collaborazione con Vincent Paronnaud, a realizzarne un lungometraggio: dopo iniziali ritrosie produttive, Satrapi riesce a spuntarla con il formato animato e il Bianco & Nero, ottenendo anche col Film un grandissimo successo di pubblico e critica coronato da vari premi, ma anche da polemiche da parte del governo iraniano. Il modo in cui Satrapi intreccia, tanto nel Fumetto quanto nel Film, gli elementi autobiografici-esistenziali con i discorsi politici anti-patriarcali (e, in generale, anti-autoritari) sublimandoli attraverso un'estetica visiva dall'impatto altamente poetico non poteva non conquistarmi visceralmente. Rafforzato da un immaginario simbolico, a volte anche giocoso, questo Capolavoro animato è entrato in brevissimo tempo nella Lista dei Film che preferisco in assoluto!
Già nel 1987 George Miller pensa di costruire un quarto Mad Max come un inseguimento continuo, sul finire del XX secolo ha pronta una trama e nei primi anni del nuovo millennio sembra pronto per concretizzarla, ma vari problemi impediscono ciò. Dopo successivi nuovi tentativi, finalmente nel 2012 iniziano le riprese, con Tom Hardy al posto di Mel Gibson nei panni di Max e Charlize Theron in quelli di Furiosa: la lavorazione è lunga e travagliata, ma alla fine nel 2015 Mad Max: Fury Road esce nelle sale cinematografiche ottenendo un grande successo di pubblico e critica. Adorato visceralmente alla prima visione, il mio apprezzamento si è consolidato ad ogni revisione, anche nella versione in Bianco & Nero: Miller riesce a fondere egregiamente un'Estetica visiva e sonora genuinamente epica con tematiche sociali intelligenti (ambiente, patriarcato, autorità) e Personaggi a dir poco notevoli. Per me questo è il Capitolo migliore della Saga e uno dei miei Film preferiti in assoluto!
Scritto dagli sceneggiatori Scott Alexander e Larry Karaszewski e diretto da Tim Burton (chiamato da Alexander e Karaszewski per produrre e poi salito in cabina di regia dopo l'abbandono di Michael Lehmann), Ed Wood è un flop al botteghino ma viene accolto molto bene dalla critica. Rielaborando la biografia del "regista peggiore di sempre", usando come fonte principale Nightmare of Ecstasy di Rudolph Grey, il Film costruisce un ritratto folle ma benevolo del Protagonista collocandolo nella schiera di "freaks" amati dall'Autore di Edward Scissorhands, il tutto mettendo in scena il dietro le quinte del mondo cinematografico, altro aspetto che non può non colpirmi molto, e in più il Bianco & Nero, oltre a conquistarmi di per sé, dà la giusta atmosfera da vecchio Horror alle vicende narrate. Un Capolavoro che non mi stancherei di guardare e che inserisco nella lista dei Film che più amo, anche perché ad ogni visione stimola fortemente la mia brama di fare Cinema, anche se brutto.
Scritto da Darren Aronofsky, a quanto pare in 5 giorni mentre pensava di lavorare ad un progetto per l'infanzia, e da lui anche diretto, fin dal suo debutto a Venezia mother! spacca in due la critica, che più o meno universalmente riconosce meriti tecnici e recitativi ma in buona parte si 'incazza' per i contenuti e le simbologie, e non ottiene una bella accoglienza di pubblico.
Fin dalla prima visione mi parve un'Opera artistica magnifica spingendomi ad accumulare in tempi relativamente brevi un buon numero di revisioni, questo grazie anche ai numerosi spunti di riflessione presenti, dalla reinterpretazione della Genesi alle tematiche ambientaliste, dal potenziale distruttivo dell'atto creativo (artistico) ai ruoli di genere. Il Gusto surrealista ed esasperato della messa in scena unito al tono instabile dato dall'utilizzo della macchina a mano (e delle soggettive) e all'intensità emotiva espressa dal Cast rafforzano la qualità estetica di questo che è uno dei miei Film preferiti!
Con Lori Cardillo, Terry Alexander, Joseph Pilato, Jarlath Conroy
DAY OF THE DEAD
Romero ritorna un'altra volta sulla sua Saga of the Dead. Nonostante il ridimensionamento delle intenzioni originarie da parte della produzione, Day of the Dead è probabilmente il Film più politicamente incazzato di George A. Romero, dove il suo Discorso raggiunge toni di un pessimismo esasperato, seppure paradossalmente l'epilogo sia apparentemente uno dei più ottimisti della sua Filmografia. Più volte nel Film si sottolinea la Sconfitta dei Vivi, ridotti ad un minuscolo gruppetto rinchiuso in un bunker isolato da eventuali superstiti esterni. Per quanto opprimente sia il confronto tra Umani e Zombie, l'Atmosfera che domina le relazioni umane è ancora più negativa: la mancanza di comunicazione tra le varie parti provoca una conflittualità quotidiana, i militari impongono un ordine autoritario minacciando la repressione fisica di ogni voce critica, ma il mondo scientifico non pare meno folle nel suo delirio di onnipotenza. Un altro grande Capolavoro: forse il mio Romero preferito.
Nel 2017 Yorgos Lanthimos ritorna a dirigere Colin Farrell con The Killing of a Sacred Deer, anche questo ben accolto dalla critica. La Poetica realisticamente surreale dell'Autore greco si rinnova e rinsalda grazie ad un approccio che riecheggia in parte Kubrick senza però scopiazzarlo, mescolando uno spunto da Horror psicologico ad un'Atmosfera da Tragedia greca (come ispirazione viene indicata Īphigéneia en Aulídi di Euripides). Inoltre, l'Autore spoglia il Quotidiano famigliare borghese rivelandone, tramite l'intrusione di un Estraneo, le ipocrisie e le crudeltà, maturando in sé stessa la propria progressiva e lacerante (Auto)Distruzione, con una lotta interna alla sopravvivenza su cui incombe lo spettro di un'autorità patriarcale. Tutto questo appoggiandosi ad Immagini magnificamente fotografate, ad un Cast che punta su interpretazioni minimaliste (ma tutt'altro che inespressive) e ad una Colonna sonora sempre azzeccatissima. Per me un altro Capolavoro del Regista greco.
Con Andrew Robinson, Clare Higgins, Ashley Laurence, Sean Chapman
In streaming su Timvision
HELLRAISER
Tratto dal suo romanzo The Hellbound Heart, Hellraiser è il Debutto alla regia di un lungometraggio per il grande Scrittore Clive Barker e, alla sua uscita, ottiene un buon successo generando in seguito parecchi sequel, sempre più distaccati dallo Spirito originario. Forse non privo di imperfezioni e con un finale che magari chiude troppo rapidamente e tradizionalmente l'Orrore, Hellraiser è un Capolavoro imperdibile dell'Horror ottantiniano. Un Film in cui la Poetica barkeriana, pur con qualche contenimento, ha modo di esprimere visivamente la sua Estetica sadomasochista e la sua Etica refrattaria a banali manicheismi. La magnifica Colonna sonora di Christopher Young, l'ottimo Montaggio di Richard Marden (e non accreditato Tony Randel), la stupenda Fotografia di Robin Vidgeon, il grandioso Cast, gli straordinari Effetti speciali e tutto il reparto tecnico contribuiscono a rafforzare la Visione, narrativa e figurativa, di Barker ottenendo un'autentica Opera d'Arte, da studiare.
Secondo Film tratto dalla saga letteraria di Thomas Harris sullo psichiatra cannibale Hannibal Lecter, The Silence of the Lambs di Jonathan Demme ottiene subito un enorme successo di pubblico e critica, guadagnando 5 oscar e diventando un Caposaldo del Cinema dagli anni '90 ad oggi. Visto da ragazzin (non ricordo se alle superiori o già alle medie), l'Opera mi colpì subito notevolmente e con gli anni la mia adorazione per essa si è rafforzata, portandomi inoltre a diventare quasi fan della saga di Lecter. Oltre alle intense interpretazioni del Cast, il Film è sorretto da un'estetica visiva eccellente, dominata da riflessi, soggettive e un'attenta costruzione di indizi e suspense, il tutto accompagnato da una Colonna sonora memorabile del cronenberghiano Howard Shore. Intriganti i contenuti, sicuramente problematici ma complessi nella scrittura e stimolanti dubbi esistenziali e psicologici affascinanti. Un Capolavoro da studiare con attenzione e che rivedrei in continuazione.
Meraviglioso Capitolo Finale della Trilogia della Vendetta di Park Chan-wook: anche in Chinjeolhan geumjassi la Vendetta è un'Azione estremamente complessa in cui intervengono fattori umani che rendono arduo stabilire la bontà o meno delle persone coinvolte. Geum-ja, la Protagonista, non è una vera innocente in quanto ha contribuito all'impunità dell'assassino e successivamente ha maturato un carattere manipolatore. Non sono innocenti neanche i genitori dei bambini uccisi e anche il poliziotto ha la colpa di aver lasciato andare il vero infanticida pur intuendo l'"innocenza" della Protagonista. Forse nemmeno i bambini, come Jenny (la figlia di Geum-ja) sono completamene innocenti. Mr. Baek, ovvero il rapitore, è però sicuramente il "colpevole principale", soprattutto perché è lui che costringe la Protagonista e gli altri a sporcare la propria innocenza. Un Gioiellino, con Immagini, Musiche, Interpretazioni e scelte di Montaggio straordinarie: forse un Capolavoro come Oldboy!
Con Catriona MacColl, David Warbeck, Sarah Keller, Antoine Saint John, Veronica Lazar
...E TU VIVRAI NEL TERRORE! L'ALDILÀ
Secondo capitolo della Trilogia della Morte, ...e tu vivrai nel Terrore! L'Aldilà è uno dei miei Cult prediletti in assoluto, visto e rivisto più volte. Ogni Visione mi lascia sempre avvolto nei Dubbi ma questi, per me, sono un qualcosa da apprezzare perché spalancano la Mente alla Auto-Indagine e alla Curiosità, aiutandomi inoltre a trovare sempre elementi intriganti da 'leggere'. Innegabili, comunque, le doti tecniche del Regista, il quale riesce ad ottenere dei magnifici effetti ottici. Riguardo alla Sgradevolezza audio-visiva, è secondo me evidente che questa Spiacevolezza risponda ad una precisa Coerenza Stilistica con il Gusto del Terrorista dei Generi, così come anche la presenza di Temi portanti nella sua Filmografia come la Morte e la Perdita della Ragione. Un Capolavoro dell'Imperfezione, ma appunto è nell'Imperfezione che si può trovare l'Individualità dell'Arte, non nell'asetticità impeccabile e studiata a tavolino, tipica invece del prodotto seriale fatto a macchina.
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