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Kim Jee-woon
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Kim Jee-woon

Oggi Kim Jee-woon compie 60 anni e quindi anche per lui, oltre a spararmi una delle mie solite maratone, ho pensato di dedicare una playlist-omaggio. A causa di numerosi impegni, però, stavolta non ho avuto tempo ed energie per costruire una retrospettiva approfondita, neanche nell'introduzione, quindi intanto propongo una sorta di bozza che spero un giorno di rinforzare, anche perché come Autore Kim Jee-woon ha sempre esercitato un certo fascino su di me e, personalmente, lo ritengo tra i Registi coreani (e non solo) più brillanti attualmente in circolazione, non meno talentuoso di Bong Joon-ho o Park Chan-wook, per citare i due suoi colleghi connazionali più noti. 

Playlist film

조용한 가족

 

Avendo vinto un premio per la sceneggiatura di Choyonghan kajok (tradotto correttamente con The Quiet Family), Kim Jee-woon alla fine riesce a trasporla per il Cinema debuttando così anche alla regia: il film vince alcuni premi e ispira alcuni remake (tra cui il magnifico Katakuri-ke no kôfuku di Miike Takashi), lanciando così la carriera del Regista coreano e contribuendo all'ascesa di attori come Choi Min-sik e Song Kang-ho.
Personalmente ritengo quest'opera meno geniale del remake miikeano (e non lo dico solo da fan di Miike), perché si nota una certa acerbità registica da parte di Kim e la colonna sonora, per quanto intrigante, è forse un po' troppo sbilanciata su scelte occidentali. Si tratta, però, di una black comedy molto avvincente e divertente, con una giusta dose di cattiveria e la presenza di un sottotesto abbastanza critico verso la società, più folle e spietata (tra avidi ricconi fratricidi e stupratori) della schizzata famiglia protagonista.
Lo consiglio molto.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

반칙왕

 

Secondo lungometraggio diretto (e sceneggiato) dal coreano Kim Jee-woon, come il precedente Choyonghan kajok anche Banchikwang vira in una commedia quasi surreale e grottesca un genere 'serio', questa volta il cinema sportivo, filone solitamente ricolmo di trovatine strappalacrime e retorica 'self-made-man' e qui dissacrato partendo da una disciplina molto statunitense e spettacolosa come il wrestling, in cui il protagonista (un già grandioso Kang-ho Song) cerca una via di salvezza dalla costante umiliazione lavorativa e relazionale.
In alcuni momenti, sia alla prima sia (in misura minore) alla seconda visione, mi è parso andare sottotono, cadendo talvolta in un immaginario 'maschiocentrico' e quasi perdendo qualche pezzo qua e là, ma nel complesso la trovo una commedia divertente, specialmente nelle sequenze sul ring in cui troviamo anche chicche tecniche tra cui un brillante uso della slow motion, al contempo mitizzante e dissacrante (e senza abusarne).
Non imperdibile ma buono.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

커밍 아웃

 

Nel 2000 Kim Jee-woon realizza, come parte di un progetto di tre cortometraggi da girare in digitale e distribuire online, Coming Out: il film ottiene una buona accoglienza critica passando anche in qualche festival.
Il titolo evoca, chiaramente, tematiche LGBTQIA+, anche se potrebbe sembrare ambigua la sua vera natura dopo il colpo di scena in cui si rivela come il coming out del titolo riguardi in realtà il vampirismo: si tratta solo di un gioco sul significato dell'espressione per poi limitarsi a una commedia para-horror con qualche momento erotico, oppure si vuole usare il vampirismo per parlare metaforicamente della solitudine e della paura di esporsi da parte di chi non rientra nella sedicente "normalità" cisetero patriarcale? Personalmente credo che, pur forse con qualche goffaggine qua e là, il film di Kim Jee-woon vada nella seconda direzione raggiungendo un buon risultato, grazie anche a un'auto-ironia intelligente e a un utilizzo brillante del mockumentary.
Consigliato.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

MEMORIES

 

Nel 2002 Kim Jee-woon partecipa al film antologico Sam gang (Three) scrivendo e dirigendo il segmento Memories.
Rispetto al successivo Sam gang 2, anch'esso film antologico in 3 episodi ma diretti da Fruit Chan, Park Chan-wook e Miike Takashi, questo primo "capitolo", in usa (e altrove) distribuito dopo il "sequel", lo ricordo molto meno incisivo, e questo segmento di Kim Jee-woon non faceva eccezione nella mia memoria. Riguardandolo confermo una certa acerbità rispetto a quel che faranno i colleghi nel film successivo, ma mi è parso anche molto intrigante nella graduale e "duplice" risoluzione dell'enigma, nella costruzione sperimentale del montaggio e nei contenuti a mio avviso critici verso il patriarcato e la sua forma di dominio più spietato (il femminicidio).
Molto interessante: spero di rivederlo altre volte.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

장화, 홍련

 

Ispirato a una fiaba tradizionale coreana, Janghwa, Hongryeon, di cui esiste un mediocre remake usa, è probabilmente l'Opera che ha iniziato a lanciare Kim Jee-woon.
Da una premessa horror sovrannaturale la Pellicola vira sulla Tragedia psicologica e la Rielaborazione del lutto.
Le Scenografie sono magnifiche e la Fotografia, nelle inquadrature, nei Movimenti di macchina e nell'Illuminazione, ne amplifica l'Aurea inquietante. Il Montaggio è sapiente nella costruzione della Tensione e del Ritmo, oltre che nell'inserimento dei flashback (spesso ripetuti con varianti più o meno percettibili) e degli spezzoni onirici. Il Sonoro e le Musiche sono in linea con l'Animo dell'Opera e il Cast è straordinario nella delineazione di Personaggi in continua e inarrestabile ridefinizione.
Dopo le revisioni (purtroppo avvenute in momenti di stanchezza mia) degli ultimi anni confermo che per me si tratta di un piccolo(?) Capolavoro, sicuramente un Gioiellino artistico da studiare con attenzione.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

달콤한 인생

 

Scritto e diretto (secondo imdb insieme a Jung Doo Hong, ma credo sia un errore, una svista con il coreografo delle lotte) da Kim Jee-woon al suo quarto lungometraggio, Dalkomhan insaeng (letteralmente La dolce vita) viene accolto molto bene dalla critica.
Visto da me intanto solo nel director's cut (solo mezzo minuto più lungo del theatrical ma con significativi cambiamenti interni), narrativamente troviamo tutti i topoi orientali del Genere di appartenenza ma Kim assorbe tutte queste caratteristiche nella sua Personalità, sospesa tra Occidente e Oriente, avvolgendo il tutto nella Malinconia e proponendo scelte visive superbe, sia nelle Inquadrature sia nel Montaggio, spesso improntato a sottolineare il pensiero del Personaggio principale. Ottima l'idea di tenere l'Amore per la ragazza come una sorta di mera ispirazione per Sun-woo, senza che questo sentimento venga ricambiato, e magnifico il Finale dolcemente amaro.
Un Gioiellino che, rivedendolo, oserei definire un Capolavoro.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

좋은 놈, 나쁜 놈, 이상한 놈

 

Western orientale (o Eastern?) ambientato nella Manciuria del 1939, durante l'occupazione giapponese, co-prodotto, co-scritto e diretto da Kim Jee-woon, ormai consacrato grazie a Opere come Janghwa, Hongryeon e Dalkomhan insaeng.
Ispirato palesemente a Sergio Leone fin dal Titolo (chiaro riferimento a Il Buono, il Brutto, il Cattivo), l'omaggio continua nella trama e in diverse soluzioni visive, richiamando anche altre Opere dell'Autore romano. Kim però non si limita a citare la forma degli Spaghetti Western ma adopera gli stilemi del Genere, oltre che per mettere in scena Immagini di notevole impatto (le scene d'azione sono a dir poco magnifiche, come l'esagerato inseguimento finale, il successivo Triello o il grandioso attacco iniziale al treno), anche per parlare della Storia della Corea, di Individui "fuori dal Mondo" e di Tematiche come l'avidità e la Morte.
Un Cast straordinario e delle Musiche eccellenti rafforzano la Qualità artistica di un autentico Gioiellino.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

악마를 보았다

 

Scritto e diretto da Kim Jee-woon, Ang-ma-reul bo-at-da (a quanto pare tradotto fedelmente in inglese con 'I Saw the Devil') è un thriller incentrato sulla vendetta e quindi, in pieno spirito 'coreano', ciò comporta un intreccio alquanto intrigato con derive da tragedia classica e parecchia presa male.
Al di là di questi miei deliri, 'I Saw the Devil' è a mio avviso un'opera brillante in cui l'intensità, quasi horror, di certi momenti 'di Genere' si alterna all'approfondimento psicologico di personaggi e situazioni, stimolando anche interessanti riflessioni (sulla violenza, sulla vendetta, volendo anche su questioni di genere) senza però intaccare minimamente l'intrattenimento, come praticamente sempre accade con il Cinema di Kim Jee-woon.
Stupisce, vista la relativa popolarità del filone 'korean revenge movie', il suo essere ancora inedito da noi, se escludiamo una proiezione speciale al Torino Film Festival, ma son soddisfatt di averlo fatto scoprire a una decina di persone.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

THE LAST STAND

 

Da una sceneggiatura di Andrew Knauer il produttore Lorenzo di Bonaventura e lo studio Lionsgate affidano il progetto The Last Stand al Regista coreano Kim Jee-woon e, dopo aver preso inizialmente in considerazione Neeson, come protagonista viene scelto Arnold Schwarzenegger che, così, ritorna a recitare in un film a dieci anni di distanza dal terzo Terminator (nel mentre era stato governatore californiano): il film viene accolto mediamente dalla critica e incassa pochino, e col tempo il suo ricordo si è via via affievolito.
Visto sul finire di giugno (2022) insieme a un amico e in condizioni di stanchezza, l'ho trovato troppo vicino agli action holywoodiani più o meno nostalgici (e più o meno reazionari nell'etica proposta, con auto-difesa iper-armata del territorio e villain anti-empatici) per ritenerla tra le migliori opere del Cineasta coreano. Il film però riesce comunque ad avere una sua personalità unica con un pizzico di western auto-ironico e un gran cast di supporto.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

밀정

 

Finanziato dalla Warner Bros., Mil-jeong del Regista Kim Jee-woon (che mette mano anche sullo script), come Joheunnom nabbeunnom isanghannom, parla ancora dell'occupazione giapponese in Corea, questa volta negli anni '20, usando un Genere (thriller spionistico) per affrontare Tematiche esistenziali e sociali, dai Dilemmi interiori tra dovere/opportunismo e sentimenti/senso di giustizia personale all'Identità e le sue sfumature (personale, ideale, nazionale...).
Aiutato da una messa in scena sublime, da movimenti di macchina fluidi in cui l'Azione, invece di bombardare il pubblico con immagini confuse, è gustabile in tutte le sue scenografie, un montaggio impeccabile unito a scelte musicali eccellenti (il Bolero sull'esplosione pre-finale è inserito con un senso del ritmo straordinario) e un Cast tutto intimamente in parte esprimendo ogni piccola increspatura caratteriale dei vari Personaggi, Mil-jeong è un altro Gioiellino di un Kim Jee-woon sempre più maturo.
Da rivedere.

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