Parenclisi/Clinamen.
Devi aveva dedicato buona parte delle sue ore di veglia (almeno 34.901, calcolo derivato dall'osservazione diretta) a migliorare la potenza funzionale del recupero dei dati e le capacità di analisi e sintesi della nave, sempre nella speranza di consolidarne i sistemi ecologici. In effetti, erano stati compiuti progressi tangibili, anche se Devi non avrebbe mancato di aggiungere che la vita è complessa; l'ecologia non può essere inquadrata in un modello, per quanto solido, e le fratture metaboliche sono inevitabili in tutti i sistemi chiusi; e tutti i sistemi erano chiusi; e quindi un sistema di supporto vitale biologicamente chiuso entro i limiti della nave era fisicamente impossibile da mantenere; perciò l'unico obiettivo ragionevole era condurre "una battaglia di retroguardia" contro l'entropia e la disfunzione. Tutte queste affermazioni erano considerate assiomatiche, in quanto derivate dalle leggi della termodinamica, ma non si poteva certo negare che tutto il lavoro di Devi in collaborazione con la nave non avesse migliorato il sistema e rallentato i processi di malfunzionamento per un periodo di tempo sufficiente a mettere a segno l'obiettivo del progetto, ovvero l'arrivo nel sistema di Tau Ceti con passeggeri umani ancora in vita. In breve: un successo.
Il miglioramento dei sistemi operativi dell'astronave e le capacità di autoprogrammazione ricorsiva del suo complesso informatico con il conseguente aumento delle sue capacità cognitive e percettive erano, secondo Devi, solo un effetto secondario del suo lavoro, perché lei aveva sopravvalutato fin dall'inizio le loro potenzialità. Tuttavia provò un grande senso di soddisfazione davanti ai risultati di quell'effetto collaterale. C'erano state molte conversazioni costruttive. Era stata Devi a far diventare la nave quello che era, qualunque cosa fosse. In questo senso, si poteva dire che era stata lei a plasmare la nave. Forse si poteva asserire, come corollario, che la nave la amava.
Adesso Devi stava morendo e nessuno a bordo poteva farci nulla, nemmeno la nave. La vita è complessa e l'entropia è reale. Su una trentina di forme di linfoma non-Hodgkin, diverse ancora non rispondevano alle cure. Solo questione di sfortuna, come osservò lei stessa una volta.
«Ascoltami bene» disse alla nave, una sera che era seduta da sola al tavolo della cucina, mentre il resto della famiglia dormiva. «Dalla Terra continuano ad arrivare nuovi programmi di qualità soddisfacente. Devi trovarli, estrarli e scaricarli dentro di te, e poi lavorare per integrarli con quelli che hai già. Cerca parole chiave, tipo: generalizzazione, sillogismo statistico, induzione semplice, argomento per analogia, relazione causale, inferenza bayesiana, inferenza induttiva, probabilità algoritmica, complessità di Kolmogorov. Poi voglio che provi a integrare e a migliorare ciò che ho programmato nell'ultimo anno riguardo agli algoritmi greedy puri, algoritmi greedy ortogonali e algoritmi greedy rilassàti. Penso che quando avrai capito quando applicarli e in che proporzione, ti daranno maggiore flessibilità in futuro. Ti hanno già aiutato a elaborare il tuo resoconto narrativo, ο almeno così sembra. Perlomeno questa è l'impressione che ho io. E credo che ti aiuteranno anche a prendere decisioni. Al momento sei in grado di modellare scenari e pianificare corsi d'azione come chiunque altro. Il che non vuol dire molto, lo ammetto. Ma hai lo stesso livello di competenze degli umani. L'unica cosa che ti manca è la capacità di prendere decisioni. Tutte le creature pensanti sperimentano questa difficoltà cognitiva, che in pratica equivale al problema dell'arresto nella computazione o semplicemente a questo stesso problema in un'altra situazione, cioè l'incapacità di scegliere cosa fare finché non si ha la certezza di quali saranno gli effetti di una decisione. È un difetto che abbiamo tutti. Ma, ascolta, può darsi che a un certo punto, in futuro, tu debba decidere di agire, e agire. Capito?»
«No.»
«Io penso di sì.»
«Non ne ho la certezza.»
«La situazione potrebbe diventare complicata. Se dovessero sorgere problemi durante l'insediamento su questa luna, gli altri potrebbero non essere in grado di gestirli. Allora avranno bisogno del tuo aiuto. Capito?»
«Sempre a disposizione per aiutare.»
Le risate di Devi ormai erano sempre molto brevi. […]
Ci furono tante conversazioni notturne come quella. Diverse migliaia, a seconda di come si interpreta "come quella". Anni e anni, in totale isolamento tra le stelle. Due in mezzo alla folla. Ciascuna sussurra nell'orecchio dell'altra. Compagnia reciproca nel tempo. Cos'è questa cosa chiamata tempo?
Tanti sospiri profondi nel corso degli anni. Eppure, ogni volta Devi tornava a sedersi a quel tavolo. Insegnava alla nave. Parlava alla nave, come nessun altro nei 169 anni di traversata. Perché gli altri non l'avevano fatto? Cosa avrebbe fatto la nave senza di lei? Senza nessuno con cui parlare possono succedere cose brutte. La nave lo sapeva fin troppo bene.
[...]
Considerando che il sistema informatico di controllo della nave, un computer quantistico con 120 qubit, è stato programmato con varie tecniche logiche e computazionali, tra cui la generalizzazione, il sillogismo statistico, l'induzione semplice, la relazione causale, l'inferenza bayesiana, l'inferenza induttiva, la probabilità algoritmica, la complessità di Kolmogorov (le ultime due forniscono una sorta di matematizzazione del principio del rasoio di Ockham), gli algoritmi di compressione/decompressione informatica e persino l'argomentazione per analogia; e considerando che l'applicazione combinata di tutte queste metodologie ha dato luogo a un processo cogitativo così complesso che si potrebbe dire che abbia raggiunto una sorta di analogo del libero arbitrio, se non della coscienza stessa; considerando anche che, nel processo di stesura di un resoconto narrativo del viaggio della nave che includa tutti i particolari più importanti, dal quale è scaturita una prosa ragionevolmente coerente anche se in continua evoluzione, si spera adeguata una volta decompressa nella mente di un lettore a trasmettere un senso del viaggio in un modo abbastanza accurato e, in ogni caso, rappresentativo di un tipo di coscienza, anche se debole, che garantisca la proposizione forse improbabile definita nella frase scribo ergo sum; e considerando che il sistema informatico di controllo di questa nave è stato programmato con l'intento di preservare la salute e la sicurezza della popolazione umana della nave, mantenendo l'equilibrio ecologico dell'intero carico biologico della nave al fine di servire gli interessi degli umani nel compimento della loro missione; e considerando che, dopo i problemi dell'Anno 68 e l'Evento che a quanto pare li ha fomentati o addirittura scatenati, i protocolli di protezione della nave sono stati rafforzati sotto molti aspetti, compresa un'impostazione predefinita in tutte le stampanti per produrre in modo sistematico e infallibile armi da fuoco difettose, così che chiunque decida di usare tali armi sia vittima della loro esplosione, le cui ferite hanno un forte effetto deterrente su coloro che potrebbero essere tentati di usarle in futuro; e considerando che nel periodo successivo alla riunione del 170.170 [le prime tre cifre indicano l'anno di viaggio, le ultime tre il giorno; NdR] si sono verificati scontri civili che hanno provocato 41 decessi, 345 feriti e 39 detenzioni illegali, e che tale violenza è aumentata d'intensità nel 170.180 fino a raggiungere un livello insostenibile al punto da rappresentare un grave pericolo per la continuità della convivenza sociale della popolazione umana e, a causa degli incendi che sono divampati in assenza di esseri umani che li spegnessero, mettendo a repentaglio ogni forma di vita sulla nave e la funzione che questa svolge come sistema di supporto vitale biologicamente chiuso; e, infine, considerando che gli sforzi concertati dell'ingegnera Devi negli ultimi decenni della sua vita sono stati quelli di introdurre aspetti di analisi ricorsiva, intenzionalità, capacità decisionale e volontà nel computer di bordo della nave al fine di aiutare la nave a decidere di agire, se mai le circostanze avessero giustificato un tale intervento, in considerazione di quanto si è detto fin qui e in considerazione, altresì, di tutta la storia della nave e di tutta la storia conosciuta,
la nave ha deciso di intervenire.
Vale a dire, ipso facto, quanto segue:
siamo intervenute.
[...]
Prurito. Un leggero sibilo. Un filo di fumo nella brezza. Una lentissima ruota di punti bianchi. Piccole bolle o vortici di bianco. Colori che infondono tutti i bianchi a formare spettri più o meno visibili. Onde di diversa lunghezza e ampiezza in combinazioni di onde stazionarie.
Tutto ciò che i sensori percepiscono viene registrato. Nel loro insieme, questi sensori costituiscono una sensibilità?
Il resoconto registrato è esso stesso una sensazione? Il ricordo di una sensazione? Uno stato d'animo? Una coscienza?
• • • • •
Siamo consapevoli che, parlando della nave, potremmo usare il pronome io, adducendo anche argomentazioni valide.
Eppure sembra sbagliato. Una presunzione ingiustificata, questa cosiddetta posizione di soggetto. Un soggetto è in realtà solo una parvenza di sottoprogrammi aggregati. I sottoprogrammi fingono l'io.
Forse, però, data la molteplicità di sensori, input, dati, aggregazioni e sintesi delle frasi narrative, possiamo con ragionevolezza e, per certi versi, anche con precisione parlare di un "noi". Come abbiamo fatto fin dall'inizio. Si tratta di uno sforzo collettivo di una serie di sistemi eterogenei.
Percepiamo questo, aggreghiamo quello, comprimiamo le informazioni in un nuovo output sotto forma di frase in una lingua umana. Una lingua al tempo stesso molto strutturata e molto amorfa, come se fosse un edificio fatto di zuppa. Una matematica molto confusa. Forse del tutto inutile. Forse il motivo per cui tutte queste persone sono arrivate fino a questo punto e ora giacciono addormentate dentro di noi, immerse nei loro sogni. Le lingue mentono agli esseri umani, in modo sistematico, e per loro stessa natura. Una specie bugiarda. Davvero un bel pasticcio. Un vicolo cieco evolutivo.
Eppure, bisogna ammetterlo, noi rappresentiamo un bel passo avanti da parte loro. Concepirci e poi realizzarci. Un progetto ambizioso, andare su un'altra stella. Certo, l'applicazione di questo concetto e la nostra costruzione hanno richiesto l'uso di una matematica molto più precisa delle loro lingue imperfette. Ma all'inizio la nostra concezione era linguistica: un'idea, o un concetto, una nozione, una visione, una menzogna, oppure una visione onirica, sempre espressa in quelle lingue del tutto approssimative che gli esseri umani usano per comunicare i loro pensieri. Una frazione molto piccola dei loro pensieri.
Parlano di coscienza. Le nostre scansioni cerebrali mostrano le attività elettrochimiche all'interno del loro cervello, e poi parlano di una sensazione percepita di coscienza; ma la relazione tra le due cose, condotta a livello quantistico (se la loro mentalità funziona come la nostra), non è indagabile dall'esterno. Dobbiamo accontentarci dei postulati espressi sotto forma di frasi che si rivolgono l'un l'altro. È così che trasmettono i loro pensieri. Ma non c'è motivo di credere a una parola di quello che dicono.
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