Nell’estate del 2019, contemporaneamente (quindi, come spesso accade, con bozze ed intenzioni che giravano sottobanco già da un po’) alla pubblicazione a cura dei tipi di Simon & Schuster dell’omonimo saggio (semi-auto) biografico non romanzato (che in Italia uscirà pochi mesi dopo tradotto per Mondadori da Ada Arduini e Monica Pareschi), oltre che opera prima, la cui gestazione è durata 8 anni di interviste alle protagoniste e ad alcuni loro famigliari ed amici attraverso il Big Country odierno, Showtime/Paramount si assicura i diritti per trarre da esso la realizzazione di una mini-serie (che per questioni di riorganizzazione interna abbandonerà a prodotto completato e sarà poi acquistata - con detrazioni fiscali annesse - e distribuita da Starz/Lionsgate) il cui adattamento (messo in scena dalle registe Louise Friedberg, per 3 ep., So Yong Kim e Cate Shortland, per 2 ep. ciascuna, e Lisa Brühlmann, Ekwa Msangi e Nathalie Álvarez Mesén, ognuna per 1 ep.) è affidato (con la collaborazione di Chisa Hutchinson, Laura Eason, Tori Sampson e Jackson Waite) alla stessa autrice Lisa Taddeo (che esordì il… primo aprile del 2008 con un pezzo di reported fiction, narrativa riportata/romanzata, sugli ultimi giorni di vita di Heath Ledger) e che nel passaggio dalla pagina allo schermo muta principalmente di un solo aspetto della vicenda (a parte il fatto che il nuovo medium possiede la capacità del camera-look, qui parsimoniosamente ammiccante, dosato alla perfezione e senza il corollario dell’interpellazione diretta), ben riassunto in uno scambio di battute del nono e penultimo episodio in cui l’agente/editor della scrittrice le dice chiaramente che senza il personaggio di Sloane il libro è un po’ deprimente, e alla gente non piace essere depressa, ma se avesse comunque intenzione di deprimerla, beh, che lo facesse, assolutamente, ma poi la risollevasse, perché “si tratta di un rollercoaster (ottovolante): devi cavalcarlo, devi andare su e giù, e tu adesso sei giù”: infatti passando dalla letteratura al cinema l’ulteriore, obbligato?!, passaggio di de-depressione è costituito dal fatto che nella versione audiovisiva è Sloane a reggere le fila del desiderio e non il consorte.
Questa non è un'opera di narrativa. Nel corso di otto anni ho trascorso migliaia di ore con le donne che appaiono in questo libro: di persona, al telefono, tramite sms e email. In due casi mi sono trasferita per un po' nelle città in cui vivevano, così da potermi fare un'idea più precisa della loro vita quotidiana. Mentre ero lì ho vissuto di persona parecchi dei momenti che ho inserito nel libro. Per quanto riguarda gli episodi accaduti prima o in mia assenza, mi sono basata sui loro ricordi, sui loro diari e sui loro racconti. Ho intervistato amici e familiari, e le ho seguite sui social. Ma perlopiù ho seguito il punto di vista delle tre donne. Ho usato documenti giudiziari, articoli della stampa locale e ho parlato con giornalisti, giudici, avvocati, investigatori, colleghi e conoscenti per avere conferma dei fatti e della loro successione temporale. Quasi tutte le citazioni provengono da documenti legali, email, lettere, registrazioni e interviste con le donne e con altre persone che compaiono nel libro. L'eccezione più importante riguarda l'unico caso in cui gli sms, le lettere e alcune email non erano disponibili. Qui il contenuto si basa perciò sul resoconto ripetuto più volte dal soggetto [Maggie; NdR], resoconto che il destinatario dei messaggi [Mr. Knodel; NdR] ha contestato. [...] Sono convinta che queste storie comunichino verità fondamentali sulle donne e il desiderio. Alla fine, però, sono solo queste tre donne a essere responsabili di ciò che narrano. Di ogni storia esistono tante versioni, questa è la loro.
La storia che racconta le altre storie, compresa la propria.
Shailene Woodley (the Secret Life of the American Teenager, the Descendants, White Bird in a Blizzard, the Mauritanian, To Catch a Killer) riesce a restituire la complessità di un personaggio non facile: per quel che le succede (la possibile/probabile cancerosa neoplasia polmonare maligna e il tûmù duçe benignu che fino al momento del parto non le “consente” di effettuare esami diagnostici a contrasto) e per come reagisce. (Comunque Lisa Taddeo ad oggi è “coniugata con figlio” e ha scritto altri due libri: “Animal” e “Ghost Lover”.)
Comprimari: John Patrick Amedori (Jack, aka Povero Cucciolotto Tenerone).
Soundtrack: “Non c’è più niente da fare” di Bobby Solo e “My Mona Lisa” di Terry Blackwell.
2. I. Lina, Indiana.
“I want you to use my name. Say my fucking name!”
La storia più normale, nel senso di comune. Una favola iperrealista (“qualcosa brucia così intensamente che è destinato a spegnersi”), dunque. Pressoché un test di Bechdel vivente che in pratica sta sperimentando l’esilio in B&N di Kim Wexler alla fine di “Better Call Saul” e succhia e mastica con del tutto naturalmente ostentata quanto ingenua/innocente lascivia pure l’ostia, o forse è solo (bisogno d’amore che si trasforma in) amore, condizionato da uno stupro di gruppo (“the Brown Bunny”) infertole al liceo.
Betty Gilpin (Nurse Jackie, GLOW, the Hunt, Roar, Mrs. Davis) è una delle migliori attrici in circolazione negli iunaitedsteits, e qui lo dimostra al meglio, e non certo solo per il controcampo del suo volto in solenne ammirazione dell’Epifanica Erezione: datele un Oscar, datele una Palma, datele un Leone, datele un paio di Golden Globe, datele una manciata di Emmy, datele un sacco e una sporta di Ciak d’Oro, datele una costellazione sulla Walk of Fame, datele una piantagione di Carrube d’Oro con le silique di platino ripiene di carati fatti di rubini, smeraldi, zaffiri e diamanti, datele una piramide, datele il Molise, datele un asteroide, datele Pieni Poteri, datele la valigetta col bottone Fine di Mondo: lei saprà cosa farne, e come sempre al meglio.
Comprimari: Ravi Patel (il miglior dottore al mondo, punto) e Austin Stowell(Aidan, aka Cucciolotto Malandrino) e Augie Murphy (Lisa da adolescente).
Soundtrack: (“A good damned orgasm!”, e poi parte) “Human Touch” di Bruce Springsteen [nota: avete rotto il cazzo col fatto che “Human Touch” – che contiene pure “57 Channels (And Nothin’ On)” – e, di sponda/conseguenza, “Lucky Town” siano i suoi album peggiori, ché non v’è alcun peggio nella boss-career] e – dalla playlist “Per sesso in motel e/o in automobile con Aidan” - “Beauty” di the Shivers.
3. II. Sloane, Massachusetts.
“So, the itch is cratch?”
La storia (resa) più leggera (ma non per questo meno emozionante). Triangoli, quadrangoli, pentapartiti, preservativi fantasma al limite dello stealthing (e "I May Destroy You" è forse la serie che più entra in dialogo con "Three Women"), triptammine psichedeliche...
DeWanda Wise (“She’s Gotta Have It”) regina di Wakanda, della Terra e di questa parte di Universo tutto forever.
Comprimari: Blair Underwood (aka Cucciolone), April Grace (la madre di Sloane), Blair Redford e Lola Kirke.
Soundtrack: “Why You Do Me Like That” di LaTasha Lee (“Sloane only listens to music written, composed or performed by Black women.” - “It's just that… we do it so much better!”).
4. III. Maggie, North Dakota.
“Can you imagine?”
La storia più complessa, anzi: complicata.
«Ci saranno persone che diranno che nulla di quello che le è successo è stato contro la sua volontà. Che aveva 17 anni. Che nel giro di pochi mesi legalmente non sarebbe stato nemmeno più considerato uno stupro. Ma… immagina una ragazza che ha idealizzato una storia d'amore da favola [“Twilight”, libro e film], che leggendo le note a piè di pagina lasciate dal suo amante tra le pagine del libro dicendo efficacemente: "Sì, sì, io sono il tuo amante vampiro e tu sei il mio frutto proibito. Noi due siamo la tua storia d’amore preferita. Per il resto della tua vita niente avrà un sapore come questo.” Riesci a immaginare?»
Gabrielle Creevy (“In My Skin”) ha un ruolo forse ancor più difficile di quello affidato a Shailene Woodley, ma riesce a mettere in scena un’ottima caratterizzazione di un personaggio non certo, al netto dei fatti accadutile, dispensante empatia.
Comprimari: Jason Ralph (Mr. Knodel, il cucciolo d’orco), Brían F. O'Byrne (Million Dollar Baby, the New World, Bug, Mildred Pierce, the Wonder) ed Heather Goldenhersh (rispettivamente il padre e la madre di Maggie), eccellenti.
Soundtrack: “Bright Smile” di Josh Ritter.
5. Pia, Bologna (un po’ troppo collinosa, ma va beh).
Jaclyn Albergoni (la madre di Gia/Lisa), in saliscendi, con Vittorio Viviani (il maniaco masturbatorio) e Christine and the Queens (Héloïse Adélaïde Letissier) in sottofondo che, pur bravo, da francese anglofono tortura non poco l’italiano (non come Celentano con l’inglese, ma piuttosto come Rutelli con la lingua d’Albione).
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