A prescindere dall'anno di distribuzione, i venti (+ 3, di cui 1 introvabile per esplicita tautologia implicita) titoli (di film, serie e tutto quello che sta in mezzo e oltre i due estremi) migliori (3 Stephen Graham - presente in 2 tra le almeno 5 miniserie e serie antologiche regnounitiche da sballo - e 5 Wes Anderson fra corto e mediometraggi) cui ho assistito e/o dei quali ho scritto su FilmTV.it nel periodo Ottobre-Novembre 2023 (il mese di Dicembre lo accorperò con Gen.-Feb. '24, ché questo è stato un autunno caldo d'opere); più qualche libro, disco (come sempre moltissimi, in questa stagione), eccetera.
• Film & Serie.
- Killers of the Flower Moon (Martin Scorsese & Eric Roth, 2023, USA) - 3 Godfathers (John Ford & Merian C. Cooper & Laurence Stallings & Frank S. Nugent & Winton Hoch, 1948, USA)
- the Virtues (Shane Meadows & Jack Torne, 2019, GBR, miniserie) - Time -2ª stag. (Jimmy McGovern & Helen Black & Andrea Harkin, 2023, GBR, serie antologica) - the Walk-In (Paul Andrew Williams & Jeff Pope & Jo Johnson, 2022, GBR, miniserie)
- Collateral (S.J.Clarkson & David Hare & Elizabeth Binns, 2018, GBR, miniserie) - the Responder (Tony Schumacher & Tim Mielants & Fien Troch & Philip Barantini & Rebecca Ferguson, 2022, GBR, miniserie)
- the Swan (Wes Anderson, 2023, USA, cortometraggio) - Physical -3ª(e ultima) stag. (Annie Weisman e Stephanie Laing, 2023, USA) - Poison (Wes Anderson, 2023, USA, cortometraggio) - Monterossi - 2ª stag. (Roan Johnson & Alessandro Robecchi & Davide Lantieri, 2023, ITA) - the Ratcatcher (Wes Anderson, 2023, USA, cortometraggio)
- Only Murders in the Building - 3ª stag. (John Hoffman & Steve Martin, 2023, USA) - Paranoid (Bill Gallagher & Mark Tonderai & Kenny Gleenan & John Duthie, 2018, GBR, miniserie) - Hotel Chevalier (Wes Anderson, 2007, USA, cortometraggio)
Lo si sa, d'autunno gli album spuntano come le figure di merda in una tipica giornata di Francesco Lollobrigida: a frotte. E infatti ecco, in ordine più o meno sparso, una minima cernita (15 LP) fra le millemila uscite di ottobre-novembre: (Andrea) Appino con "Humanize", un disco pesissimo, da centellinare perché, nel senso buono, abbastanza devastante; IoSonoUnCane (Jacopo Incani) con "Qui Noi Cadiamo Verso il Fondo Gelido", un live di canzoni "vecchie", nuove e inedite, e anche un fottuto capolavoro; i Rolling Stones con "Hackney Diamonds", perché sì; Roger Waters con "the Dark Side of the Moon Redux", perché SÌ; Giorgio Canali & RossoFuoco con "Pericolo Giallo": talmente irriducibilmente contro Dio e gli Uomini che qualche volta sbraca, ma quanto m'è dolce sbracare in questo mare: W Giorgio Canali!; Neil Young con "Before and After": quel che dice il titolo, l'ennesimo di una carriera infinita: nuove reinterpretazioni da un archivio sterminato e al contempo, paradosso-controintuitivamente, un "concept album", un ininterrotto flusso di co(no)sc(i)enza; Sufjan Stevens con "Javelin": la malattia (la sindrome di Guillain-Barré, GBS, una polineuropatia) è venuta dopo, la riabilitazione viaggia di pari passo col disco nei negozi fisici e digitali, la bellezza risuona nell'aria; Beirut con "Hadsel": Zach Condon, una località isolata della Norvegia centrale, un organo da chiesa e tutte quelle albe e tramonti artici; Francesco Guccini con "Canzoni da Osteria": se le precedenti non erano proprio canzoni da intorto, queste in parte si possono davvero definire da osteria, tra Bella Ciao e Jorges Luis Borges: socc'mel!
E poi: Devendra Banhart con "Flying Wig", i Wilco con "Cousin", i Bud Spencer Blues Explosion con “Next Big Niente”, Oneohtrix Point Never (Daniel Lopatin) con “Again”, i Black Pumas con "Chronicles of a Diamond", Alberto Bianco con "Certo che Sto Bene", Nathalie Merchant con "Keep Your Courage" e Andrea Laszlo De Simone con la colonna sonora di “le Règne Animal” (tra “the Lobster” e “Sweet Tooth”). Ed in fine un recupero dall'estate appena trascorsa: Anohni and the Johnsons con "My Back Was a Bridge for You to Cross".
E un'ultima cosetta a proposito di John Wayne, che si sta allargando un po' troppo (calma, figliolo): "Signore e signori: Robert De Niro."
• "the Responder" (2023) di Tony Schumacher (miniserie in 6 ep. diretti da Tim Mielants, Fien Troch e Philip Barantini) con Martin Freeman, Adelayo Adedayo e Ian Hart.
Rescindere la politica dicotomia fra classi sociali così esplicita e didascalica sulla carta è un atto politico prima che tecnico-artistico che rende più universale la storia traslata per il cinema ed eticamente più pervasiva la susseguente morale derivata (tra quel ragazzino e quell'uomo c'è, anche, una madre).
L'architettamento e la realizzazione ur-Lumière del passaggio del treno sono ancestrale kinematos dispensato e dispiegato in purezza meccanica.
• "Paranoid" (2016) di Bill Gallagher (miniserie in 8 ep. diretti da Mark Tonderai, Kenny Gleenan e John Duthie) con Indira Varma, Robert Glenister e Christiane Paul.
Con Isabella Ragonese, Andrea Arcangeli, Clara Ponsot
“Come Pecore in Mezzo ai Lupi”, tutto sommato e soprattutto, riesce nell’intento “secondario” d’intercettare la realtà, e fa pure un po’ paura, nel senso socio-politico più profondo, pervasivo e perturbante del termine, e non è poco.
Con Dominique Sanda, Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Carlo Cerciello, Fabrizio Ferracane
In streaming su Rai Play
It's a Long Way.
“Il Paradiso del Pavone” - un “Parenti Serpenti” con uno schianto, ma addomesticato, senza botto (vale a dire, ovviamente, senza Mario Monicelli) - è soprattutto un film di traiettorie di sguardi.
“No One Will Save You” di Brian Duffield è un world/home/body/mind invasion - caratterizzato da un parossistico coacervo di citazionismo spinto e dotato di una sola linea di dialogo affidata all'ottima come sempre Kaitlyn Dever, qui one woman show - che intrattiene a dovere lo spettatore consapevole e smaliziato.
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